La nostra cittadina è stata un luogo importante nella storia della famiglia svizzera di imprenditori che ha legato il suo nome ad una straordinaria vicenda industriale.
A Mogliano Veneto tutti conoscono la villa in stile mitteleuropeo, oggi hotel, che si erge a fianco la chiesa parrocchiale, molti sanno che è stata residenza estiva dell’imprenditore svizzero Stucky che ha costruito il grande mulino a Venezia, qualcuno conosce magari le tragiche vicende che portarono alla fine dell’impero industriale nato nella seconda metà dell’Ottocento.
Pochi sanno però che il rapporto di questa famiglia con Mogliano va molto più indietro negli anni di quanto si pensi e inizia con il fondatore della dinastia, quell’Hans Stucky che nel 1829 parte sedicenne dalla natia Svizzera per venire in Italia ad imparare il mestiere di mugnaio, mestiere sicuro che dava da mangiare anche in tempo di carestia. Dopo un soggiorno a Milano Hans si trasferisce a Venezia per lavorare nel grande mulino Oexle sorto presso la chiesa di San Girolamo a Cannaregio. Durante le complesse vicende politiche di quegli anni Stucky collabora attivamente con Daniele Manin nella drammatica rivolta anti-austriaca di Venezia del 1848. Un anno prima dell’annessione del Veneto al Regno d’Italia, nel 1865, avviene il primo contatto documentato con la nostra cittadina: Hans si trasferisce a Mogliano Veneto si mette in proprio e affitta due mulini di cui uno sul Dese, a Marocco. Morirà nel 1887.
Nel 1843 a Venezia era intanto nato il suo primogenito Giovanni di cui seguiamo ora i passi fondamentali che lo porteranno a diventare l’industriale più importante della città. A sedici anni, nel 1859, con un solo tallero d’argento in tasca (che non spenderà mai) parte per un viaggio di formazione in Europa lungo sei anni che toccherà Austria, Svizzera, Germania e Ungheria dove apprende il moderno sistema molitorio a cilindri d’acciaio che importerà in Italia. Parla correntemente italiano, veneziano, tedesco e impara anche l’ungherese. Nel 1865 lo troviamo a Mogliano Veneto per collaborare con il padre e diventare poi a sua volta esercente di un molino a Treviso, sul Botteniga in località al Chiodo. Qui conosce Antonietta von Kuperschein orfana di un nobile austriaco e nipote della proprietaria del mulino: si sposano nel 1867, prendono casa a Treviso e da qui inizia l’irresistibile ascesa di Giovanni verso il successo.
“In molte circostanze fece prova di carattere, di perspicacia, di capacità d’imporsi, di mediazione, di determinazione, di pazienza, di coraggio e di ardimento, il tutto condito da simpatia e buon umore, una personalità che suscitava ammirazione e consensi anche per la sua naturale eleganza, pur essendo per l’epoca di altezza fuori misura: più di un metro e novanta di statura. Il suo successo economico fu clamoroso sin dall’inizio e riconosciuto da tutti.”(1) scrive la sua biografa e bis-bis nipote Lavinia Cavalletti.
Nel 1880 si trasferisce a S.Croce 143, Fondamenta dei Tolentini a Venezia e inizia a costruire il primo grande mulino alla Giudecca che sarà inaugurato nel 1884. Ma Mogliano Veneto resta il suo buen retiro tanto che nel 1885 acquista dalla famiglia Dalla Vida una villa settecentesca con giardino e boschetto appartenuta in origine alla nobildonna inglese Lady Giorgia Amalia Seymour. Dopo qualche anno, decide di sostituirla con un edificio in stile austro-ungarico con connotazioni liberty, allora tanto di moda. A dirigere i lavori l’ingegner Alvise Motta. Appassionata di fiori la moglie Antonietta si fa costruire un giardino e delle serre e per l’occasione il grande parco, disegnato tra il 1855 e il 1861 da Antonio Caregaro Negrin, viene ulteriormente allargato annettendo i terreni circostanti fino a raggiungere i dieci ettari.
“La villa diventò la vera casa degli Stucky e il punto di ritrovo per amici e parenti, nonché luogo di relazioni pubbliche di Giovanni prima dell’acquisto (nel 1908) di Palazzo Grassi.”(2)
Mogliano Veneto, dunque, resta dopo Venezia un luogo importante per la famiglia. Qui, ad esempio, una delle tre figlie di Giovanni, Maria, incontra e sposa Ugo Trevisanato, economista, consigliere della Banca d’Italia e Commissario della Camera di Commercio di Venezia che passava l’estate nella sua villa seicentesca di Mogliano, villa Trevisanato appunto (oggi Zoppolato). La parabola di Giovanni Stucky, già da tempo l’uomo più ricco di Venezia, termina bruscamente il 21 maggio 1910 alla stazione ferroviaria quando viene assassinato con un colpo di rasoio da Vincenzo Bruniera, un suo ex dipendente con turbe psichiche.
E qui entra in scena il terzo e ultimo componente di questa saga elvetico-veneziana: Giancarlo Stucky, unico figlio maschio di Giovanni e Antonietta, nato a Venezia nel 1881 che fin da ragazzo si dimostra diverso dal padre, uomo piuttosto pragmatico.
“Lui era uomo raffinato e colto che si interessava d’arte, ma soprattutto mostrava estro nell’escogitare invenzioni, immaginare macchine, motoscafi, aerei; più tardi pianificò e disegnò perfino una avveniristica metropolitana subacquea per Venezia.” (3)
Come tuttiin casa, oltre all’italiano, parla fluentemente tedesco, francese e inglese, cambiando lingua di volta in volta ogni settimana. Giancarlo non si sposerà mai. Amante della musica e del bello, tra i suoi amici più stretti troviamo artisti come Mariano Fortuny che finanzierà in una impresa commerciale. Frequentatori abituali nelle residenze di Venezia e di Mogliano Veneto troviamo inoltre imprenditori come Giuseppe Volpi che nel 1902 aveva comprato Villa Morosini a Marocco e Vittorio Cini.
Alla fine del 1917, dopo Caporetto, Mogliano Veneto viene a trovarsi a ridosso del fronte e in particolare villa Stucky ospita il comando della Terza Armata del Duca d’Aosta che proprio qui elabora i piani difensivi del territorio in caso di invasione. Durante questi mesi difficili Giancarlo, come fa sapere a Monsignor Felice Busan arciprete di Mogliano, stanzia fondi sia per i profughi trasferiti lontano sia per la popolazione rimasta nella cittadina.
Alla fine del conflitto, però, non gli vengono riconosciuti i danni di guerra subiti dalle sue industrie, specialmente a Portogruaro, in quanto ancora cittadino svizzero pur essendo nato a Venezia. Questa richiesta di cittadinanza, fondamentale per ottenere i risarcimenti che gli consentirebbero di ridurre l’esposizione verso le banche si protrae durante tutti gli anni Venti e la crisi economica generale conseguente al crollo di Wall Street del 1929 non aiuta certo le cose. Nel 1933 Giancarlo è costretto alla cessione dei suoi beni ai creditori e tutto il patrimonio accumulato dal padre viene liquidato, compresa la magnifica collezione d’arte e il grande palazzo Grassi sul Canal Grande. Riesce ad ottenere che alla madre Antonietta rimanga l’utilizzo vita natural durante della villa di Mogliano Veneto. Stucky resterà sempre piuttosto inviso al regime fascista e gli “amici” Cini e Volpi, che cinicamente mirano ai resti del suo impero commerciale, gli negano qualsiasi aiuto finanziario.
La vicenda si avvia così verso l’inevitabile epilogo e nel 1941 Giancarlo scrive nel suo testamento:
“Sono l’ultimo degli Stucky nati a Venezia. (…) Seguendo l’esempio paterno ho sempre trasformato il denaro in opere. Il mio patrimonio è sfumato senza mia colpa e senza mio rimpianto. Mi è rincresciuto soltanto di non poter più largamente cerare e donare.”(4)
Il 18 ottobre 1941 viene trovato morto nel suo appartamento in affitto a Venezia, le cause del decesso non vengono rese note e la stampa non ne parla più di tanto anche se circola in città l’ipotesi del suicidio, peraltro mai provata. All’imponente cerimonia funebre a S. Stefano è presente tutta la grande imprenditoria lagunare, compreso Vittorio Cini che imperturbabile regge i cordoni della bara.
Si chiude così la saga dei mugnai Stucky lunga cento anni. Resta la villa, resta il mulino ma soprattutto resta un nome leggendario legato per sempre alla grande storia veneziana e per molti versi anche a quella di Mogliano Veneto.
(1-2-3-4)
Lavinia Cavalletti
LA DINASTIA STUCKY Storia del molino di Venezia e della Famiglia. Da Manin a Mussolini. 1841-1941
Linea Edizioni (PD) 2018
Treviso 22 07 2024 – Grazie di questo importante contributo che ho molto apprezzato…
Mi associo a quanto scritto da Gianni Milanese
Per opportuna conoscenza di chi ci legge anche la famiglia Milanese è stata proprietaria di una Villa a Mogliano.
Si affaccia sul “Terraglio” (tratto da Mogliano al Dese ) di cui, io credo, sarebbe interessante conoscere la storia.
Interessante.