È evidente che c’è qualcosa di nuovo e di inedito. E riguarda in maniera diversa il Veneto e Venezia. Mettiamo insieme un po’ di ragionamenti.

1. La Lega non è più il “partito regione” di una volta. Ha perso appeal ed ha modificato il suo stato genetico.

Per lungo tempo ha tentato di evitare la salvinizzazione comprendendone i rischi e tentando così di rimanere attaccata alla propria storia fatta di parole forti e di politica quieta, di legami evidenti con i mondi imprenditoriali più vicini all’agricoltura e di capacità interpretativa ed esecutiva rispetto ai poteri forti dell’economia in questa regione.

Ma non è bastato.

Alla lunga il Partito Nazione del Segretario della Lega è entrato in rotta di collisione con il pensiero veneto “tutto democristiano” che guidava i vertici leghisti nella nostra regione: quindi Zaia in primis.

E da qui il dato evidente: il tracollo della Lega alle europee.

Se in Italia la spinta concorrenziale verso destra ha dato un qualche risultato nel Veneto non è andata così.

2. Ed il voto a Zaia, alla sua lista che così importante era stato alle regionali dov’è finito?

Non si sa. O meglio non si vede.

Zaia non lo nomina e non lo richiama ma alcuni segni non si possono non cogliere. Il primo lo abbiamo già citato.

Quel voto non è andato alla Lega, anzi. Ha seguito probabilmente le rotte della politica classica cedendosi “in prestito” a chi sembra avere più forza rappresentativa: Fratelli d’Italia.

Ma mi sembra una riflessione monca il fermarsi a quest’assunto. Forse c’è qualcosa di più. Provo ad azzardare.

I poteri forti dell’economia e dell’impresa veneta hanno assistito al crollo della Lega giudicandolo strategico e pensando che è finita un’epoca: quella in cui si poteva delegare ad un uomo e/o ad un partito la sorte dello sviluppo e la capacità di rappresentare le forze produttive.

La sensazione è che la parte più “decisionista” di Confindustria non voglia più dare deleghe in bianco.

E lo fa a partire dalla comunicazione, dai media cartacei e video.  Ma ciò non colpisce solo la Lega.

Colpisce anche lo “Zaiastan”, quel terreno consolidato di politica regionale che appare ora, e per questa ragione, in qualche modo più debole, forse perfino vincibile come le forze del Centro Sinistra hanno fatto ben capire incontrandosi per cominciare a guardare oltre.

Ed allora anche il Veneto diviene contendibile: non è cosa da poco per un ex impero.

3. E la capitale è evidentemente senza governo dopo lo scoppio delle indagini della Magistratura.

Qui la situazione era già pesante ed in una crisi abbastanza leggibile da chi sfugge alla mera propaganda. Sostanzialmente il governo della città annaspava in un dilemma quotidiano tra il dire ed il fare.

“Dire” pubblicamente – ad esempio – che il turismo va governato e dimensionato, da una parte, e “fare” ben poco o nulla (quando non operare addirittura per la sua ulteriore crescita) in questo senso.

Ed ancora non avere in alcun modo una idea sul futuro e sul destino della città. Un governo di Venezia che cioè seguiva pedissequamente lo sviluppo turistico e non solo non lo governava ma non esplicitava nemmeno alcun progetto complementare.

4. Poniamoci poi una domanda. Il governo della città lagunare è ora colpito con arresti e persone inquisite.

Quindi è realmente in crisi e l’accusa più forte, che si sente esplicita, è quella di non pensare alla città e ai suoi problemi.

A me non interessa oggi esprimere giudizi di assoluzione o condanna, lo farà la Magistratura. Ma chi ci ha governato insieme o accanto può far finta di nulla? È ovvio che penso a diverse Istituzioni ed anche alla Regione.

Mi sono chiesto ma da quelle parti è mai arrivata una proposta differente da quella veneziana?

Una proposta di sviluppo, di strategia, di tendenza che mi aiuti oggi a capire se c’era qualche volontà “diversa” di quella del governo della città.

Non risulta. Ed allora c’è sul serio un vento diverso in regione e nella sua capitale.

Che non penso sia risolvibile con una gara di nomi o di vecchie politiche. Diciamo che si apre una 0. Ma non solo per la politica.

Per la società civile, economica e produttiva di Venezia e del Veneto. Siamo già oltre l’inizio.

Maurizio Cecconi
Veneziano, funzionario del PCI per 20 anni tra il 1969 ed il 1990. Assessore al Comune di Venezia per quasi 10 anni è poi divenuto imprenditore della Cultura ed è oggi consulente della Società che ha fondato: Villaggio Globale International. È anche Segretario Generale di Ermitage Italia.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here