Lo stato comatoso della sanità pubblica è ormai evidente: medicina di base e ospedaliera senza medici e infermieri, liste d’attesa con tempi biblici (però le stesse prestazioni a tempi immediati, se a pagamento), pronto soccorso degli ospedali sempre intasati, e si potrebbe continuare con i racconti delle disavventure della gente in campo sanitario.

Un aspetto stridente e, lasciatemelo dire, parecchio irritante è la propaganda. Occorre proprio usare questo termine per parlare delle trasmissioni televisive protese a descrivere i “progressi” della medicina soprattutto per quanto riguarda gli investimenti milionari in macchinari e attrezzature, controllati da una intelligenza artificiale descritta come benefica, perché sotto la guida da parte di “grandi medici” che si sono specializzati in America.

A scanso di equivoci dico subito che non intendo negare il valore della ricerca scientifica e del progresso, anche in campo medico, perché vanno riconosciuti i successi ottenuti soprattutto in determinati interventi che definiamo “salvavita”, come in cardiologia (anche se, per poterne beneficiare, occorre avere la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, in caso di accidente).

Osservo, però, come nella comunicazione mediatica passi quasi esclusivamente il messaggio teso a descrivere come “progresso medico” quello legato alla tecnologia e alla farmaceutica, omettendo di segnalare gli enormi profitti connessi a questi campi di ricerca, che ormai sono destinatari di una grandissima fetta degli investimenti pubblici della voce “sanità”, a scapito degli stipendi di tutte le figure professionali, non solo medici e infermieri, che devono far funzionare la sanità pubblica.

Questo tipo di comunicazione ottiene di inculcare nella mente delle persone che la salute dipende solo da farmaci e trattamenti “giusti” per ogni malattia, e dai medici “giusti” che sanno maneggiare questi trattamenti e farmaci: guarda caso li puoi trovare quasi solamente, ormai, in cliniche private sovvenzionate con denaro pubblico.

La grande vittima di questo tipo di comunicazione è la prevenzione. Intendo la sottovalutazione dell’importanza di finanziare i programmi di screening per la diagnosi precoce delle malattie, e qui parliamo di prevenzione secondaria.

Ma è di prevenzione primaria che intendo parlare, argomento che coinvolge anche gli inceneritori di rifiuti…

Siro Valmassoni
Medico ambientalista, per 40 anni anche anestesista rianimatore

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