L’altra notte, all’età di 102 anni, è mancato Michele Montagano, l’ultimo eroe di Unterlüss.
“Sono in mano dei tedeschi. La mia coscienza d’italiano è integra. Avvisate famiglia. Viva l’Italia“.
Sono le parole scritte mentre viaggiava a bordo di un vagone piombato dal sottotenente Michele Montagano, ventiduenne ufficiale del Regio Esercito Italiano, uno dei 710 mila militari italiani che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, catturati dai tedeschi, vennero deportati in Germania.
Non vennero considerati prigionieri di guerra, bensì internati militari italiani (IMI). Non potendo appellarsi alla Convenzione di Ginevra, furono sottoposti a un regime disumano nei campi di lavoro coatto.
Un atto di puro eroismo fu quello che avvenne nell’Oflag 83 di Wietzendorf, dove duecentoquattordici ufficiali si ribellarono ai nazisti rimanendo per diversi giorni nelle baracche dormitorio, non presentandosi all’appello. Il 24 febbraio 1945, i tedeschi ne scelsero ventuno per la decimazione.
Fu allora che trentacinque ufficiali, fra i quali Michele Montagano, si offrirono volontari al posto dei loro compagni, sebbene nove dei condannati non accettarono. All’ultimo momento, la fucilazione fu commutata in pena detentiva da scontare nello Strafflager di Unterlüss, un campo di rieducazione al lavoro e di sterminio, all’interno del quale le possibilità di sopravvivenza erano davvero remote.
Treviso 05 08 2024 – Grazie di questo contributo…