Ci sono dei cambiamenti significativi nei modi di gestire e progettare il territorio. E appaiono sempre più evidenti e problematici. Soprattutto nella dimensione delle “aree metropolitane”.

Cercherò di ragionare per concetti, per parole chiave. Il primo elemento che salta agli occhi è la dimensione che riguarda gli spostamenti, i trasporti, il rapporto tra rotaia, gomma e aria.

Marcon è un esempio di concentrazione, di attraversamento e di occupazione di spazi. Le autostrade, le linee ferroviarie, le stazioni, la vicinanza aeroportuale hanno appunto “attraversato” la città, hanno diviso abitati, hanno cementificato aree, hanno condizionato lo sviluppo. E hanno ovviamente portato situazioni ambientali complicate, per usare un eufemismo.

Bene, questi interventi, diversamente collocati nel tempo, hanno condizionato e condizionano la vita “urbana” di Marcon ed hanno una caratteristica fondamentale: sono espressione di scelte e pianificazione regionale e di area metropolitana. E nel merito chi ci governa qui, in loco, riesce a contare poco.

Altro elemento determinante è quello del turismo. Non solo perchè “attraversa” la nostra città. Piuttosto perché la cambia nelle sue destinazioni urbane e a volte nel suo “senso”. Sempre più appartamenti dedicati all’ospitalità, alcuni alberghi, l’interpretazione delle aree commerciali in questa logica. E anche qui il nostro “vivere” è relazionato e condizionato dall’attrattore, Venezia e dal sistema turistico più generale: quello metropolitano.

Voce in capitolo cercata dalla nostra Amministrazione? Nessuna.

E sulla strategia come siamo collocati? Siamo ovviamente “dentro” ma non contiamo, la subiamo. Si riparla della PaTreVe (Padova, Treviso e Venezia) come futura Area forte. Ne facciamo parte ma il senso di questa appartenenza è inesistente.

Non si progetta un ragionamento sulla Marcon del futuro e del suo senso extra urbano. Ed è molto rischioso.

Se ragioniamo poi sul complesso del welfare, dei servizi sociali, delle condizioni di vita della nostra comunità ci accorgiamo che essa subisce l’attacco generale – che è evidente per esempio nella sanità – ma si trova un governo locale che non pianifica, non sceglie, non cerca di “ottenere”.

La lontananza dell’Amministrazione di Centro Destra di Marcon dalla casa di Comunità ce lo rende esplicito. Direi che l’amministrazione di Marcon si “rifugia” in Municipio essendo incapace di contare per il futuro della città. Un Municipio malato di gigantismo che rischia l’inutilità e il totale sovradimensionamento rispetto a ciò che serve. E l’occupazione del territorio di cui abbiamo scritto esplicita nei fatti la disattenzione ambientale. 

Non solo si consuma più spazio ma non si coglie un “bisogno” fondamentale di Marcon.

Le aree dei fiumi e quelle delle cave, gli spazi di riserva di flora e fauna, alcune aree agricole, gli spazi verdi esistenti, l’incrocio con i terreni dedicati allo sport e con le piste ciclabili… È evidente che la rete del verde può divenire un nuovo collante, una straordinaria opportunità per rileggere la nostra città e ridare quel senso di comunità che è a rischio.

Questa città è ancora un insieme di centri. Non è un “luogo”. San Liberale, Gaggio, il Colmello, l’Area Commerciale, la Marcon Vecchia e Nuova, le Zone industriali. Tante facce di una città che non ricerca il suo volto. E il volto può avere un nome: l’ambiente.

Per questo hanno fatto bene i cittadini che con una recente petizione hanno difeso uno spazio verde che l’amministrazione voleva cancellare.

Per questo hanno senso le decine di osservazioni che l’opposizione di Centro Sinistra ha presentato e sta costruendo nel merito delle scelte urbanistiche.

Per questo si avverte l’importanza della presa di posizione di molti ex sindaci ed ex amministratori di Marcon – di diverse opinioni politiche – che chiedono di cambiare la scelta che porterebbe alla scomparsa di un Centro Culturale che da anni è diventato riferimento per le forze associative della città.

In sostanza a questa Amministrazione di Centro Destra non solo mancano le idee e le volontà per gestire positivamente il territorio ma manca anche il peso politico, l’autorevolezza per contare e progettare il futuro.

E questo è un problema non solo per Marcon.

Lo è per tutta l’Area Metropolitana.

Maurizio Cecconi
Veneziano, funzionario del PCI per 20 anni tra il 1969 ed il 1990. Assessore al Comune di Venezia per quasi 10 anni è poi divenuto imprenditore della Cultura ed è oggi consulente della Società che ha fondato: Villaggio Globale International. È anche Segretario Generale di Ermitage Italia.

2 COMMENTS

  1. Un bel esempio di ragionare politicamente nell”interesse di una Comunità non di interessi personali o di parte. Una classe politica che va
    Superata accantonata troppo arrogante incapace di confronti di una Democrazia Consapevole e Partecipativa

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