Alla Fiat 600 Multipla va il primato di essere la prima monovolume ad essere prodotta in grande serie. Ebbe successo nonostante la linea molto particolare.

Appena dopo il lancio della 600 (1955) alla Fiat si presentò il problema di sostituire l’unica giardinetta in produzione allora, la 500 C Belvedere (la Topolino famigliare) che ormai risultava superata pur avendo avuto un ruolo fondamentale negli anni della ricostruzione e della successiva motorizzazione del paese. La base della nuova vettura avrebbe dovuto essere proprio la 600 che intanto stava riscuotendo un enorme successo di vendita. Ma come disporre di un grande spazio abitabile e di carico se il motore era in posizione posteriore? A risolvere il problema ci pensò ancora una volta l’ingegner Dante Giacosa, il geniale capo dell’ufficio progetti della Casa torinese che aveva già inventato la Topolino, la 1.100 e la stessa 600.

In pratica Giacosa capovolse la prospettiva e invece di allungare la 600 nella parte posteriore la allungò davanti, avanzando il posto di guida sopra le ruote anteriori. Così facendo eliminò completamente il frontale della vettura ottenendo un segmento di abitacolo in più al centro e un volume di quasi due metri cubi di spazio. Il risultato fu un’automobile “al contrario”, cioè, piatta davanti e digradante verso la coda. L’obiettivo fu raggiunto anche se al prezzo di qualche compromesso. Intanto la linea inconsueta fece dire ai più critici che la vettura, chiamata opportunamente Multipla, era decisamente brutta e qualcuno ironizzò sul fatto che sembrava procedere a marcia indietro. Inoltre, il guidatore e il passeggero erano seduti su una scomoda panchetta posizionata proprio sopra le ruote anteriori e, nonostante le sospensioni fossero state irrobustite con componenti della 1100/103, il comfort davanti non era certo dei migliori. Inoltre, volante e parabrezza si trovavano a pochi centimetri dal guidatore (meglio non pensare agli effetti di un frontale) mentre la ruota di scorta collocata verticalmente sotto il cruscotto toglieva spazio alle gambe del povero passeggero. In compenso dietro Giacosa ottenne uno spazio enorme (per l’epoca) modulabile in diverse versioni: da 4-5 posti con due panchette e un grande bagagliaio, da 6 posti con una panchetta anteriore e quattro sedili singoli accoppiati due a due e a scomparsa per ottenere un piano di carico piatto, e nella versione Taxi con un posto unico davanti e un vano portabagagli accanto all’autista, un divisorio, un divanetto unico posteriore e due strapuntini sollevabili. Tocco finale: le due portiere per lato, quella del posto guida e quella del vano passeggeri erano incernierate nello stesso montante e si aprivano “a farfalla”. Come si vede, una vera monovolume multispazio che anticipava di qualche decennio quelle oggi tanto di moda. Va detto che le prestazioni della vettura erano piuttosto modeste (90 km/h) perché pesava oltre cento chili in più della 600 della quale manteneva il motore, sfavorita anche da una maggiore resistenza aerodinamica. Il prezzo al lancio era di 730.000 Lire (circa 12.500 euro) cioè 140.000 lire più della utilitaria torinese.

Eppure, tutto sommato la Multipla, lanciata nel gennaio del 1956 ebbe un certo successo e venne prodotta fino al 1967 in ben 243.000 esemplari. Piaceva soprattutto agli artigiani che disponevano di un mezzo capiente e più agile nel traffico che inoltre potevano usare per la famiglia numerosa nei giorni festivi. Ma piaceva soprattutto ai tassisti per i quali diventò una scelta quasi obbligata tanto che per vent’anni la Multipla sarà l’auto pubblica più diffusa nelle grandi città.

Nel 1998 la Fiat lanciò un’altra Multipla che uscì di produzione nel 2010, anche questa con un design inconfondibile destinato a far discutere. Il settimanale TIME la inserì tra le cinquanta auto più brutte di sempre mentre il MoMA di New York, al contrario, la definì “mirabile esempio delle nuove tendenze della motorizzazione moderna”.

Di questa Multipla degli anni Novanta ci piace ricordare il simpatico slogan della sua campagna pubblicitaria, perfetto per una vettura controcorrente che, proprio come la sua antenata di quarant’anni prima, non aveva nessuna intenzione di piacere a tutti: “Belli sarete voi!”

Renzo De Zottis
Renzo De Zottis é nato a Treviso il 9 settembre 1954 e da qualche anno ha lasciato l'insegnamento nella scuola media. Collabora da lungo tempo con svariati mensili occupandosi prevalentemente di argomenti di carattere storico. Ha inoltre al suo attivo diversi servizi fotografici per le maggiori testate nazionali di automobilismo storico ed é stato addetto stampa in diverse manifestazioni internazionali del settore. Fa parte del direttivo dell'Unitre Mogliano Veneto e da almeno un ventennio svolge conferenze per questa associazione e per l'Alliance Française di Treviso.

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