Ascolta l’articolo:
Altri lo ricorderanno meglio di me per la sua grande capacità sportiva, per le sue vittorie, per il contributo che ha dato al mondo dello sport nella sua complessità.
Io invece ho altro in testa.
Ho conosciuto bene Palmiro tra il 1980 e il 1985.
Ero anche Assessore al Turismo e com’è noto quel referato aveva tra le competenze la voga alla veneta.
I protagonisti erano tanti: appunto Palmiro, Crea, Ciaci, Bepi, gli Strigheta…tra gli altri.
Ed era un’epoca particolare per diverse ragioni che vanno ricordate.
Innanzitutto si consacrava la voga come lo sport popolare della città e questo veniva riconosciuto anche a livello istituzionale.
Lo testimoniarono l’acquisto massiccio di nuove imbarcazioni, il rilancio delle regate minori, la grande partecipazione del pubblico alle regate grandi e piccole, il successo delle remiere che trovavano sedi e facevano mille attività.
Sono gli anni delle donne che prendono con forza spazi impensabili fino a poco tempo prima conquistandoli con pieno diritto.
Ma sono, com’è giusto che sia, gli anni delle rivendicazioni.
I diritti dei regatanti erano infatti da troppo tempo sottaciuti e inascoltati.
E questo per tante componenti.
Dalle condizioni di voga fino ai premi, fondamentale riconoscimento per chi dedicava la vita a questa attività.
Palmiro era un diplomatico.
Un mediatore, un colto stratega.
E lo era in barca e nel lavoro.
Silenzioso ma pronto a intervenire, preciso nei ricordi e nel rammentare diritti e doveri.
Sorrideva, ascoltava, metteva nel conto le sfuriate di altri colleghi e le usava saggiamente come dire ” visto cosa ti può capitare se non tratti con me?”
Palmiro era poi per me il volto bello del cattolicesimo democratico, della stessa Democrazia Cristiana.
Vedete in quegli anni da Amministratore ho capito che cos’erano i “partiti popolari” e Palmiro è uno di quelli che me l’hanno insegnato.
E il rispetto per lui degli altri regatanti, persone non sempre facili, era grande.
A partire da Gianfranco Vianello detto Crea, suo compagno di gondolino in “Storica” e suo amico.
E tutto diverso “politicamente”.
Un amico più giovane e pieno per lui di ammirazione e stima.
Palmiro e Crea mi regalarono la forcola del loro gondolino come segno di un rapporto, io mi permetto di dire di una amicizia.
Ora Palmiro non c’è più ma rimane quello che ha fatto, che ha detto, che ha costruito.
Ci siamo sentiti poco tempo fa e sono contento di averlo potuto salutare.
E me lo immagino oggi che mi guarda e mi dice con la faccia seria ma positiva, quasi con l’accenno di un sorriso: “il passato è utile ma non portatelo in gloria. Servitevene.”