Ascolta l’articolo:

Se il granchio blu con le sue chele notevoli può crearvi qualche problema, il bostrico raggiunge a stento il mezzo centimetro di lunghezza ma è diventato lo stesso una minaccia formidabile per le nostre foreste. Diverse dimensioni ma ambedue hanno incorniciato di incertezza il futuro del nostro mare e della nostra montagna.

Procediamo con calma.

Del granchio blu sappiamo parecchio: provenienza (America settentrionale), diffusione (ormai capillare nel Mediterraneo, impressionante nell’alto Adriatico), riproduzione (migliaia di uova per esemplare femmina), pericolosità (sono riusciti a distruggere l’economia ittica basata sugli allevamenti di vongole e cozze). Poco si sa invece sul modo di fermare questa invasione. Vengono catturati a tonnellate, buttati in discarica ma non basta, predatori naturali sono pochi e insufficienti, trasformarli in un piatto squisito (metodo che preferisco) non ha sortito grandi risultati. Che fare allora? Per adesso si studia il problema e si danno dei sussidi ai pescatori per il mancato guadagno. Secondo me quando questa emergenza toccherà il turismo (e i piedi dei bagnanti) il problema esploderà e allora ne vedremo delle belle.

Saliamo di mille metri e andiamo (è agosto no?) nei nostri monti, fresche mete preferibili ai nostri condizionatori di casa. Tutti notiamo varie strisce-macchie sulle pendici. Secche. Centinaia di pini completamente disseccati che stonano nel verde.

pini disseccati

Se ci avviciniamo ci accorgiamo che molti alberi sono stati tagliati alla base formando delle tristi radure e che molti tronchi rimangono là, magari uno sovrapposto all’altro. Qualcuno parla di Vaia, la terribile tempesta di vento che nel 2018 sconvolse i boschi e provocò la caduta di 16 milioni di alberi. Non è così. O meglio, non è solo così. Sono i danni provocati da quel minuscolo coleottero lungo mezzo centimetro di cui parlavamo prima.

E anche qua procediamo con ordine.

Il nostro bruchino distruttore, il bostrico, è diffuso in tutto il mondo e solo nel Nord America ha già distrutto il triplo di abeti rossi esistenti in Italia. Sì, perché è lui, il nostro caro albero di Natale, il suo obiettivo preferito. È anche l’essenza più diffusa dei nostri boschi e in particolare nel Triveneto raggiunge il 76% della vegetazione boschiva. Provate a immaginare come potrebbe cambiare il paesaggio montano se la strage continuasse o addirittura aumentasse.

Inoltre, tutti questi abeti rossi sono vecchi, per la metà superano gli 80 anni e quindi hanno la corteccia più spessa. È proprio là scavano gli insetti, rosicchiano le loro infinite gallerie che di fatto staccano la corteccia dal fusto.

Bostrico tipografo

Gallerie anche esteticamente belle, quasi ricami, tanto da farlo soprannominare “il tipografo”, peccato che diventi mortale quando arriva ad invadere l’albero con 60-70.000 scavatori. Quindi quelle strisciate secche (e brutte) che prima guardavate distrattamente adesso stanno diventando il problema numero uno del fronte alpino.

Incredibilmente i danni provocati da Vaia sono stati superati, negli ultimi anni, dall’aumento progressivo del bostrico, che sembra inarrestabile. Si studia, università al lavoro, esperimenti, si cerca di portar via in fretta quanto caduto per evitare il contagio ma non basta. Inutile dire che le alte temperature favoriscono la diffusione dell’insetto e che indeboliscono il nostro povero abete rosso. Sul cambiamento climatico non ci sono dubbi, sull’adeguarsi ad esso invece sì.

Unica certezza per ora è realizzare il rimboschimento. Mai più boschi con una sola essenza, ma porre a dimora abeti bianchi, larici, faggi, betulle, un bosco vario e variato può meglio difendersi e crescere.

È quello che sta sperimentando l’università di Padova in una zona pilota dell’altopiano di Asiago.

Peccato che un gregge di pecore oltre a mangiare l’erba abbia brucato quasi tutti gli alberelli appena piantati.

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

1 COMMENT

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here