Consultare il lunario, rileggere tradizioni e proverbi può essere fonte di nostalgia e di divertimento. È un mondo, quello contadino, più che scomparso, sotterrato dalla modernità e consegnato alla memoria. Per farla semplice i lunari sono oggetti belli da appendere in taverna e i proverbi vengono usati per far sorridere. Più sono scorretti più ci intrigano e spalancare un “Dòna proverbiosa, dòna giudisiosa” ci procura un sacco di improperi ma noi alziamo le spalle e proferiamo che “l’amor sensa barufa fa a mufa”. Bene l’articolo finisce qua.
Invece una sensazione di inattualità, di sgradevole discrasia mi comincia, tarlo e bostrico, a scavare nella mente. Quello che non funziona sono i proverbi, e sono tanti, sulle stagioni sul tempo sul meteo. Sono tutti sbagliati, sono tutti fuori misura. Quindi ragioniamo.
Stavo scrivendo qualcosa di simil spiritoso su “agosto moglie mia non ti conosco” quando mi sono imbattuto “a prima acqua de agosto a rinfresca el bosco”. Beh, non è vero niente, fuori in terrazza ho 38 gradi e non posso fare le mie passeggiatine fino alle sette di sera perché c’è un caldo beco. Una volta, fino a una ventina di anni fa, alla metà del mese, a Ferragosto, il tempo cambiava ed era già ora di tirar fuori il primo golfino (leggero). “L’aria a ze cambiada, a ze deventada pì freschina de sera e de matina”. Dopo la “Sunta”, per la cultura contadina non esisteva il cittadino Ferragosto, il tempo cambiava e cominciava senza troppa pendenza lo scivolamento verso l’autunno e verso l’inverno.
Ci rifletto ma i Tropici continuano anche a settembre e vado a consultare il mio guru (Dino Coltro- Santi e contadini). Mi dice che settembre veniva chiamato dai rivoluzionari francesi il Vendemmiale, ovvio il perché. Vendemmia che veniva fatta dopo la metà del mese, “a Santa Fema se comisia a vendema” che tradotto sarebbe a sant’Eufemia cioè il 16 settembre. Ma come? Oggi si sta già vendemmiando e siamo il 31 agosto e bisogna anche un po’ “sbrigarse” perché fa troppo caldo.
Che la faccenda della stagione giusta sia cambiata qualcuno deve pur dirglielo anche alle rondini. Loro dovrebbero essere già partite più o meno dal 16 agosto “A San Roco a rondine fa fagoto”. Povero san Rocco, quello della ferita sulla gamba, un tempo oggetto di culto popolare per le sue capacità guaritrici. Digressione: in un paesetto qua vicino ho visto trasformarsi la festa a lui dedicata in sagra di San Roch con tanto di musicisti audiolesi.
Cose serie: i proverbi sfasati sono uno dei tanti segnali inquietanti del cambiamento climatico e, ammettiamolo pure, forse uno di quelli che ci preoccupa di meno. A tal proposito ecco un bel proverbio “Tempo, cul e siori- fa quel che i vol lori”.
Comunque, nonostante il sofego e la calura l’amico L. è riuscito a beccarsi una specie di mezza influenza e tra- cima dal naso senza sosta. Gli ho citato un bel proverbio per consolarlo del malanno fuori stagione “tosse d’inverno normae, tosse estiva mortae”. Lui ha fatto un gesto apotropaico.