Di recente è stato emendato un nuovo decreto sicurezza proposto da Fratelli d’Italia, che impone agli extracomunitari il possesso del permesso di soggiorno per poter comprare una SIM, sollevando così molti interrogativi preoccupanti. Non si tratta solo di una misura tecnica per agevolare le indagini, ma di una scelta politica che segna un’ulteriore stretta nei confronti di chi vive ai margini della società, creando una frattura netta tra “noi” e “loro”.

A prima vista, la proposta può sembrare ragionevole: identificare chi utilizza una SIM per combattere i crimini legati alla criminalità organizzata. Tuttavia, scavando sotto la superficie, emergono diversi problemi. Innanzitutto, c’è una chiara strumentalizzazione del tema della sicurezza, utilizzato ancora una volta come pretesto per introdurre politiche discriminatorie. Non è certo un mistero che le organizzazioni criminali riescano ad aggirare facilmente questo tipo di barriere, sfruttando altri canali illegali per comunicare. Pertanto, ci si chiede: a chi giova realmente questa misura?

La verità è che questo emendamento non colpisce i criminali, ma piuttosto quei migranti che  sono già vittime di un sistema che li esclude e considera potenzialmente pericolosi. La retorica del controllo totale e della sorveglianza capillare colpisce sempre i più deboli: chi arriva in Italia in cerca di un futuro migliore, chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà. Imporre il permesso di soggiorno per accedere a una SIM card è un ulteriore tassello di una politica che non ha come obiettivo l’integrazione, ma l’isolamento.

Questa misura crea una classe di persone “invisibili”, senza accesso alla tecnologia e, di conseguenza, senza accesso a servizi essenziali. Viviamo in un mondo interconnesso dove possedere una SIM non è più un lusso, ma una necessità. Non si tratta solo di telefonate o messaggi, ma di accedere a servizi bancari, sanitari, e governativi. Privare qualcuno della possibilità di avere una SIM significa tagliarlo fuori da questi sistemi, ghettizzarlo ulteriormente.

Invece di costruire muri burocratici, dovremmo investire su politiche che garantiscano a tutti, cittadini e migranti, l’accesso a strumenti e risorse che permettano di condurre una vita dignitosa. Non possiamo pensare di risolvere problemi complessi come la criminalità organizzata con misure semplicistiche che colpiscono intere fasce di popolazione sulla base del loro status giuridico. La vera sicurezza nasce dalla giustizia sociale, non dalla repressione la quale favorisce il fenomeno che si sta combattendo.

Mihai Sirbu
nato e residente a Marcon, studente presso l'istituto Bruno-Franchetti. Vari interessi tra cui la tecnologia, la storia e l'attualità. Membro del gruppo Giovani di Marcon.

3 COMMENTS

  1. L’articolo è molto bello. Serio, preciso e attento alla realtà. Serio perchè l’argomento non va trattato solo in termini di “polizia” ma di civiltà. Preciso perchè entra nel merito soprattutto delle conseguenze sociali. Attento alla realtà perchè non guarda solo alle conseguenze immediate ma a quelle che non si vedono ma esistono.

  2. Leggo con piacere questo articolo, ma penso che forse abbiamo saltato un passaggio importante. Ci siamo, come al solito, dimenticati di una categoria di esclusi che ritengo molto importante. Sono gli anziani: persone a cui dovremmo rispetto, considerazione, assistenza, e invece li abbandoniamo. Non solo fisicamente, magari relegandoli in un ospizio, ma anche isolandoli da tutta una serie di servizi essenziali, soprattutto considerando la loro età e i loro bisogni. Già da anni sollevo il problema dei risponditori automatici, quei simpatici sistemi che ti rispondono dalla maggior parte degli uffici pubblici e ditte di vario tipo. Quelli che ti dicono: “Se deve fare questo, prema il tasto uno, se deve fare quest’altro prema il tasto due…” e così via. E te lo dicono in velocità. Poi magari ti chiedono di dire a voce il motivo della chiamata, e spesso non ti capiscono, chiedendoti di nuovo di rispondere. Anche io, spesso, non riesco a ricordarmi, alla fine del messaggio, quale tasto devo premere, oppure non mi è chiaro già in partenza a chi mi devo rivolgere per il mio problema. Naturalmente, non ti danno neanche il tempo di pensarci sopra, e ti dicono subito che non hanno compreso la tua richiesta, oppure che non hai premuto nessun tasto, e ti somministrano di nuovo la solita pappardella. La maggior parte delle persone anziane, vuoi perché magari parlano solo in dialetto, vuoi perché magari ci sentono poco, vuoi perché magari hanno i riflessi un po più lenti della media, a quel punto chiudono la telefonata senza aver ottenuto niente. Ma i problemi non finiscono qui, perché recentemente, questi risponditori automatici hanno cominciato a rinviare a siti Internet, sia per quanto riguarda l’approvazione della privacy, sia per altri servizi, compresi quelli per cui stai telefonando. Forse, questi acuti progettisti che architettano questi sistemi non hanno ben chiaro, che se uno chiama al telefono, forse lo fa perché non riesce ad andare su Internet, oppure semplicemente perché vorrebbe ottenere una risposta più rapida per telefono. D’altro canto, se si ha la possibilità di accedere ad Internet e di risolvere su una pagina web il problema, non vedo perché poi telefonare. Quindi, se consideriamo che la maggior parte delle persone anziane non ha accesso al web, sia perché non sono capaci di usare il computer, sia perché difficilmente un pensionato spende soldi per acquistare un computer, figuriamoci qual è la situazione con gli smartphone. Se non ricordo male, qualche anno fa era stato fatto un decreto per semplificare la burocrazia: la situazione invece sta evolvendo nella direzione opposta. Provate, ad esempio, a guardare i siti Internet di due o tre comuni, anche vicini tra loro: vedrete che ogni comune ha un suo sito, che ogni comune ha differenti pagine, differenti servizi, quindi non esiste uno schema comune, che potrebbe davvero semplificare la vita dei cittadini. La stessa cosa avviene per gli altri uffici pubblici, per i fornitori di servizi essenziali come l’acqua, la luce, il gas. Con il risultato che ogni volta che bisogna accedere ad uno di questi siti, bisogna sprecare un sacco di tempo a capire come arrivare a quello che ci serve. Per concludere, sarebbe una scelta di civiltà mettere a disposizione delle persone anziane un operatore telefonico che risponda per chi non è in grado di usare questi risponditori automatici. Oltre a ciò, progettare dei telefoni dedicati alle persone anziane, non solo con dei tasti e degli schermi più grandi, ma anche con delle applicazioni apposite, che magari parlino lentamente e chiaramente alla persona anziana, permettendogli di scegliere le varie opzioni, semplicemente premendo un tasto. Mi viene il dubbio che forse, dato che i pensionati non producono più, col loro lavoro, in un mondo in cui si guarda solo alla produzione e all’efficienza (in sostanza al denaro), sia poco “conveniente” dal punto di vista finanziario, occuparsi di loro.

  3. Interessante il commento che sottoscivo in pieno. Vorrei aggiungere che se Democrazia è “partecipazione”, estromettendo una grande fascia di cittadini dalla vita sociale, si compie un atto ANTICOSTITUZIONALE che andrebbe a gran voce denunciato

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