Nata per essere l’anti-Mini, questa compatta due volumi ha riscosso fin da subito uno straordinario successo grazie ad un look indovinato unito a prestazioni brillanti.
Poche vetture possono vantare una platea di estimatori come l’Autobianchi A112, modello che piaceva praticamente a tutte le categorie di automobilisti. E questo slogan della sua campagna pubblicitaria spiega benissimo il gradimento trasversale verso una delle utilitarie più riuscite e vendute nella storia dell’automobilismo italiano ed europeo: Perché scegliere una A112? I vostri ragazzi perché e divertente, vostra moglie per l’agilità e l’eleganza e voi “per le solite ragioni”. Cioè prestazioni e costi contenuti.
Eppure tutto nacque da una mossa quasi obbligata della Fiat per contrastare il crescente successo della Mini Innocenti prodotta a Lambrate (quindi non gravata dai dazi per le vetture prodotte all’estero) che stava surclassando la Fiat 850 “tutto dietro”, formula che che ormai aveva fatto il suo tempo. Alla metà degli anni Sessanta, con qualche ritardo, a Corso Marconi si erano finalmente resi conto che la scelta tecnica del “tutto avanti” era ormai improrogabile e con una certa prudenza dovuta a costi e affidabilità era stata affidata all’Autobianchi (già nell’orbita Fiat) la sperimentazione di una vettura con motore e trazione anteriori. Quel progetto aveva portato alla Autobianchi Primula del 1964, modello poco considerato ma estremamente importante in quanto prima auto moderna a trazione anteriore prodotta in Italia e prima ad introdurre il portellone posteriore su una berlina. Sulla base di questa esperienzala Fiataveva di conseguenza prodotto nel 1969 la 128, prima “tutto avanti” nella storia della Casa torinese. Parallelamente il mitico capo progettista Dante Giacosa, padre della Topolino e di tutti i principali modelli Fiat del dopoguerra, aveva impostato il progetto Fiat X1/2 per una vettura utilitaria a motore e trazione anteriori che sarebbe però stata prodotta con il marchio Autobianchi in sostituzione della gloriosa ma obsoleta Bianchina. La nuova creatura fu presentata al Salone di Torino del 1969 con il nome di A112 e apparve subito a tutti come l’anti-Mini, un’automobile dalle linee piacevoli e moderne, con un’ottima abitabilità, un comportamento stradale brillante, maneggevole, una buona tenuta di strada e consumi contenuti: per gli italiani fu amore a prima vista.
Al via della commercializzazione la nuova Autobianchi era disponibile in un’unica versione con propulsore Fiat serie 100 a quattro cilindri in linea di 903 cc. di cilindrata e 44 CV, derivato da quello della Fiat 850 Sport. I quattro rapporti del cambio, molto corti, consentivano alla piccola compatta una velocità massima di oltre 135 km/h e di passare in meno di 14 secondi da 0 a 100 Km/h. I freni erano a disco anteriori e a tamburo posteriori. Decisamente buona l’abitabilità interna se confrontata con gli spazi della Mini: l’allestimento prevedeva sedili in skai e plancia con strumentazione circolare, mentre il bagagliaio accessibile dal mezzo portellone posteriore aveva una capienza di 180 litri. I consumi prevedevano una media di 6,5 litri ogni 100 chilometri. Il costo iniziale era di 880.000 lire (circa 9.500 euro).
Il successo fu tale (la A112 si piazzò al secondo posto come Car Of The Year 1970 dietro alla cugina Fiat 128) che gli stabilimenti Autobianchi a Desio faticarono a star dietro alle ordinazioni tanto che i tempi di consegna si allungarono notevolmente. Ma la parte più sportiva della clientela chiedeva a gran voce una versione capace di rivaleggiare con la Mini Cooper, la grintosa britannica che aveva vinto perfino il Rally di Montecarlo. La faccenda venne messa nelle mani di Carlo Abarth (che proprio in quel periodo stava cedendo la sua azienda alla Fiat tanto che la A112 fu l’ultima vettura su cui lavorò da indipendente) il quale modificò profondamente il motore rivedendo gran parte delle componenti interne, portando la cilindrata da 903 a 982 cc. e i cavalli da 44 a 58, montando un carburatore Weber doppio corpo e una marmitta speciale, Abarth naturalmente. Presentata nel 1971 l’A112 Abarth inizialmente consegnata solo rosso corsa con cofano motore e parte posteriore nero opaco, si distingueva anche per una calandra specifica e vari marchietti con lo Scorpione mentre all’interno spiccavano i sedili anatomici di finta pelle nera con poggiatesta di chiara derivazione sportiva, il volante a tre razze e una più ricca strumentazione. Alla sua uscita questo piccolo bolide stradale da oltre 150 Km/h veniva venduto a 1.325.000 lire (circa 13.500 euro) ossia 40.000 lire in meno della sua rivale diretta Mini Cooper Mk3. Nel 1974 con l’adozione di un motore di 1.050 cc. da 70 cavalli la piccola bomba raggiunse i 160 Km/h e diventò la palestra per tutta una generazione di piloti. Alla fine del ciclo produttivo ne furono prodotte quasi 120.000 unità mentre il numero complessivo delle otto serie di A112 con varie versioni (E, Elegant, Junior, Elite, LX) fu di 1.250.000 esemplari. Nel 1986 l’anti-Mini lascerà il posto alla Y10 sulle linee di montaggio dell’Autobianchi e l’azienda di Desio chiuderà con questo modello la sua lunga e gloriosa storia. Come tutte le auto che hanno lasciato il segno anche questa piccola elegante ma grintosa utilitaria è rimasta nel cuore di quanti, come ad esempio chi scrive, hanno avuto la fortuna di averla come compagna di avventure in giro per l’Europa.
Treviso 06 10 2024 – Grazie di questo contributo…