Tempi duri per le specie animali di successo. La presenza pervasiva delle scimmie carnivore che qualcuno identifica con gli umani, non concede spazio agli animali che, seguendo i pressanti auspici dell’attuale governo, mettono al mondo figli senza freni.

Così scatta la fatidica ordinanza di fucilazione: in qualsiasi tempo, in qualsiasi luogo, a qualsiasi età, con qualsiasi arma da fuoco, da parte di chicchessia.

Stiamo parlando, come tutti i nostri nove lettori avranno capitolo dal titolo, di nutrie, lupi e cinghiali (le volpi sono solo un complemento). Come a dire, stiamo parlando di fantascienza.

Sì, di fantascienza perché, se qualcuno appena quarant’anni fa avesse detto che nel 2024 saremmo stati invasi dalle nutrie o dai cinghiali, l’avrebbero preso per scemo. Se poi avesse detto questo a proposito di lupi, in barba all’emerita legge Basaglia l’avrebbero ricoverato nel manicomio insulare di San Servolo.

Invece è accaduto: puntualmente, inesorabilmente, ineluttabilmente accaduto; e ora le feroci nutrie stanno minando le fondamenta di Palazzo Ferro Fini, a Venezia, scavando tane a galleria sulle sponde del Canal Grande. Non solo, ma l’intero Veneto è a rischio disastro idrogeologico, proprio a causa dei simpatici e puliti (oltre che ottimi se cucinati al forno) roditori, introdotti dall’America Centrale proprio dalle scimmie carnivore che noi chiamiamo umani. Introdotti per essere allevati, ammazzati e spellati e che infine furono rilasciati per buon cuore e umanità, quando a nessuno interessavano più le pellicce di “castorino”.

Se a questo poi si aggiunge che la produzione del Prosecco ha subito nel 2024 un calo drammatico a causa dei cinghiali ubriaconi che si aggirano nei vigneti collinari mangiando uva e che branchi di lupi hanno sottratto ripetutamente le costicine quasi cotte dalle grigliate dell’ultima festa padano-celtica di Maserada sul Piave, il quadro è completo: il Veneto, il sacro Veneto, l’indomita locomotiva del Nordest che ha resistito all’alluvione del Sessantasei e alla tempesta Vaja, è sotto attacco.

Nell’ultima intervista rilasciata a Rai Regione, il grande Presidente vestiva una tuta mimetica e un elmetto con visore notturno tipo legione straniera ucraina e il messaggio conseguente, giunto a milioni di Veneti, appariva drammaticamente chiaro: armiamoci … e sparate.   

Così stanno le cose, ma se ci sforziamo di parlare seriamente (e lo sforzo, vi assicuro, ci costa non poco), le cose non sono di tanto diverse dalla situazione grottesca di cui abbiamo parlato.

In effetti le nutrie sono decine di migliaia nelle lagune e lungo i corsi d’acqua veneti. Nonostante l’inquinamento grave di numerosi fiumi e canali, infatti, si sono trovate bene; e nonostante un’ordinanza regionale di abbattimento che risale al 2021, continuano a riprodursi.

Il solo fattore di contenimento naturale sono le volpi, che tuttavia vengono abbattute dai cacciatori, su autorizzazione regionale, perché si mangiano i fagiani allevati in voliera che gli stessi cacciatori liberano per fucilarli il giorno dopo.

Non è vero che le nutrie insidiano la sicurezza idrogeologica del territorio e se questo può accadere è soltanto in situazioni di dimensioni ed entità trascurabile.

I cinghiali sono invece i discendenti dei cinghiali ungheresi liberati sulla pedemontana friulana proprio dai cacciatori negli anni Settanta del secolo scorso. Sono tanti e fanno danni, questo è vero e comunque potrebbero essere una risorsa cui attingere riducendone la popolazione. Ma va detto, a questo proposito, che un solo lupo in un anno riesce a predare 25 sub adulti di cinghiale. Quando poi gli agenti della “Polizia faunistica” (in passato era Polizia provinciale, ma ora non si sa più da chi dipenda) abbattono un cinghiale del peso di un quintale nel Veneto Orientale, la carcassa viene smaltita come rifiuto organico. Semplicemente perché non ci sono strutture di macellazione sul territorio.

Infine, i lupi, i cui danni al bestiame possono essere prevenuti ed evitati con misure adeguate, anche se loro, i lupi, sono più intelligenti dei nostri amatissimi cani e, si sospetta, degli stessi umani.

La realtà, questa realtà, dunque, ci dice che in Veneto manca del tutto (e non da ora) una seria politica di gestione faunistica; e quando questa viene appena abbozzata, la si affida ai cacciatori. E va detto, infine, che i cittadini, da sempre vittime della loro grassa ignoranza, ma attenti e sensibili alla propaganda di chi governa, non se ne sono mai accorti.

Michele Zanetti
Michele Zanetti vive vicino alle sponde del Piave e di acque, terre, esseri viventi si è sempre occupato. Prima come "agente di polizia provinciale" e adesso come naturalista a tutto tondo. È stato il cofondatore di un attivo centro didattico "il Pendolino" , ed è l'autore di una cospicua serie di libri su temi ambientali di cui è anche capace illustratore. ha intrapreso anche la via narrativa in alcune pubblicazioni recenti.

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