Mi fa piacere condividere con i lettori di ‘Il Diarioonline’ un evento che ha coinvolto la mia sfera familiare nel corso di questa estate. Nel centenario della nascita del noto pittore trevigiano Sergio Sini [1924-1986] si è tenuta la retrospettiva dei suoi quadri denominata “La mia Pusteria”. La sede dell’esposizione è stato il Museo della Val Pusteria “Gemeinde Niederdorf” nel Comune di Villabassa.

Il figlio del pittore, il maestro Giorgio Sini, in quella occasione ha fatto onore alle opere del padre cimentandosi al pianoforte nella sua opera Angels on my piano celebrando così la Val Pusteria che il padre Sergio ha saputo magistralmente ritrarre nei suoi quadri nel trentennio dal 1956 al 1986.

Il 19 agosto il Presidente della Repubblica Mattarella ha onorato gli organizzatori ed i presenti di una sua visita. Si è intrattenuto con molto interesse sulle opere esposte che gli sono state illustrate dal figlio dell’artista. Il Presidente è parso assai interessato e si è commosso davanti ai quadri che rappresentano, oltre i caratteris-tici paesaggi montani, anche i personaggi nei costumi tradizionali ed i soggetti naturalistici come i rododendri che il pittore amava tanto.

Sergio Mattarella ha confessato di aver colto dalle pennellate dell’artista l’emergere di quelle stesse sofferenze vissute dal pittore nei due anni di prigionia di guerra in Germania e di aver provato la sensazione che questa sua drammatica esperienza sia diventata per lui una aspirazione alla pace universale. Alla fine della visita il Presidente ha lasciato un lusinghiero messaggio sul Guestbook della mostra.

Sono passati decenni ma la Val Pusteria [Pustertal] è rimasta nei miei ricordi di ragazzo come un “mondo diverso” assai legato alle tradizioni che non era solo montagna ma anche lànde, terra e storia. Le mucche vivevano nei masi circostanti i paesi della valle e per le strade, assieme ai contadini veri, incontravi la gente che ti diceva Grüß Gott! [Dio sia con te!] anche se ti incontrava per la prima volta. La vita in montagna era duro lavoro tutto l’anno e per i contadini l’esistenza quotidiana non lasciava spazio al romanticismo perché era solo faticosa ritualità.

Al mattino quando la foschia lasciava spazio ai raggi del sole, i valligiani, che indossavano sempre il tradizionale grembiule blue schürze, avevano già finito il primo turno di lavoro. I bovini che possedevano nella stalla rappresentavano il capitale su cui si basava la loro esistenza e la loro economia: se stava bene il bestiame stavano bene tutti! Il fulcro dell’attività era l’erba ed il fieno, tagliare la prima e lavorare il secondo era indispensabile alla sopravvivenza. Per falciare si usava la scythe [falce] ben arrotata perché nei prati scoscesi i macchinari erano spesso inadeguati.

La merenda era una pausa sempre benvenuta nel ciclo lavorativo: un Belegtes Brödchen di pane nero, imbottito con speck e formaggio, faceva tornare le forze! A sera ci si accontentava di poco: due knödel, una birra ed un mozzicone di sigaretta rullata. Tutto aveva un sapore familiare che diventava anche un piccolo piacere. I mesi invernali ovviamente erano quelli più costrittivi, infatti quando iniziava a nevicare la stagione imponeva altri ritmi e portava pace e raccoglimento pur dovendosi continuare le attività giornaliere; perché le vacche nella stalla non andavano in letargo! Poi a marzo arrivava la primavera con il sole ed una nuova voglia di fare e di vivere. Il bestiame era portato ai pascoli e l’erba tagliata veniva rimossa ripetutamente perché si asciugasse. Il ciclo lavorativo si era sempre chiuso così e in parte avviene anche adesso: le vacche, il fieno, il latte ed il formaggio…

Le genti che vivono nella Val Pusteria [a San Candido, Dobbiaco, Villabassa o Bra-ies] hanno parecchio da narrare. Ci raccontano le vicende a partire dagli antichi romani fino alla incredibile Frau Emma [Emma Hellenstainer 1817-1904] pioniera del turismo. Ci svelano ambizioni sportive nelle discipline invernali sulla neve e nel tennis [Jannick Sinner-San Candido 2001] e poi dell’ospite più celebre di Dobbiaco [Gustav Mahler 1860-1911] compositore e direttore d’orchestra. La casa Wassermann a Villabassa dove si è tenuta la mostra ospita anche il citato museo che documenta appunto la vita quotidiana della gente del posto, dalle avventure galanti degli aristocratici a quelle avventurose dei contrabbandieri, dai grandi pionieri delle scalate più ardite delle Alpi, dell’Himalaya e del Karakorum.

In ultima analisi la mostra del pittore Sergio Sini mi ha trasmesso le suggestioni di una storia antica fatta di sogni e di valori genuini che inebrieranno per sempre il mio immaginario e spero lo facciano anche per coloro che amano le nostre montagne.

Gianni Milanese
Sono nato a Mogliano Veneto nel 1946. Dopo una lunga carriera militare mi sono dedicato alla libera professione come Consulente di Direzione ed Organizzazione, attività che ancora oggi svolgo con grande passione nell’ambito dello Studio Milanese®. Scrivere rappresenta per me un hobby come il Nordic Walking, la Barca a vela, la musica Jazz e l’impegno nel Volontariato. Ho scritto alcuni racconti lunghi e numerose poesie. Ma, fondamentalmente, quando mi metto alla tastiera lo faccio per me stesso e per chi sa ancora accendere la miccia dei sentimenti cioè per coloro che soffrono o gioiscono e che, come me, nello scrivere vivono una seconda vita. In tale ottica la mia scrittura non può essere giudicata come scontata, perché l’esistenza non lo è mai. Secondo me un racconto per toccare le corde deve essere dolceamaro come appunto lo è la vita. Dal 2021 collaboro con il mensile di attualità, cultura e società L’ECO di Mogliano e con altri periodici [Trevisani nel Mondo, D&V…]. Vivo e lavoro a Villorba, ridente cittadina a nord di Treviso, nel comprensorio del Parco naturalistico del fiume Storga.

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