Nata quarantacinque anni fa come onesta berlina di famiglia, questa Lancia ha invece lasciato un segno indelebile nello sport acquisendo un aura leggendaria.
Si può nascere tranquilla berlina per famiglie e trasformarsi in una imbattibile belva capace di conquistare sei campionati mondiali rally consecutivi?
Ebbene sì.
Questo straordinario destino è capitato alla Lancia Delta che ha rivelato nel corso della sua lunga carriera, come vedremo, una doppia personalità. Va detto subito che questo modello lanciato nel 1979 è stato un vero successo commerciale per la Casa di Chivasso che aveva perso la propria indipendenza dieci anni prima quando la Fiat l’aveva rilevata per la simbolica cifra di una lira salvandola da un passivo spaventoso che aveva raggiunto i settanta miliardi di lire! Nel decennio seguente la Lancia aveva vissuto di rendita sul successo della Fulvia, soprattutto la coupè che con Sandro Munari aveva dimostrato di saper vincere i rally. La mitica “fulvietta” era poi stata sostituita da quel capolavoro chiamato Stratos che i francesi con una punta di invidia avevano ribattezzato “la bête a gagner” (la bestia per vincere). Imbattibile nei rally non poteva però essere una vettura da grandi numeri così nel listino Lancia restavano la Beta nelle varie versioni e la Gamma, ammiraglia poco apprezzata e ancor meno venduta.
Insomma alla vigilia degli anni Ottanta al gruppo torinese serviva qualcosa di decisamente più moderno che non solo avrebbe dovuto fare da traino alle vendite ma giocare anche un ruolo fondamentale per l’immagine del marchio. Nella fascia delle berline compatte a due volumi, un settore dove a fare la parte del leone era la Volkswagen Golf, la Fiat aveva già calato la sua carta con la Ritmo del 1978 e proprio sulla base meccanica di questo modello il team di tecnici capitanato dall’ingegner Sergio Camuffo, cresciuto alla scuola di Dante Giacosa, progettò per la nuova Lancia una meccanica raffinata mentre per quanto riguarda lo stile ci si rivolse al solito Giorgetto Giugiaro che molti anni dopo spiegò così la sua scelta: “Come per tutte le mie creazioni optai per una forma semplice e, secondo la moda del tempo, molto squadrata, perché a parità d’ingombro un cubo sembra più grande di una sfera”. Il designer torinese disegnò una cinque porte lunga meno di 3.90 metri, dalle linee squadrate ma estremamente proporzionata ed elegante da ogni angolatura, con particolari inconfondibili e moderni come i grandi paraurti in resina sintetica in tinta con la carrozzeria dotati di inserto paracolpi in gomma nera. I propulsori, un 1.300 da 75 CV e un 1.500 da 85 CV erano gli stessi della Ritmo rivisti nei condotti di scarico e nell’alimentazione in modo da guadagnare una decina di cavalli. La loro affidabilità e un ottimo telaio rendevano la vettura agile, gradevole da condurre, con una buona tenuta di strada e perfino piuttosto brillante in accelerazione e in ripresa. Presentata al Salone di Francoforte del 1979 la nuova Lancia fu chiamata Delta (scritto con la lettera dell’alfabeto greco) e costava la non modesta cifra di 7.534.000 Lire (circa 26.500 euro) ma il suo successo commerciale fu immediato tanto da raggiungere oltre mezzo milione di esemplari venduti della prima serie fino al 1993. A conferma di quanto fosse valida, inoltre, la Delta è stata la prima e unica Lancia ad essere eletta Car of the Year (1980) oltre ad essere il secondo modello più venduto nella storia del marchio con 776.970 esemplari prodotti delle tre serie.
Fin qui la storia di una vettura “normale” destinata ad una utenza tranquilla senza troppe velleità, elegante quanto basta e capace di affrontare in sicurezza sia i lunghi viaggi che il traffico quotidiano, efficiente e rassicurante proprio come il dottor Henry Jeckyll creato da RobErt Louis Stevenson.
Ma per entrare nella leggenda, la Delta doveva trasformarsi in una automobile completamente diversa, prepotente e cattiva come l’alter ego di Jeckyll, l’inquietante e malvagio mister Hyde. Sfondo di questa trasfigurazione fu il terreno delle competizioni anche se all’inizio non era stato previsto per questo modello nessun impiego sportivo e fu solo dopo l’abolizione dei potentissimi e pericolosi mostri del Gruppo B alla fine del Campionato del Mondo Rally 1986 che la Squadra Corse Lancia capitanata da Cesare Fiorio pensò di sviluppare una versione da corsa della Delta per il 1987. La base di partenza fu la Delta HF del 1983 con turbocompressore e motore 1.600 da 130 CV che fece da capostipite a tutta una successiva serie di modelli estremi (HF 4WD, HF Integrale 16V, HF Integrale Evoluzione) destinati a creare il mito di una automobile che risulterà imbattibile nei rally tra il 1987 e il 1992. Uno sdoppiamento della personalità che ha fatto scuola e che ha visto gli allori sportivi fare da traino al successo commerciale della Delta garantendole un posto fra le automobili immortali. In uno spot pubblicitario del 1982 una famosa diva, icona di eleganza e bellezza, scendendo da una Delta LX sussurrava ad un pubblico affascinato: “Oui, je suis Chaterine Deneuve”. Come dire: perfino noi francesi rendiamo omaggio al genio automobilistico italico. Altri tempi, altre dive, altre automobili.