Volevo fare una pagina su boomer, facile, tipo il lamentoso sessantenne o più che si sente offeso dalla generazione X, dai millennials e citare un po’ di gag divertenti sull’incapacità, la mia intanto, di controllare e usare le diavolerie elettroniche. Poi l’illuminazione.
Ho letto la parola “dissing”. Embè? O non l’avevo notata, mi era sfuggita, oppure era proprio nuova nel senso che non era collegata a qualche questione o affare importante. E stavolta è arrivata ed è unita quasi organicamente a Fedez che fa baruffa con un altro musicista tatuato peggio di lui. Tra di loro c’era, appunto, un dissing.
Ho bisogno di Wikipedia! Bottino ottimo, esauriente, ecco qua. Deriva da to dis, offendere, anzi meglio da disrespecting, mancanza di rispetto ed è stato usato per descrivere i contenziosi tra i cantanti rap che si sono rimbeccati a vicenda nei loro testi. L’Accademia della Crusca (…però) lo segnala in voga fin dal 2004 e cita appunto gli insulti tra un paio di disperati, quelli con il berrettino a rovescio e i pantaloni giù in modo imbarazzante. Geniali persone che adesso sono imitate, ma anche questo era ovvio, dai nostri divi. Se siete interessati potete trovare un centinaio di dissing classici, volgari e violenti, che potete usare nella vostra messaggistica. Li ho studiati avidamente.
Questa però è una rubrica di parole, tutta Treccani e famiglia, e quindi di (allitterazione) dissing segnaliamo solo l’invadenza. Niente più baruffa, contesa, scambio di scortesie ma dissing.
Cercate di fare uno sforzo: trovate una tizia (o un tipo) che proprio vi sta là, e componete un paio di righe in rima o anche sciolte. Devono graffiare. Puntate molto sulla sua intelligenza, “Non sei inarrivabile sei solo inutile da raggiungere”, su qualche ehm difetto fisico “Tutti hanno un lato buono… prova un po’ a girarti”, oppure sull’affetto “Provo qualcosa per te: lo schifo”.
Sentite questa “Tutte le volte che la leggo mi viene voglia di disseppellirla e colpirla sul cranio con la sua stessa tibia” non l’ha scritta un buzzurro rapper ma il grande scrittore americano Mark Twain e lei, poverina, è Jane Austen, quella di “Orgoglio e pregiudizio”. Ma senza andare lontano ci sarà stato una sorta di dissing tra Mina e Milva? Tra Claudio Villa e Gianni Morandi? Tra Francesco De Gregori e Antonello Venditti?
Facciamo insieme un giuramento: useremo solo il termine “dissidio” per esprimerci su un contenzioso verbale o musicale che sia.
Volete mettere il vecchio Marx, non il buon Carlo, ma Groucho “Gliene direi di tutti i colori se non fosse daltonico…”