Un workshop sull’AI organizzato da Banca Generali per scoprire le potenzialità di questa nuova tecnologia al servizio della finanza e non solo.
Venerdì 4 ottobre si è svolto nella bellissima cornice della cantina “Ripa della Volta” il workshop sull’intelligenza artificiale organizzato da Banca Generali nelle figure dei Senior Partner Davide Conti e Antonio Losi e tenuto da Massimiliano Turazzini, formatore di fama e di lunga esperienza. Erano presenti all’evento noti imprenditori del panorama veronese ed emiliano. L’intelligenza artificiale fa porre numerosi interrogativi a livello etico e pratico. Si sostituirà all’uomo? È pericolosa ? La risposta di Massimiliano Turazzini è stata categorica: in sé non lo è, lo diventa in mano alle persone sbagliate, come è successo per tutte le invenzioni umane. “Alla fine del decennio-ci racconta-ci saranno due tipi di aziende quelle che useranno l’intelligenza artificiale e quelle che non lo faranno e probabilmente falliranno”. Le AI fanno parte dell’evoluzione: sentono, parlano e rispondono. Sono in grado di ragionare velocemente ed è per questo che molti filosofi si interrogano sul fatto che siano intelligenti oppure no. Anche la politica entra nel merito infatti il parlamento europeo ha approvato la legge sull’intelligenza artificiale (AI Act). Quest’ultima potrà, in futuro, redigere contratti, parlare con i clienti o rispondere a reclami al posto degli impiegati.
Perché ora e che cos’è l’AI?
L’intelligenza artificiale (AI) è una tecnologia che consente ai computer di imitare il modo in cui gli esseri umani pensano e prendono decisioni. Utilizzando grandi quantità di dati, l’AI può apprendere, riconoscere schemi e risolvere problemi complessi, rendendo i processi più efficienti e veloci. L’AI include diverse sotto discipline come il machine learning, il deep learning, la visione artificiale, l’elaborazione del linguaggio naturale e la robotica, tutte volte a sviluppare software e algoritmi in grado di eseguire compiti che normalmente richiederebbero l’intelligenza umana. Viene già ampiamente utilizzata in diversi settori, come la finanza, dove aiuta a prevedere trend di mercato, migliorare le strategie di investimento e personalizzare i servizi per i clienti, ma anche in ambito sanitario e dei servizi. L’AI non sostituisce l’uomo, ma lo supporta nel prendere decisioni più informate e rapide. Inoltre, non è un motore di ricerca: cercare su Google o su ChatGpt è diverso e le risposte che verranno date sono diverse. Ogni anno la quantità di dati viene duplicata: nel 2021 sono stati investiti circa 190 miliardi in ambito AI. Il problema che potrebbe sorgere, d’ora in poi, non risiede nell’ambito tecnologico, bensì nell’impatto che avrà a livello economico, sociale e politico.
AI generativa spiegata in modo semplice
Un modello di AI generativa compie un addestramento di giorni o mesi attingendo informazioni da enormi dataset, come milioni di documenti, pagine web e testi vari. Al termine di questo periodo il modello è pronto. Per avere informazioni dettagliate e corrette ciò che veramente conta è il prompt, ovvero la parte iniziale della conversazione. Più informazioni verranno fornite al modello, più le risposte saranno precise e complete. Massimiliano ha più volte ricordato che si deve considerare l’AI alla stregua di uno stagista; ci aiuterà nelle nostre ricerche, ma dovremo controllare il suo lavoro o riformulare la domanda iniziale se la risposta fornita non sarà soddisfacente. Per essere sicuri che l’AI non travalichi ciò che le viene chiesto, sono stati creati guardrails (barriere di protezione) perché fornisca risposte consone anche a livello etico.
È pericolosa e ruberà il lavoro?
In sé l’AI non è pericolosa, potrebbero esserlo gli esseri umani che la utilizzano per scopi non del tutto onesti. Cambiare approccio e soprattutto informarsi è essenziale. Potrebbe essere considerato alla stregua di un assistente che facilita il lavoro: sa capire testo, numeri e immagini e sa fare: risponde, riassume traduce, è in grado di generare codici, simulare personaggi e ruoli, classificare testi, generare video e dialogare con un altro software. Quindi può essere un interprete che può fare bene o creare danni. L’importante è essere consci dell’enorme potenzialità di questa nuova tecnologia.
L’AI in azienda
L’AI non conosce voi e la vostra azienda, bisogna quindi insegnargli tutto ogni volta. All’interno di un’organizzazione, l’AI ha bisogno di essere integrata in progetti specifici per sfruttare al meglio il suo potenziale. Si parte da progetti piccoli, per poi crearne di più grandi e, nel frattempo bisogna imparare a relazionarsi con l’AI. Quando si usa bisogna anche porsi il problema dei dati che le vengono forniti poiché non si possono dare garanzie totali. Ancora oggi, nonostante si siano abbassati i prezzi, l’intelligenza artificiale costa, ma essendo più veloce dell’essere umano nel reperire dati e informazioni, una società dovrà calcolare i costi e i benefici dell’ “assumere” un’AI in azienda. Bisogna cominciare ad aprire la mente e pensare a cosa porterà questa rivoluzione tecnologica. A tale proposito Massimiliano Turazzini ha scritto recentemente un libro dal titolo “Assumere un’intelligenza artificiale in azienda”. Questo volume è una guida pratica rivolta a imprenditori e manager che vogliono integrare l’intelligenza artificiale (AI) nei processi aziendali. Le paure sono lecite, ma, come per il computer, si dovrà tener sempre presente che è un’invenzione dell’uomo per l’uomo e se sarà buona o cattiva lo decideranno le azioni umane.