Sono soddisfazioni per questa rubrica. L’ultima sui boomer ha avuto una incredibile caduta qui vicino. All’Odissea, che è una discoteca (ehm) storica, zona Villorba. Beh, cosa hanno fatto? Hanno proibito ai quarantenni di ballare nella pista centrale! Riservata solo per i giovani, quelli veri, non quelli finti con i jeans stracciati da 200 euro e le magliette puzzolenti da 100. Particolarmente contente le ragazzine perché i “maturi” erano i più appiccicosi nelle avances. Trovo sadicamente giusto che anche quelli nati negli anni 80 provino sulla loro pelle e sui loro biglietti d’ingresso lo sfregio dell’emarginazione e della vecchiaia. Ben gli sta: sono gli stessi che hanno emarginato noi, un paio di generazioni fa.

E sempre continuando con questo inno alla concordia e alla comprensione reciproca sparliamo adesso dell’ultima sfornata giovanile: i maranza. Niente paura, anche stavolta ci affidiamo all’Accademia della Crusca “ragazzo o gruppi di giovani che condividono e ostentano atteggiamenti da strada, capi di abbigliamento e accessori appariscenti e un linguaggio spesso volgare”. Bene, promettente. E l’origine del nome? Da melanzana o da Marocco, marocchino, meridionale nel senso più esteso.

Abbigliamento: tute larghe, firmatissime come le scarpe, tarocche spesso, ciuffo inossidabile, berretto al contrario. Si muovono rigorosamente in gruppo, qualche volta si menano tra di loro, contenti così, e si riprendono in queste fasi agonistiche. Molti, ma non tutti, italiani di seconda generazione. Gusti musicali? Il solito trap ritmato, tik tok, con testi, diciamo così, discutibili sia verso le donne sia verso i modelli idealizzati, gangster di mezza tacca professionalmente inquadrati come spacciatori di quartiere.

Cerco di trovare una nota positiva. Difficile. Ecco: hanno rilanciato la tracolla, la borsettina che contiene chissà quali strumenti indispensabili. Un buon libro? La tessera di Emergency? Mentine? Dubito.

Ecco i maranza dunque. A Treviso centinaia tra la stazione, i giardinetti e piazza Borsa, uno spettacolo in divenire al sabato pomeriggio.

Troppa misantropia in queste righe, sono giovani e tornando all’inizio della rubrichetta, anche loro come i quarantenni di adesso passeranno di moda e le loro tute acetate (e firmate) finiranno al macero, i giubbotti smanicati nei pacchi per la Caritas. Dalle periferie arriveranno altri coatti, altri tamarri, altri emarginati, altri maranza. Cosa rimarrà?

 Ohibò solo il paesino di Maranza in Val Pusteria, 1400 metri, e come promesso “Tanto sole e fantastiche escursioni…”

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

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