A gennaio e ad aprile di quest’anno, con due diverse iniziative organizzate dal Coordinamento No Inceneritori prima e poi dai giovani attivisti climatici in occasione del Global Climate Strike, la ENI Station di Marghera e l’ENI Shop di Mestre sono stati usati come luoghi simbolici per contestare il progetto del nuovo inceneritore di fanghi nelle vicinanze di Malcontenta.
Ebbene, ENI denuncia 36 attivisti e attiviste dei comitati e del Laboratorio climatico Pandora. Diversi i reati contestati: violenza e minacce, sabotaggio, diffamazione e offese, istigazione a disobbedire alle leggi.
Dalle informazioni in possesso dei comitati pare che la stessa Procura avesse richiesto l’archiviazione per insussistenza dei capi di imputazione, ma l’opposizione di ENI ha comportato il fatto che martedì 29 ottobre si svolgerà una sorta di udienza preliminare, a seguito della quale il Tribunale di Venezia deciderà se rinviare a giudizio o meno i denunciati.
Dura la replica da parte del Coordinamento No Inceneritore: “I reati a noi contestati sono semplicemente ridicoli, le nostre azioni sono state totalmente pacifiche e non hanno creato alcun danno. Non è la prima volta che qui a Venezia ENI denuncia attivisti ecologisti per azioni di protesta contro i misfatti che questa multinazionale compie da decenni a danno dell’ambiente, del clima e della salute della popolazione in molte parti del mondo. Del resto, è una pratica intimidatoria e punitiva che la multinazionale mette in atto ogni qual volta viene contestata. È comunque paradossale che chi ha inquinato per decenni il nostro territorio e che ora vuole tornare a costruire un impianto altamente pericoloso e nocivo, chi è ritenuto uno dei maggiori responsabili del riscaldamento globale, rimane sempre impunito, mentre i cittadini che protestano legittimamente per difendere il diritto alla salute e a vivere in un ambiente sano siano messi sotto accusa. Noi non siamo per nulla intimoriti; anzi ora e dopo la manifestazione dei 5.000 a Mestre, il primo giugno, siamo ancora più determinati di prima a fermare gli inceneritori di ENI e di Veritas. Stiamo bloccando il progetto ormai da due anni, sappia ENI che di qui non si passa”.
Il Coordinamento sottolinea come il clima in questo Paese stia diventando sempre più pesante e antidemocratico: “Le proteste e il conflitto sociale sono il sale della Democrazia, ma negli anni gli spazi di agibilità per i movimenti so sono sempre più ristretti. Ora con il DDL sicurezza* si vuole dare un giro di vite estremamente pericoloso: se fosse stato in vigore al momento delle nostre iniziative, i capi di imputazione e le pene previste sarebbero state ancora più pesanti”.
Per questo il Coordinamento ha aderito alla grande manifestazione del 26 ottobre Padova contro il decreto, con lo slogan del movimento: NON BRUCERANNO IL NOSTRO FUTURO!
In attesa dell’esito dell’udienza di martedì prossimo il Coordinamento non si ferma e lancia un appello a tutti gli attivisti e simpatizzanti: “Portare avanti questa battaglia e contemporaneamente difenderci dagli attacchi legali di ENI è impegnativo ma quello che ci unisce è l’amore per questo territorio e la volontà di difenderlo, e a sostenerci anche economicamente con una sottoscrizione utilizzando:
IBAN IT03G0501812101000020000028 presso Banca Etica intestato a Opzione Zero.
*(a settembre la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge AC. 1660-A recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”).