Cari Lettori, ma quanto amate il vostro cane: il vostro Fido, il vostro Bubi, il vostro Pucci o come avete deciso di chiamarlo, esercitando tutta la vostra fervida fantasia. Lo amate tanto, su questo non esistono dubbi. Tanto al punto da sacrificargli un frammento importante della vostra esistenza, portandolo a fare pipì e popò sui marciapiedi (qualche volta senza la bottiglia per diluire le urine o senza il sacchettino per raccogliere le feci), portandolo a passeggio altrimenti gli viene l’artrite, portandolo dal veterinario di turno quando sta male e spendendo cifre proporzionate al vostro smisurato amore per lui, portandolo in vacanza, che da solo non ci può stare e così via. Così per tutta la sua vita, che fortunatamente è assai più breve della vostra e che nel momento della dipartita vi lascerà alle prese con un dolore inconsolabile.

Rimane un mistero il fatto che le scimmie carnivore autodefinitesi umane e dunque noi, si siano innamorate in modo così travolgente dei lupi. Innamorati, cioè di canidi, anch’essi carnivori, al punto da circondarsene e da conviverci, mantenendo milioni di animali (sembra che in Italia i cani siano otto milioni e tra qualche anno, complice il calo demografico umano saranno tanti quanto gli stessi italiani) a prezzo ecologico elevatissimo.

Ora, non mi soffermerò sul fatto che si tratta pur sempre di lupi, nel senso che anche nel bassotto lungo cinquanta centimetri e con le zampette lunghe appena quindici centimetri, albergano segretamente i geni di un lupastro feroce. Se mi ci soffermassi dovrei dire che l’uomo ha creato centinaia di mostri, che ha chiamato “razze canine”, recando al povero lupo l’offesa più terribile che gli si potesse fare.

Desidero invece soffermarmi sul fatto che i cani vanno mantenuti … con prodotti commerciali a base di carne, il che implica, come si diceva, un impatto ecologico sulla biosfera di portata impressionante. Anche perché, se una volta i cani si tenevano per la difesa o per la caccia (cani contadini, cani da burcio, cani da pajaro, cani da palù, ecc.) e a loro erano destinati i”vanzi” del desinare e della cena, facendone dei commensali dell’uomo, ora le cose sono radicalmente cambiate. Adesso, ai (nostri) vostri beniamini, cui avete dato nome e cognome, dovete servire le crocchette, bilanciate, con integratori di vitamine, scatolette di bocconcini e quant’altro di costoso l’industria del PET (a proposito, cosa cavolo vuol dire?) ha inventato per gratificare i ricchi e consumisti popoli dell’Occidente obeso e sprecone.

A questo proposito, anni fa si seppe che la carne destinata ai nostri amati cani, era quella delle balene, uccise dai Giapponesi e dai Norvegesi a centinaia ogni anno, in barba ai divieti e al rischio imminente d’estinzione di numerose specie di cetacei. Viene pertanto lecito chiedersi se ne valga la pena. Nel senso di chiedersi se valga la pena ignorare tutto questo e vivere felicemente senza porsi alcun problema; e magari lasciare pure le fatte di cane lungo i marciapiedi, che tanto qualcuno in cerca di fortuna prima o poi le pesta.

Quanto ai gatti, mi verrebbe da dire la stessa cosa, ma nei loro confronti sarò più indulgente. Per una semplice ragione: i gatti non abbaiano, mentre i cani lo fanno ad ogni ora del giorno e della notte, incuranti della tromba che ogni sera alle undici suona il silenzio nei nostri centri abitati (intorno all’abitazione di chi scrive ce ne sono sei, in quattro diverse abitazioni).

Che dire a questo punto e dunque nel momento in cui mi sono inimicato anche i tre lettori che mi rimanevano: dobbiamo forse rinunciare ai nostri piccoli amici? Dobbiamo rinunciare alla compagnia del “più fedele amico dell’uomo”, che l’uomo stesso ha addomesticato sottraendo i cuccioli ad una lupa per trasformarli in cani da caccia e da guerra? Ma nooo, ma nooo, ma cos’avete capito. “Cam on”, come dice quel tizio insopportabile della pubblicità, però andiamoci con cautela, teniamone uno, magari di piccola taglia, magari muto dalla nascita e meglio se impagliato. Poi, controlliamo che le crocchette non siano preparate con la carne di balena. Altrimenti l’eroico Paul Watson, attivista che tenta di fermare le navi baleniere, recentemente incarcerato in Groenlandia su mandato di cattura internazionale ad opera del Giapponesi, magari si offende.   

Michele Zanetti
Michele Zanetti vive vicino alle sponde del Piave e di acque, terre, esseri viventi si è sempre occupato. Prima come "agente di polizia provinciale" e adesso come naturalista a tutto tondo. È stato il cofondatore di un attivo centro didattico "il Pendolino" , ed è l'autore di una cospicua serie di libri su temi ambientali di cui è anche capace illustratore. ha intrapreso anche la via narrativa in alcune pubblicazioni recenti.

2 COMMENTS

  1. Grande Paul Watson, mobilitiamoci per riportarlo alla libertà. Sarà dura controllare su scatolette e confezioni varie se c’è del whales food, ma ci si può provare.
    Ciao

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here