Alla visione del film “Berlinguer la grande emozione” hanno partecipato molti moglianesi. È intervenuto anche il regista Andrea Segre, e ci sono stati rispettosi applausi dopo ogni proiezione. Abbiamo voluto chiedere un’opinione a un moglianese doc che non solo ha visto la pellicola ma anche conosciuto personalmente Berlinguer e che quindi potrà fare un confronto tra l’Enrico cinematografico e quello reale. Abbiamo perciò fatto alcune domande a Cesare De Piccoli, dirigente dell’allora PCI e tra le tante cose segretario regionale dei DS, vicesindaco di Venezia, parlamentare europeo e Viceministro con Prodi.
Piaciuto il film?
Segre è stato eccezionale. Ha saputo mettere insieme molto bene il privato con il pubblico. Il Berlinguer in famiglia e quello nel partito, con le figlie piccole e davanti a comizi impressionanti.
Ma e l’attore?
Germano ha fatto un lavoro ti dico stupendo. E non solo sulla parola ma proprio sulla postura, sul modo di muoversi e sulla gestualità, era proprio così.
Un difetto del film?
Ma no non ci sono errori. Se vuoi si limita ad uno stretto arco di anni. Tra il 75 e il 78. Gli anni della proposta del compromesso storico, poi è una ritirata strategica…
In che senso?
Nel senso che dal momento in cui fanno fuori Moro, la proposta non regge più e arrivano gli anni più duri. Quelli del ritorno del centrosinistra con Craxi, la rottura con Mosca, del terrorismo.
Scusa ti interrompo, la scena iniziale dell’incidente in Bulgaria è illuminante.
Incidente… hanno cercato di farlo fuori. Ho assistito personalmente a un piccolo episodio a Venezia. Mentre lo accompagnavo in albergo, abbiamo incrociato la delegazione russa con il potente capo degli esteri del PCUS Boris Ponomariov. Beh solo un formale cenno del capo. Silenzio glaciale. Decisamente Enrico non piaceva a Mosca e la sua frase che si sentiva più sicuro dentro la NATO piaceva ancora meno…
Insisto sui ricordi personali. Lui veniva spesso a Venezia?
Non spesso ma quando veniva la tappa d’obbligo era Marghera dove era popolarissimo tra gli operai, importante la conclusione alla Festa nazionale della donna nell’81. Erano visite istituzionali che spesso si trasformavano in…
Un aneddoto, anche piccolo.
Beh, ti faccio capire di quanto fosse, contrariamente a quanto si credeva, una persona semplice e spontanea. Ricordo che di ritorno dalle vacanze all’isola di Brioni in una storica trattoria alla Giudecca alzando la camicia ci mostrò l’ustione sul petto che gli aveva procurato una medusa. E noi a rincuorarlo.
Un Berlinguer affabile.
Guarda mi impressionò anche la pazienza che aveva con le figlie piccole e l’affetto per la moglie. Se mi permetti un momento quasi di identificazione: noi politici di allora, anche io purtroppo, eravamo un pò zingari, un giorno di qua, o domani in un’altra città. Se non avessimo avuto una donna brava accanto non avremmo retto. E ci metto pure mia moglie Afra in questo sfogo.
Basta. Vuoi una cosa divertente?
Certo, un altro aneddoto?
Coincide tra parentesi con una inquadratura del film. Una volta sono andato a prenderlo in una pensione dove alloggiava (non un cinque stelle), dovevo portarlo ad una festa dell’Unità. Mi invitò e tranquillamente in canottiera, non c’era l’aria condizionata, mi chiese del partito a Venezia, di Marghera. Il tutto fumando la sua immancabile Turmac.
Vorrei concludere qua, con questa bella immagine ma ti devo chiedere di Padova, della morte.
Sai non riesco ancora adesso e sono passati quarant’anni, a parlarne in modo sereno. Comunque a Padova c’ero andato insieme a Paolo Cacciari, allora vicesindaco di Venezia, eravamo proprio là sul palco quando ha cominciato a balbettare, a stare proprio male. Mi ricordo che la gente gli gridava “Basta, basta”. Poi sono andato subito in ospedale.
Immagino una scena straziante.
E nello stesso tempo quasi composta. Sabato è arrivato Pertini e ho visto Enrico intubato in rianimazione e non me lo dimenticherò mai… domenica è arrivato anche Craxi, me lo ricordo in ascensore teso e sudato, chissà cosa provava. E poi, la faccio breve, lunedì alle 12:45 è venuto giù il medico a dirci che il cuore si era bloccato per sempre. Guarda mi vengono ancora i brividi. Vedevo austeri compagni come Ingrao e Pecchioli piangere come bambini.
Poi vai ai funerali.
Sì, ma prima scortiamo il feretro fino a Tessera. A Marghera c’era una folla pazzesca, così pure quando arriviamo a Roma.
Eri nell’aereo?
Sì, Pellicani mi ha chiesto di salire, c’erano Sandro Pertini, la famiglia, e molti di noi. Non avevo niente con me, a Roma ho dovuto comprarmi un cambio di biancheria e una camicia…
Un’ultima frase.
Sì. Sono stato fortunato. Ho avuto l’onore e appunto la fortuna di conoscere una persona straordinaria. Era un’altra Italia diversa, e per me migliore di quella di adesso, e lui ne era il protagonista.