La Corte Penale de l’AjA, che rappresenta 125 paesi sottoscrittori dello Statuto di Roma, ha accusato il leader israeliano Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Gallant di crimini di guerra e contro l’umanità, per “l’attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza”. Insieme a loro è stato incriminato Mohammed Deif, il leader di Hamas responsabile della strage del 7 ottobre ’23 (dato per morto dalle fonti israeliane).
La decisione del Tribunale è un fatto sconvolgente, perché mai fino ad ora era stato accusato un esponente occidentale. Implica che gli accusati potranno essere arrestati quando mettessero piede in uno dei Paesi che aderiscono allo Statuto di Roma, su cui si basa l’operato della Corte Penale Internazionale. È bene ricordare che lo Statuto di Roma venne promulgato nel 1998 e – titolo meritorio di ferma volontà civile – le ingenti spese organizzative di oltre 6 miliardi di Lire, all’epoca vennero sostenute completamente dal nostro stato.
Israele, Russia e Stati Uniti sono esclusi dall’accordo, in quanto hanno firmato ma non ratificato il trattato.
Era tempo che un organismo indipendente e qualificato mettesse in evidenza lo scempio che si sta perpetrando in Palestina contro i civili. L’Alto Commissario dell’ONU ha riferito che il 70 percento delle morti accertate nei primi sei mesi dell’invasione israeliana a Gaza erano donne e bambini. La maggior parte di loro aveva tra i 5 e i 9 anni, e complessivamente i bambini ammazzati sono il 44 percento delle vittime totali.
È tempo che la politica equilibrista lasci spazio ad un’esecrazione non soltanto a parole per i morti ammazzati, per la sistematica distruzione delle fonti di sussistenza, delle case, dell’energia, degli ospedali. Ma ecco elevarsi le proteste indignate di coloro che si schierano, a prescindere da ogni ragionevole constatazione, a favore di una guerra che da difensiva si è trasformata in una mostruosa carneficina. Anche gli Stati Uniti, pur sotto l’ala democratica, hanno preso incondizionatamente le parti di Israele, attenti a non ferire le potenti lobbyes interne.
Ogni qualvolta si giudica severamente l’insostenibile situazione del popolo palestinese – qui non si parla di Hamas e dei loro impresentabili esponenti – si alza lo scudo di un presunto antisemitismo, per chiudere la bocca a chi protesta a favore della vita. Così le dolorose vicende storiche, occorse al popolo ebraico, vengono usate per coprire incongruamente le azioni delittuose di un governo decisionista, apparentemente senza limiti nella propria discutibile legge del Taglione.
In nome di Israele e del diritto legittimo e sacrosanto del suo popolo a vivere in Pace, è invece il momento di riconoscere con fermezza gli errori, meglio detto i crimini dei suoi leader. Insopportabili appaiono anche le connivenze sottaciute con i fanatici che da anni terrorizzano e invadono le terre dei pastori inermi. La Terra Promessa non può continuare ad essere contigua ad un cimitero a cielo aperto.
Purtroppo anche nella civilissima Europa sussistono rigurgiti di un estremismo che plaudono e incoraggiano implicitamente un massacro senza soluzione di continuità. Mentre nelle comode stanze si discute sul sesso degli angeli e se le oltre 44000 vittime siano da includere nel concetto di genocidio, o sia opportuno definirlo sterminio, o semplicemente effetti collaterali di una qualsiasi guerra, la gente palestinese continua a vagare sotto le bombe: affamata e senza speranza, con l’unica previsione possibile di un futuro nero e sconvolto dalle macerie fisiche e quelle nei cuori.
Il leader ungherese Orban, in questo semestre alla presidenza di turno dell’Europa, ha annunciato che inviterà in Ungheria il ministro israeliano, assicurandogli che nel suo paese “la sentenza della Corte Penale non avrà effetto”. Eppure, l’Ungheria ha ratificato lo Statuto di Roma. Così anche il Tribunale CPI si trova ad avere al suo interno aderenti che non lo rispettano, senza avere strumenti legali per obbligarli alla coerenza. L’Europa schiaffeggiata moralmente, in toto aderente allo Statuto di Roma, si comporta da anatra zoppa.
Allo Stato italiano, nelle parole del ministro alla difesa Crosetto, bisogna almeno riconoscere – pur nei suoi tortuosi distinguo – la correttezza di una dichiarazione: “sbagliato paragonare Netanyahu e Gallant ad Hamas, in quanto “da una parte c’è un atto terroristico fatto da un’organizzazione terroristica che colpisce nel profondo cittadini inermi, dall’altra c’è un Paese che a seguito di quest’atto va e cerca di estirpare un’organizzazione criminale terroristica”. “Poi, – ha precisato il ministro – se vogliamo giudicare come Israele si è mosso a Gaza, quanta della forza usata fosse necessario usare, quanto dei danni collaterali, che fa senso chiamare in questo modo, con delle vittime innocenti, quante migliaia ci sono state e quante linee rosse siano state superate, è un altro discorso”. Perciò se gli incriminati dovessero venire in Italia “dovremmo arrestarli”.
Il solito Matteo Salvini smentisce da par suo il collega di governo, asserendo che Netanyahu in Italia “sarebbe benvenuto”. Ti pareva…
Contro la Corte Penale Internazionale si oppongono le solite stucchevoli voci polemiche: quando le delibere giudiziarie non piacciono, vengono sistematicamente bollate come “giudizi politici”. Per non venire tacciati di essere parziali, i giudici dovrebbero forse inchinarsi proni di fronte ai potenti di turno? Si attuerebbe una fluente, ma pericolosa e antidemocratica concordanza. Troppo comodo non vedere, non sentire, non parlare mentre si consumano le ingiustizie penose del mondo contemporaneo, a cui piace discutere in punta di lingua, mentre la gente incolpevole stramazza nel sangue. Amen.
Treviso 25 11 2024 – Complimenti per questa rigorosa analisi…
Purtroppo risulta facile – di fronte ad un’opinione pubblica poco avvezza ad approfondimento e ragionamento – accusare di “far politica” (vedi i giudici che hanno messo in dubbio le scelte legate all’accordo Italia – Albania sui migranti) o di antisemitismo (dico: perfino Moni Ovadia è stato accusato di antisemitismo!) tutte le voci scomode alle scelte politiche del momento.
A sentir loro pare che gli unici che “non fanno politica” siano i governanti: al di là del “colore” e della effettiva percentuale di aventi diritto al voto ottenuta…