Quindici giorni fa, osservando lโapertura della COP29 a Baku, mi ero concesso un timido ottimismo.
Il vertice sul clima avrebbe dovuto rappresentare un momento di svolta, unโoccasione per riflettere sulle responsabilitร collettive e tracciare un cammino condiviso verso un futuro sostenibile.
Oggi, con la conclusione dei lavori, la disillusione รจ un sentimento che non riesco a nascondere.
Ho seguito con attenzione lo sviluppo degli incontri, cercando tra le pieghe dei discorsi e degli impegni sottoscritti un segnale di speranza.
Ma le assenze di molte potenze internazionali, il tenore del discorso inaugurale del presidente azero Ilham Aliyev, e persino le farneticazioni di Milei, presidente argentino e simbolo di un liberismo negazionista, raccontano una realtร che fatico a digerire.
Aliyev, il Presidente Azero dal suo palco, ha parlato con forza, ma non con visione.
Ha condannato lโipocrisia dei Paesi occidentali, pronti a criticare lโeconomia basata sui combustibili fossili mentre acquistano il gas azero.
ร difficile non cogliere un fondo di veritร nelle sue parole, ma ciรฒ non basta. Lโargomentazione che petrolio e gas siano โun dono di Dioโ non tiene conto del peso storico e ambientale di queste risorse.
Non possiamo ignorare che il benessere economico dellโoccidente si sia costruito, per secoli, sullo sfruttamento delle risorse e delle popolazioni di quello che allora chiamavamo Terzo Mondo.
ร questa la grande ipocrisia che i Paesi ricchi devono accettare responsabilmente.
Non a caso, come ha ben sintetizzato stamani su Repubblica Luca Fraioli in un articolo titolato โBaku amara per il clima: bene i soldi dei paesi ricchi, ma niente stop al petrolioโ, le parole del presidente azero sembrano inchiodare tutti allโevidenza di un problema ancora irrisolto: si parla di risorse economiche, ma si tace sui reali passi necessari per affrontare la transizione ecologica.
E qui emerge un secondo punto cruciale: la transizione ecologica non รจ unโopzione.
Non รจ un tema da dibattere nรฉ un processo da rimandare.
ร una necessitร urgente che va favorita, sostenuta e, in molti casi, imposta.
E invece, a Baku, abbiamo assistito a tattiche dilatorie, parole che negano lโevidenza e azioni che minano il futuro.
Quando Milei definisce la crisi climatica โuna menzogna socialistaโ e ritira la delegazione argentina dai negoziati, non sta solo dimostrando unโincredibile miopia politica, ma sta compromettendo il futuro di tutti noi.
Gas, carbone e petrolio sono scomparsi dal lessico della COP.
Se lโanno scorso a Dubai il petroliere Sultan Al Jaber era riuscito nellโimpresa storica di far approvare un testo sulla โtransition awayโ dai combustibili fossili, a Baku i sauditi ,che nel 2023 avevano ceduto alla morsa Usa-Cina ,hanno bloccato ogni tentativo di far riferimento nel testo finale alle fonti fossili.
Ora la palla passa al Brasile di Lula, che organizzerร la COP2025.
Ma sarร in grado Lula di conciliare la sua narrazione ecologista con lโessere uno dei maggiori produttori di petrolio?
Eppure, la COP29 non รจ stata priva di risultati. Lโaumento del fondo di aiuti climatici fino a 300 miliardi di dollari rappresenta un passo avanti.
Ma รจ sufficiente?
No, non lo รจ. Perchรฉ non si tratta solo di destinare risorse: si tratta di assumersi responsabilitร . La responsabilitร di riconoscere che la transizione ecologica deve essere un imperativo morale prima che economico.
La responsabilitร di agire non per interesse, ma per visione.
Bellissimo articolo, condivido il tuo commento critico.
il vero problema รจ che la politica internazionale non vuole accettare il tema del cambiamento climatico per quello che รจ: una prioritร .
Preferiscono, soprattutto i paesi in via di sviluppo, concentrarsi sulle politiche economiche, e ciรฒ renderร impossibile lo stop allโutilizzo dei combustibili fossili, essendo la maggior fonte di guadagno di molti paesi.