Fulvio Ervas è un collaboratore de “ILDIARIOonline”, lo dichiariamo con orgoglio e siamo contenti del successo, rinnovato, che gli ha dato la serie televisiva Stucky seguitissima nella seconda rete. Un successo dello scrittore, meritato, che ha creato questo personaggio adesso noto in tutta Italia, quasi familiare grazie all’interpretazione di Battiston. Queste sono cose che si sanno comunque, noi invece siamo andati da Fulvio, a casa sua, armati di un vassoietto di paste quasi fosse domenica a fargli un po’ di domande. La collaborazione giornalistica ci ha permesso di farne qualcuna scomoda.
La tua fama dopo la serie televisiva è schizzata in su?
Beh, sì sto lavorando bene. Schizzo, come dici tu, da una presentazione all’altra. Tra un’oretta sono in una libreria a Treviso. Nove incontri a novembre, il libro nuovo “Il tatuatore innamorato” sta andando bene. Quindi sono contento.
Contentissimo?
Lo so ti stai riferendo alla distribuzione: pubblico con la Marcos y Marcos che è una piccola casa editrice. Comunque siamo lontani dal successo di “Se ti abbraccio non aver paura”, centinaia di migliaia di copie vendute e poi, senza pubblicità, migliaia ancora all’anno e tradotto in una decina di paesi all’estero.
Non è che Stucky assorbirà tutta la tua produzione?
No no, anzi sto lavorando ad altri due romanzi di ben altro genere e ti ricordo che su 19 libri che ho pubblicato la metà non è Stucky.
Scusa, quindi quanti sono gli Stucky?
Dieci e questo è l’ultimo…
Ma questo è uno scoop! Sul serio?
Sì, ho deciso. Voglio continuare con il genere, chiamiamolo poliziesco, ma cambio personaggio. Una donna, una ispettrice come protagonista. Ne parliamo dopo.
Secondo me te ne pentirai. L’idea del nostro eroe quando e come ti è venuta?
Per caso. Volevo mettere dell’ironia nel serioso ambiente del noir. Non sono l’unico per carità, Malvaldi con i vecchietti del Barlume…
E Robecchi.
Certo, ma volevo anche ironizzare sulla furbetta Treviso, tutta boutique e perbenismo. Ti ricordi il mio primo libro “Commesse”? Poi mi piaceva trovare un poliziotto strano per quell’ambiente, un veneziano per di più di origine iraniana. Poi, e mi fermo, un episodio di cronaca, una fabbrica famosa che prende fuoco, sospetti, un inquinamento pauroso legato dalle autorità che mi spinge a scavare nella provincia. È stata una buona idea.
Scusa ti riporto al successo televisivo. Qualcuno sostiene che Battiston ne è il vero artefice.
Sono d’accordo. È lui che ha plasmato il personaggio. Stucky è diventato Battiston. Lui, l’attore, il sigaro lo fuma sul serio, si muove proprio così con quella camminata lenta che gli appartiene. E sono sicuro che si è impegnato per convincere i dirigenti RAI. Da quando ha recitato, cinque anni fa, in “Finché c’è prosecco c’è speranza” si è innamorato del personaggio Stucky e l’ha fatto rivivere.
Critiche: assomiglia troppo al tenente Colombo e gli episodi sono troppo corti e sbrigativi?
Allora intanto il lavoro è stato fatto da bravi sceneggiatori, che fanno un lavoro ben diverso dagli scrittori tutto sentimenti e atmosfera come me. Devono calcolare tempi, velocità e anche caratterizzare ogni movimento. E poi Battiston ha un’espressività infinita, ti ricordi Colombo aveva solo un’espressione. E sai perché? All’attore Peter Falk funzionava solo un occhio per cui aveva sempre quella fissità.
E sulla durata delle puntate?
Ti ricordo che è stato mandando in onda da Rai Due che non ha la forza di Rai Uno. La prima rete quando ha mandato in onda il lavoro dal libro di Ilaria Tuti “Ninfa dormiente” l’ha programmato in due serate, altro budget. E comunque a Rai Due erano contentissimi dello share raggiunto.
Parliamo di “gialli” o come vogliamo chiamarli.
Intanto facciamo un ragionamento. Questo tipo di letteratura cosiddetta minore ha scalato tutte le classifiche. Si vendono, tanto, solo i libri per l’infanzia li battono. Inoltre…
Ti interrompo con una frase di un giallista americano: “Dobbiamo sperimentare e dobbiamo denunciare. Per questa ragione siamo anche scrittori politici”. Sei d’accordo?
Ovvio e se vuoi la mia posizione, le mie scelte vanno tutte verso l’ambientalismo. Ho la convinzione che il Veneto abbia trattato in modo pessimo uno dei territori più belli del mondo. E continua pure. Nelle mie storie, faccio un esempio forte, è più importante la morte dell’ambiente di quella del singolo personaggio nel libro. I rifiuti, le acque, la diossina sono nelle pagine a cui tengo di più.
Ma Stucky non ci sarà più…
Ti anticipo però che l’argomento-sfondo del nuovo romanzo, quello dell’ispettrice, sarà l’over turismo. Questa bestia nera sta divorando Venezia, cercherò di tratteggiare un intrigo collegato alla lotta per la salvezza, o per la distruzione, della città. Per niente eterna.
Potendo scegliere preferivi essere uno sfigato professore (di chimica poi) ma giovane o un pensionato scrittore famoso?
Risposta mediana. Sono contento di essere un pensionato scrittore proprio grazie al fatto di essere stato un prof. E mi manca pure il rapporto con loro, con le ragazze e i ragazzi a scuola.
Sono le cinque, tramonto. Abbiamo discusso di omicidi, crimini, investigatori. Con tenerezza fraterna apriamo il vassoietto delle pastine, timidi e gentili. E coraggiosi prendiamo pure il caffè. Decaffeinato però.