Domenica mattina, seduto nella piccola sala colazioni di un albergo torinese, sobrio nelle forme e nei prezzi, osservavo i commensali provenienti da ogni angolo d’Italia e sussurravo a mia moglie: “Che bello!”.
… Perché no, a un mondo di stile di vita sobrio?
Sobrio nel porsi, nei prezzi, nell’essere e soprattutto nell’avere … un mondo, alla portata di molti, se non di tutti.
L’esatto contrario, di come gira, ahimè da sempre ed ora, sempre di più.
Lusso, lusso e ancora lusso, per arricchire modelli e stili di vita che lasciano fuori i più.
I super ricchi accumulano, i patrimoni crescono, e mentre loro moltiplicano le loro fortune, intere fasce della società scivolano nella povertà.
La notizia, ripresa dai quotidiani italiani sulla base di una ricerca del Censis, è sconcertante: 62 famiglie italiane detengono 200 miliardi di dollari, con una crescita media del 27% solo nell’ultimo anno.
Mai, mai ho provato invidia per nessuno, ma questa corsa all’accumulo prima e allo spreco poi, mi infastidisce, giorno dopo giorno, sempre di più.
Cosa c’è di umano nell’arricchirsi in questo modo?
È etico?
È giusto?
Il lusso sfrenato non è più solo una questione di gusto o di opulenza: è diventato un simbolo di esclusione, un biglietto riservato a pochi privilegiati in un mondo che avrebbe bisogno di condivisione.
“Viva la neve!” , scriveva ieri il mio caro amico Fabio Natale con serafica ironia, pensando agli sperperi di Cortina in vista dei prossimi Giochi Olimpici.
Un monito, il suo, per ripensare ai nostri modelli, un invito a riscoprire la bellezza delle cose semplici, non credo conoscendolo, per demonizzare la ricchezza, ma per ricordare che non può esserci giustizia, dove pochi hanno tutto e molti non hanno nulla.
La neve è di tutti.
Già… viva la neve!