L’occasione è l’inaugurazione della mostra “Connessioni 24” al Brolo, il centro artistico di Mogliano. Guardo, due chiacchiere, ma non riesco ad agganciare il curatore Angelo Zennaro. Gli do un appuntamento dopo un paio di giorni al mio ufficio, nella gelateria di Anna. Il Caffè degli Specchi triestino a Mogliano, l’atmosfera è la stessa. Angelo Zennaro ha un bel cappotto e mi racconta un sacco di storie per un paio d’ore, decido di dividerli in quadri, come Musorgskij.
Quadro numero 1. Venezia e il Ghetto.
[Un vero veneziano?] Cannaregio. Ponte delle Guglie, giri a sinistra verso il Ghetto. È la mia infanzia, mio papà era un capostazione; quindi stavamo relativamente bene e mi ricordo che il maestro di scuola ci metteva in due nel banco, uno come me e un ragazzino, diciamo così, povero. Ma giocavamo insieme a “baeon” nel campo del Ghetto. Uno di questi ragazzi era Riccardo Calimani, il maggior studioso dell’ebraismo italiano. Una bella infanzia ma c’era il destino, in fretta passai all’Istituto d’Arte. Ah, dimenticavo sai qual è stata la mia grande passione di allora? [La pittura?] La ginnastica artistica! Un vero campioncino. Ti faccio ridere: un puro, e sì che ne girava di gente strana allora a Venezia, hai mai sentito parlare di Kociss? [NDR. Un bandito de Casteo, quasi leggendario ma finito male] sono gli anni però in cui arriva, prepotente, la vocazione artistica. Muovo i primi passi con l’amore della mia vita [sorrido malizioso]. No, parlo del vetro, faccio le mie prime esperienze, la mia prima scultura e arriva un’altra passione [ed è la terza…]
Quadro numero 2. La politica, senza rimpianti.
Arriva il ’68. A scuola siamo affascinati dagli artisti americani altro che Sironi. Chiediamo di studiare una lingua straniera, l’anatomia, mi do da fare col movimento studentesco, arte e politica si intrecciano e anche amicizia. Ti faccio un esempio. Sono poco più che un dilettante e partecipo entusiasta alla manifestazione “100 artisti per il popolo del Vietnam” e qua conosco…[No, fermo, vai avanti con la politica]. Va bene però la politica non era il mio destino, scalo parecchio gradini, faccio il consigliere comunale, divento il segretario provinciale del PDS [NDR. partito democratico di sinistra]. Sono un grande sponsor del partito di Massimo Cacciari sindaco, e non era così scontato, ma non divento mai un funzionario. Vivevo del mio stipendio. Sì, perché nel frattempo avevo vinto il concorso e diventavo professore al Liceo Artistico.
Quadro numero 3. Le amicizie.
[Ginnasta, politico e finalmente artista]. In realtà succede quasi contemporaneamente. Ma torniamo a quell’episodio di prima. Aiuto in quella manifestazione, faccio un semplice segno nero e i bordi di un grande disegno di Emilio Vedova. Interviene lui, tutti si zittiscono, non aveva un bel carattere, e a sorpresa mi fa dei complimenti mi dice che avevo una mano diritta e senza sbavature. La faccio breve, nasce una collaborazione e perfino l’amicizia. [L’arte vince] Ma sì gli artisti veneziani diventano il mio mondo, uno per tutti Alberto Gianquinto. Partecipo alle Biennali del vetro e…
Quadro numero 4. Mogliano, don Giorgio e le vetrate.
[Ti avvicini a noi dunque?] Un primo aprile, come altri veneziani anch’io sbarco a Mogliano. Siamo agli inizi degli anni ‘90 e qui faccio il secondo incontro importante, non è una artista internazionale come Vedova ma è un prete di periferia con una personalità eccezionale: don Giorgio Morlin. Non è solo un sodalizio personale, simpatia, e non è nemmeno un solo fatto in intellettuale, è sintonia. E parte un progetto [l’artista riaffiora]. Ti ricordo che non avevo mai abbandonato il mio amore per il vetro. Solo che stavolta don Giorgio mi dà una possibilità unica: bucare la chiesa per realizzare tre vetrate, dedicate alla Trinità “Il sole Lacerato”, mica neanche piccole, ventuno lastre che compongono la vetrata di sei metri per sei .Troviamo un ingegnere tosto, bisogna ancorare tutto, e le realizzo. Anche qua don Giorgio fa una cosa da matti, mica andiamo a farle in una vetreria specializzata, no, le realizziamo sotto i magazzini della canonica. A farla breve sono molto belle, vai a vederle. E hanno successo, ne costruisco altre per l’Africa, perfino per l’India.
Quadro numero 5. Il Brolo e le mostre.
E siamo passati al 2000 o giù di lì. Il Brolo viene abbandonato, non viene usato. Con un gruppo di artisti ci mettiamo in testa, fa un po’ ridere adesso, di occuparlo. [Come degli studentelli]. Sì e comunque la cosa va avanti. L’assessore si convince e partono le prime sei mostre. Poi, ma questa è storia recente, arrivano le sedici carceri d’invenzione di Piranesi, i Goya, i Dorè. Utilizzo tutti i miei contatti possibili con i collezionisti per far arrivare a Mogliano opere meravigliose. Con Giorgio Capparoni, l’assessore, c’è una buona intesa sul presente e sul futuro del Brolo, lo ritengo una persona “moderna” nel senso che sa destreggiarsi bene tra un investimento per un’operazione artistica e la gestione di un evento popolare. Non è poco. L’idea di ampliare il Brolo con un passaggio vetrato verso il “Broletto” che verrebbe utilizzato per installazioni o conferenze, mi piace moltissimo, significherebbe fare cultura dove ci sono le radici culturali di Mogliano: l’Abbazia. Vabbè sto divagando, da dove siamo partiti?
Quadro numero 6. “Connessione 24” e oltre.
[La mia domanda iniziale, molte righe fa, era su Connessioni 24]. Sì, abbiamo fatto una piccola premessa [sorriso]. È una mostra realizzata in tempo record, tre settimane, con prestiti di collezionisti amici. Ventiquattro è l’anno che se ne va e ventiquattro sono le opere esposte: nuove connessioni con Mogliano. È anche una risposta alla forzata sosta post-elettorale, erano quasi sei mesi che tutto si era bloccato. Fai attenzione rimane esposta solo fino al 6 gennaio poi comincia la nuova stagione. Ho in mente un progetto triennale dal titolo “Sogno di dipingere il mio sogno” con nomi e sperimentazioni importanti, per esempio…
[Stop, gli chiedo due cose. Quando posso andare a vederlo fondere e creare nel suo laboratorio e dove ha comprato quello splendido cappotto].
Treviso 17 12 2024 – Complimenti per l’intervistatore e per l’intervistato…