La sentenza di ieri sera, sullโ€™assoluzione di Matteo Salvini nel processo Open Arms, รจ destinata, ancora una volta, a spaccare il paese.

Premetto che ho sempre rispettato e che sempre rispetterรฒ le sentenze dei giudici.

Non mettere mai in discussione la legge, il baluardo imprescindibile di una societร  civile.

Impossibile dimenticare o peggio ancora sapere e riconoscere che i giudici lavorano allโ€™interno di un sistema normativo costruito dalla politica, con tutte le sue lacune, i compromessi e le contraddizioni.

Quando un sistema produce sentenze che dividono e non chiariscono, la colpa non รจ della giustizia, ma delle regole e delle scelte che la politica ha imposto.

Ecco il paradosso: il processo a Salvini non รจ stato solo un caso giudiziario, ma anche uno specchio di un paese che ha smarrito il suo riferimento etico.

Una politica che dovrebbe unire, ma che continua a spaccare.

Kant scriveva: โ€œIl cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me.โ€ Mai come oggi quelle parole risuonano attuali. Perchรฉ non รจ solo il cielo stellato sopra di noi a interrogarci, ma anche quello su di noi.

Un cielo che invita a riflettere sul nostro dovere come individui, come comunitร , come paese.

Etica, deontologia e responsabilitร 

In questa sentenza, e nelle sue implicazioni, emerge un vuoto che va ben oltre la politica: un vuoto di deontologia.

Una parola spesso sconosciuta o ignorata, eppure essenziale per ogni professione e, ancor piรน, per ogni figura che ricopre ruoli di responsabilitร .

La deontologia non รจ un dettaglio burocratico, nรฉ un codice astratto: รจ lโ€™etica applicata al fare, al quotidiano.

รˆ ciรฒ che dovrebbe guidare ogni categoria professionale, ogni politico, ogni cittadino nel proprio ruolo.

Eppure, mi chiedo: dove sono finiti i principi deontologici che dovrebbero essere il cuore della nostra societร ?

Sono infiniti gli esempi che alimentano i miei dubbi.

โ€ข Un commerciante che specula sui prezzi o contraffa la merce non agisce forse contro la deontologia?

โ€ข Un imprenditore edile che fa la cresta sui materiali non tradisce forse la fiducia dei suoi clienti e della collettivitร ?

โ€ข Un medico che sfrutta il pubblico per indirizzare i pazienti verso il privato non viola forse il patto implicito con la societร ?

โ€ข E un politico, che dovrebbe rappresentare la comunitร , ma sceglie di dividere, non tradisce forse la deontologia del proprio ruolo?

La politica del populismo: un paese diviso

Salvini non รจ solo un politico assolto da una sentenza.

Salvini รจ il simbolo di una politica che, in nome del populismo, ha scelto la divisione come strategia. Una politica che non unisce, ma alimenta due Italie sempre piรน inconciliabili.

Da una parte, chi crede ancora nel senso del collettivo, nella responsabilitร  verso gli altri; dallโ€™altra, chi si rifugia nel rancore, nella contrapposizione, nellโ€™individualismo.

Hannah Arendt ci ricorda che il potere autentico costruisce e unisce, mentre la violenza โ€“ anche solo verbale โ€“ divide e distrugge.

Salvini, con le sue parole e i suoi atteggiamenti, ha scelto la seconda strada, quella piรน facile, quella che semplifica i problemi complessi e trasforma lโ€™etica in un nemico da abbattere.

Lโ€™assoluzione di Salvini, quindi, non chiude il dibattito, anzi.

Lo apre, e lo apre su una questione fondamentale: quale etica vogliamo condividere?

Perchรฉ senza unโ€™etica condivisa, senza un principio comune a cui riferirci, non saremo mai un paese, ma solo un insieme di individui in perenne conflitto.

Poi, considerate le imperfezioni dellโ€™essere umano, dovrebbero essere le categorie, e non le corporazioni, a dettare regole, usi e costumi.

Per fare un esempio concreto: un medico che specula sul male, un negazionista che continua a insegnare, un imprenditore che non rispetta i sindacati, dovrebbero essere espulsi e sanzionati dalla loro stessa categoria professionale, come atto di responsabilitร  collettiva.

Mai mi rassegnerรฒ allโ€™idea che le regole siano un ostacolo, che lโ€™etica e la deontologia siano utopie. Bisogna lavorare per recuperare il senso del โ€œnoiโ€, che non significa omologazione, ma responsabilitร  verso gli altri. Solo cosรฌ il cielo stellato sopra di noi tornerร  a essere un orizzonte, non un peso.

Non si tratta solo di Salvini, ma di una politica che deve ritrovare la sua ragion dโ€™essere.

Una politica che smetta di essere spettacolo, per tornare a essere servizio. Una politica che non divida, ma ricostruisca un tessuto sociale oggi troppo lacerato.

La sentenza di ieri non รจ un punto di arrivo.

รˆ un punto di partenza, per riflettere su cosa significa essere parte di una comunitร , e su quale paese vogliamo lasciare a chi verrร  dopo di noi.

Marco Casoni
Sono Marco Casoni, ho frequentato il Liceo Berto a Mogliano Veneto e laureandomi successivamente in Economia e Commercio a Ca Foscari. Ho svolto con successo assieme a mia moglie la professione di imprenditore nel settore della moda. Sono il segretario del circolo del Partito Democratico di Marcon.

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