18 giugno 1908: il francese Léon Delagrange, un pioniere dell’aviazione, decolla con il suo biplano in Piazza d’Armi a Milano e rimane in aria per diversi minuti davanti ad una folla stupita ed entusiasta. Tra le migliaia di spettatori col naso in su c’era anche la giovanissima Rosina Ferrario.

Nata a Milano il 28 luglio 1888 da una agiata famiglia borghese, fin da piccola Rosina mostra grande propensione per sport considerati allora “poco femminili” come le escursioni in montagna e il ciclismo. E inevitabilmente non può non rimanere affascinata dal nuovo mezzo aereo decidendo che prima o poi avrebbe provato l’ebrezza del volo.

L’aeroplano è ancora ai primordi e volare resta una esperienza molto pericolosa, tanto è vero che lo stesso Delagrange morirà due anni dopo durante una esibizione in Francia. Ma la febbre aeronautica in quel primo decennio del secolo è ormai inarrestabile.

Dal 25 settembre al 2 ottobre 1910 a Milano si svolge il Circuito Aereo Internazionale che prevede numerose gare con i più importanti piloti e costruttori europei e Rosina assiste ammirata allo spettacolo di questo grande meeting che rende ancora più forte la sua determinazione a diventare aviatrice. Scriverà qualche anno più tardi sulla Gazzetta dello Sport: «Specialmente le agili evoluzioni dei monoplani e i pesanti, ma sicuri, voli dei biplani mi affascinarono.

Anch’io avrei voluto andare lassù, verso il cielo, rapida e libera, e godermi dall’alto la bellezza dello sconfinato orizzonte».

Come primo passo Rosina ottiene (tra le prime in Italia) la patente per guidare le automobili, dimostrando che anche sulle quattro ruote non esistevano prerogative esclusivamente maschili. Poi dal 1911 inizia il suo addestramento al volo al campo-scuola di Taliedo presso Milano per approdare infine alla Scuola di Volo di Vizzola Ticino, fondata dall’ingegner Gianni Caproni, pioniere dell’aviazione e dell’industria aeronautica italiana.

È qui che la nostra protagonista il 18 luglio 1912 tenta il suo primo decollo da sola ma l’aereo (un vetusto e fragilissimo Caproni) a causa di un colpo di vento subisce una imbardata e si schianta a terra. Uscita senza un graffio dai rottami («era la prima forte emozione che mi dava l’aviazione!» commenterà in seguito da par suo) in settembre si frattura il braccio sinistro cadendo…dalla bicicletta!

Resta bloccata per un mese ma l’obiettivo finale è ormai vicino. Il 3 gennaio 1913 decolla dal campo di Vizzola ai comandi di un monoplano Caproni da 35 CV e compie per due volte il percorso stabilito dalla Federazione Aeronautica Internazionale (un grande 8 da disegnare in cielo tra due piloni posti a 500 metri l’uno dall’altro) tornando a terra in volo planato.

Rosina Ferrario diventa così la prima donna italiana e l’ottava nel mondo a prendere il brevetto internazionale di pilota d’aviazione, con il numero 203.

Alla ragazza lombarda che ha raggiunto uno storico traguardo giungono felicitazioni da tutta l’Italia e tra queste spicca quella del maggiore Carlo Piazza, che nell’ottobre 1911 in Libia aveva per la prima volta nella storia usato un aereo in missioni belliche, il quale le scrive: «Tutte le mie più vive congratulazioni, signorina, ma preferirei saperla più mamma che aviatrice!». Tanto per ricordare come andavano le cose riguardo alla parità di genere in quell’ultimo scampolo di Belle Epoque.

Comunque la comunità degli aviatori le si stringe intorno e l’impresa la fa diventare un personaggio pubblico richiesto nei salotti, sui campi di volo e sulle pagine delle principali testate giornalistiche. E‘ il suo momento d’oro. Il 15 marzo 1913 tiene una conferenza per l’Associazione Femminile per l’Arte, in occasione della quale la Gazzetta dello Sport le conferisce una medaglia d’oro. In primavera partecipa a diverse manifestazioni, tra le quali il meeting di Napoli (22-27 aprile) durante il quale raggiunge i 500 metri di altitudine su un Caproni da 50 CV e poi conquista il pubblico assiepato al Campo di Marte lanciando dal cielo una pioggia di garofani rossi.

Rosina viene contesa da varie città italiane e compie diversi voli, tra i quali va ricordato quello del 26 settembre quando parte alle 06.30 da Bergamo e, malgrado il tempo coperto e una fitta nebbia, si mantiene a 700 metri di altezza raggiungendo Taliedo mezz’ora dopo: una vera e propria piccola impresa viste le condizioni atmosferiche.

Il suo ultimo volo avviene nel 1914 quando decolla da Cameri (NO) per collaudare un nuovo tipo di monoplano. Avrebbe dovuto poi partecipare ad una tournée in America Latina ma tutto viene annullato per i venti di guerra che già soffiano in Europa. Il 24 maggio 1915 l’Italia entra nel conflitto e Rosina, come fanno altre aviatrici europee nei rispettivi paesi, scrive direttamente al Ministro della Guerra chiedendo di essere arruolata nel Corpo Aeronautico, magari come crocerossina aerea per trasportare i feriti dal fronte verso le retrovie. La risposta è lapidaria: “Non è previsto l’arruolamento di signorine nel Regio esercito”. Da questo momento Rosina Ferrario non volerà più.

La prima donna italiana ad aver ottenuto il brevetto di volo si è spenta nella sua Milano nel 1959.

Renzo De Zottis
Renzo De Zottis é nato a Treviso il 9 settembre 1954 e da qualche anno ha lasciato l'insegnamento nella scuola media. Collabora da lungo tempo con svariati mensili occupandosi prevalentemente di argomenti di carattere storico. Ha inoltre al suo attivo diversi servizi fotografici per le maggiori testate nazionali di automobilismo storico ed é stato addetto stampa in diverse manifestazioni internazionali del settore. Fa parte del direttivo dell'Unitre Mogliano Veneto e da almeno un ventennio svolge conferenze per questa associazione e per l'Alliance Française di Treviso.

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