Sono e sono sempre stato convintamente a sinistra.

รˆ una parte di me, di ciรฒ in cui credo. Eppure, il mio status di lavoratore autonomo, precario per definizione, mi ha spesso lasciato con una sensazione scomoda, quasi amara: lโ€™impressione di non appartenere davvero, di essere estraneo a una narrazione che sembra scritta per altri, per chi vive sotto lโ€™ombrello contrattuale di tutele e certezze che a me, come a tanti altri, non sono mai appartenute.

Quando mi trovo a discutere con chi vede la realtร  da unโ€™altra angolazione, blindato dietro un contratto a tempo indeterminato, con ferie, malattia e diritti conquistati e consolidati, spesso mi sono trovato in imbarazzo.

Giorni fa, nella chat del circolo di cui sono segretario, un iscritto, un lavoratore autonomo, un amico, Stefano Colussi, si รจ lasciato andare a un commento amaro:

โ€œMa perchรฉ ogni evento politico, ogni incontro importante, ogni dibattito si tiene quasi sempre o comunque spesso, di pomeriggio?

Quando chi ha un negozio, unโ€™attivitร , non puรฒ esserci?โ€.

Lรฌ, in quella semplice osservazione, ho visto riflessa tutta la frattura tra chi puรฒ permettersi di partecipare e chi, . . . no.

Ahimรจ sono aumentate nei decenni le partite IVA e contestualmente si sono rafforzati due mondi separati da profondi steccati.

Da una parte i garantiti, con stipendi sicuri e orari flessibili, con il tempo di indignarsi e di discutere.

Dallโ€™altra gli esclusi, quelli che lavorano senza rete, quelli che pagano per errori mai commessi, quelli che le ferie non sanno neppure cosa siano, quelli che sono stati costretti a diventare autonomi.

Ancor oggi a sinistra, che dovrebbe essere la casa di tutti, qualche domanda bisognerebbe farla, ma alla fine ci si limita a parlare a chi giร  ascolta, a chi giร  cโ€™รจ.

E chi non puรฒ esserci? Chi non riesce a presenziare perchรฉ impegnato a far quadrare conti sempre piรน stretti?

Quello resta fuori. Invisibile.

Il lavoro รจ un diritto?

Lo รจ, certo.

Ma quale lavoro? Quello di chi puรฒ permettersi di scioperare, di partecipare, di alzare la voce, o anche quello di chi si trova, nella maggioranza dei casi, sempre nellโ€™ombra, costretto a rincorrere le scadenze, i pagamenti, le incertezze?

Le risposte non arrivano, e nel frattempo il divario si allarga.

Ricordo un comizio di Bertinotti, sabato mattina, fortunatamente al cinema Excelsior in Piazza Ferretto a Mestre , nel 1994.

Sollecitavo la necessitร  storica di affrontare il cambiamento e di parlare al popolo dei padroncini, delle partite IVA, sottratte per forza di cose al lavoro dipendente.

Sono passati trentโ€™anni maโ€ฆ nulla รจ cambiato.

Marco Casoni
Sono Marco Casoni, ho frequentato il Liceo Berto a Mogliano Veneto e laureandomi successivamente in Economia e Commercio a Ca Foscari. Ho svolto con successo assieme a mia moglie la professione di imprenditore nel settore della moda. Sono il segretario del circolo del Partito Democratico di Marcon.

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