Lo scorso 10 marzo in qualità di consigliere regionale ho presentato una interrogazione, sottoscritta successivamente dai consiglieri Anna Maria Bigon (del PD), Elena Ostanel (lista “il Veneto che vogliamo”) e Cristina Guarda (lista “Europa Verde”) (PDF 1), rivolta agli assessori all’Ambiente e alla Sanità della giunta Zaia, dove si richiede “quali urgenti e inderogabili strategie la Giunta stia ponendo in atto per invertire la rotta nell’uso dei pesticidi in Veneto, a tutela e salvaguardia della salute pubblica, delle acque superficiali e sotterranee, dell’aria, della fauna, della flora e della biodiversità, e della catena alimentare, nel rispetto delle indicazioni UE”.
Nel testo ricordo che “La Commissione Europea ha messo a punto una serie di azioni, attualmente all’esame del Parlamento europeo, che spaziano dall’eliminazione dal mercato dei pesticidi più pericolosi, alla promozione dell’agricoltura biologica fino all’uso più diffuso di tecniche alternative di lotta antiparassitaria, volte a introdurre obiettivi vincolanti per la riduzione del 50% dell’uso dei prodotti di sintesi entro il 2030”. Va ricordato che “La transizione verrà accompagnata dall’uso della PAC (politica agricola comune dell’UE) per coprire i costi generati dai nuovi requisiti imposti agli agricoltori, ma per funzionare dovrà trovare terreno fertile a livello locale”.
I dati del Veneto al riguardo restano preoccupanti: infatti resta saldo il binomio tra incremento della superficie agricola destinata a viticoltura e aumento di consumo di pesticidi. Tra il 2010 e il 2022 la superficie vitivinicola è cresciuta del 35%, passando dai 74.897 ettari della vendemmia 2009/10 ai 101.165 ettari della vendemmia 2021/22. L’incremento è trainato dal +54% di Treviso (da 28.156 ettari a 43.417 ettari) e dal +12,7% di Verona (da 26.875 ettari a 30.289 ettari). Questi due territori da soli costituiscono il 78,5% della superficie vitivinicola regionale.
Speculare il dato del consumo di pesticidi: a Treviso nel 2021 sono stati venduti 4,20 milioni di kg-litri di pesticidi contro i 6,4 milioni venduti a Verona, costituendo assieme il 66,7% del mercato regionale. Nel 2021 in Veneto sono stati usati 3,26 kg-litri di pesticidi per abitante contro i 3,03 del 2012. Osservando la tabella (PDF 2) si può vedere che l’incremento è dato dalle province di Treviso e Verona, mentre nelle altre province il saldo è per fortuna negativo.
Così “Il Veneto presenta il dato nazionale più basso di agricoltura biologica”: si riporta il richiamo del rappresentante Onu Marcos Orellana che a fine 2021 espresse preoccupazione per “l’aumento significativo del volume di pesticidi utilizzati in Veneto, in particolare nelle zone di coltivazione del vino Prosecco dove si registrano livelli record su scala nazionale con un equivalente di un metro cubo di pesticidi per abitante all’anno”. Richiamo che in consiglio è passato come acqua fresca su una maggioranza più attenta a presenziare alle celebrazioni dei record di produzione vitivinicola che a governare il territorio.
La Commissione Europea è orientata verso una netta riduzione dell’uso dei pesticidi negli Stati membri; come riporta il sito dell’UE: “L’uso dei pesticidi chimici comporta gravi rischi per la salute dei cittadini, in particolare per le persone che li utilizzano, ma anche per i gruppi vulnerabili e i bambini. I pesticidi possono causare impatti sulla salute sia acuti che a lungo termine. (…) possono avere effetti dermatologici, gastrointestinali, neurologici, cancerogeni, respiratori, riproduttivi ed endocrini. Un’elevata esposizione professionale, accidentale o intenzionale ai pesticidi può rendere necessario il ricovero ospedaliero e causare la morte. Ogni anno livello mondiale si verificano circa 385 milioni di casi di avvelenamenti acuti non intenzionali da pesticidi, tra cui circa 11 000 decessi. Nelle zone agricole, l’uso di alcuni pesticidi chimici contribuisce al declino degli impollinatori necessari per nutrire una popolazione mondiale in crescita. Il 75 % dei tipi di colture alimentari a livello mondiale dipende dall’impollinazione (…)
Ridurre la nostra dipendenza dai pesticidi chimici è pertanto un elemento fondamentale del processo di creazione di sistemi alimentari più resilienti e sostenibili per il 2030 e oltre, per la nostra salute, il clima e l’economia.”; nel presentare la loro interrogazione ricordano il Rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)sui pesticidi nelle acque, dove risulta che il Veneto è di gran lunga il primo consumatore per ettaro di superficie agricola utile di questi prodotti. In particolare, la provincia di Treviso ha registrato in questi ultimi dieci anni una crescita continua dell’utilizzo di pesticidi, dovuta soprattutto all’aumento costante di superfici viticole. Per la provincia di Treviso (assieme a quella di Verona) l’Arpav registra i più elevati livelli di consumo di prodotti fitosanitari nella regione, con un trend in crescita: dai tre milioni di chilogrammi-litro del 2011, infatti, si è arrivati a oltre 4,3 milioni di chilogrammi-litro nel 2020”
Va quindi sollecitato il presidente Zaia affinché “tiri la testa fuori dalla sabbia. Continuare ad ignorare la questione dell’uso smodato dei pesticidi nell’agricoltura veneta, trevigiana e veronese in particolare, non fa bene all’ambiente né alla popolazione che entra a contatto con acqua ed aria contaminate. Ma a conti fatti non fa bene nemmeno all’economia dell’agroalimentare, in particolare del vino che rischia di subire uno shock quando entrerà in vigore la nuova regolamentare europea”.