Conoscevamo Silvia Battistella per le sue competenze letterarie e specialmente per la raffinata produzione poetica, oppure per la generosità con cui presta ad amici artisti la propria voce, ricca di sfumature, a impreziosire le letture durante le presentazioni di libri e gli eventi. Il carattere poliedrico di questa sua personalità emerge ora con una nuova prova di intelligente professionalità, nell’ambito educativo.
A conclusione della propria attività di insegnante elementare, Silvia Battistella ci consegna un testo prezioso: Tutti presenti – Piccole storie da maestra (ed.Erickson – 2023); contiene in meno di cento pagine il succo ed il senso di un’attività pluriennale entusiasmante. Diciamolo subito, a scanso di fraintendimenti: non si tratta del racconto volenteroso e talvolta melenso, retaggio di ricordi nostalgici per una carriera da libro Cuore tra i banchi, o magari di un velleitario diario pseudo pedagogico dell’ovvio, dato alle stampe da una ex maestra in vena di passare alla storia, almeno a quella dei propri nipoti.
Possiamo invece parlare di una specie di livre de chevet, su cui meditare, da centellinare con gusto. L’autrice riporta il proprio bagaglio di esperienze, messe a confronto con ciò che un sistema scolastico rimaneggiato e talvolta goffo richiederebbe, per finalizzare l’azione educativa. Risaltano gli inciampi che ogni insegnante di buona volontà deve scavalcare per compiere lealmente la propria missione, le brutture di un apparato burocratico amministrativo che si nutre di prescrizioni, circolari, principi di precauzione e salvaguardie dalle responsabilità, di sproporzionate pretese. Un sistema che impone ai piccoli alunni sovraccarichi, in una ridda di contenuti e prestazioni che comprimono ossessivamente il tempo creativo, l’otium, la lentezza necessaria per assimilare senza angoscia.
Il mondo scolastico in cui crede Silvia Battistella è un territorio dove la competenza fa rima con pazienza, un metodo orizzontale in cui non si mortificano le emozioni dei bimbi, annacquandole in rapporti con gli adulti di tipo impositivo e regole comminate dall’alto verso il basso. Non è neppure il mantenimento di un ordine asettico che relega gli alunni a vivere la scuola come una prosecuzione di quel processo nefasto, complice l’abbondanza dei media informatici, che rischia di risucchiarli in deludenti vite virtuali, comode da gestire per genitori ed insegnanti pigri, ma pericolose per la loro formazione. Che li vede sostare, seduti imbalsamati davanti allo schermo di un tablet o di una lavagna interattiva, precludendo la fisicità e il movimento necessari. La scuola in cui crede Battistella ammette gli imprevisti, la sorpresa, non fosse altro che la meraviglia stupefacente di una nevicata o l’ascolto silente del rumore della pioggia.
Le considerazioni, confortate da esempi luminosi di maestri eccellenti, citati nella ricca bibliografia, sono quelle di un’insegnante che scende a livello orizzontale con i suoi alunni, li stimola a sentirsi protagonisti senza essere prevaricatori, recupera il valore degli errori commessi, quali passi necessari per la formazione e la responsabilità; accoglie la diversità come manifestazione di individualità preziosa. Restituisce valore alla manifestazione delle emozioni e dei sentimenti, come pure al generarsi dei conflitti.
La piacevolezza espositiva dell’autrice, infine anche il suo messaggio educativo, è fedele alle premesse: gli esempi si sostituiscono alle teorie. Silvia Battistella è ottima narratrice e così il suo è un libro che offre tante storie, testimonianze ed esempi di casi vissuti, suddivisi per ognuno dei mesi di cui si compone un anno scolastico immaginario: da ottobre a giugno. Racconta di episodi, scene realmente accadute in un arco che va da fine degli anni ’90 all’altro ieri. Ciò che conta è il fil rouge che lega gli avvenimenti: parla delle piccole strategie per essere accettata, ci suggerisce il rito di un “cerchio del buongiorno” che diventa pretesto per una alfabetizzazione emotiva, dove ogni bambino può condividere con i propri compagni paure, domande, anche rabbia. Senza vergogna o timore di giudizio. Compare tra le altre la storia di Antonio, toccante: quella di un bimbo irriducibile e aggressivo fino ad essere violento. La conseguenza aprirebbe facilmente la strada a prevedibili punizioni, e invece si schiude al recupero del bambino, attraverso la comprensione, il rispetto delle sue ignote ragioni di protesta scomposta. È un avvicinarsi cauto, come quello del Piccolo Principe alla volpe del deserto che non può farsi ammaestrare. La classe di Silvia Battistella non è mai un luogo permissivo e accomodante che alluderebbe alla deresponsabilizzazione, ma favorisce un continuo pretesto per riportare ogni esperienza, anche negativa, nel solco costruttivo di una piccola società inclusiva. Anche un furtarello in classe è, così, occasione per lo sviluppo morale e di riscatto per il ladruncolo. Tanti casi diversi e un’unica sensibilità. Come succede con Claudio, iperattivo e definito “psicotico” e “iperattivo”. Capace, invece, di ritrovare sintonia attraverso una maestra intuitiva che, abbandonando schemi prefissi, gli consente di sfogare la propria energia, girando in tondo in palestra come “una macchina”: ogni individuo ha la propria personalità che si rivela in modi talvolta inusuali e richiede proprie valvole di sfogo. Silvia Battistella ci avverte che l’incontro di ogni mattina con i bimbi è fatto di contatti fisici, di carezze: oppure, a dirlo con le sue stesse parole: …”di un ciao, ci sono anche oggi, ci sono, mi vedi?…Perché poi si cresce, e se non hai impresso nella retina –almeno fuggevole, almeno di striscio – il ricordo di qualcuno che ogni giorno ti ha guardato rimettendoti al mondo, ti tocca sgrovigliarti ogni volta e ritrovare il nord e il sud, tu che ancora non hai imparato se sia un ginocchio o il cuore a sanguinare quando lei ti ha spinto via e ti ha detto «non sono più amica tua!» lasciandoti sola in ricreazione dietro la scuola, a imparare a tue spese che, a volte, anche le persone a cui vuoi bene ti tradiscono.” Per ogni mese di questo ideale calendario scolastico pluriennale Silvia Battistella inanella storie diverse, per illuminarci un poco sul mistero della crescita dei nostri cuccioli: essi non sono bambole vive, ma personalità complesse, a volte controverse e comunque diverse in divenire, da coltivare.
La lettura di questo libro ci conduce a riflettere non soltanto nell’ambito scolastico, ma apre a una proficua critica verso un modello sociale contemporaneo generale che ha dato troppo valore all’apparenza, alle prestazioni quantitative, convulse, frettolose: in ultima analisi a un vivere sempre meno compatibile con la sostanza umana. L’appello di Silvia Battistella è un allerta sui rischi di spersonalizzazione che, quasi inconsapevolmente, stiamo correndo e riporta al centro la capacità d’ascolto: l’educazione non è soltanto un arido fatto tecnico, ma anche e soprattutto un atteggiamento che mette in primo piano, oltre alle competenze, anche l’affettività, la sensibilità e il rispetto. La lezione implicitamente o apertamente espressa in Tutti presenti è un lascito considerevole. Un libro dono.