Sarà Antonia Arslan, scrittrice e studiosa padovana di origini armene, l’ospite d’onore del quarto appuntamento della rassegna “Aperitivi narrativi”, in programma giovedì 8 giugno alle ore 18 nel suggestivo parco di Villa Stucky a Mogliano Veneto.

La professoressa Arslan presenterà, dialogando con il giornalista Valerio Di Donato, il suo nuovo libro “Il destino di Aghavnì”, edizioni Ares, ultimo di una lunga serie dedicata alla storia drammatica del popolo armeno.

Se nel nostro Paese la tragedia “secretata” degli armeni -circa un milione e mezzo di vittime dell’annientamento operato fra il 1915 e il 1916 in Anatolia dai turchi ultranazionalisti del morente Impero Ottomano – è stata portata alla luce, spiegata e divulgata, lo si deve a lei.

Antonia Arslan, nata nel 1938 da padre di origine armena e madre veneta, già docente di letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova, stimata studiosa di narrativa popolare e di letteratura femminile italiana, diviene nota al grande pubblico come scrittrice nel 2004, pubblicando il romanzo “La masseria delle allodole”. Un’opera che, ispirata anche alla storia atroce vissuta dalla famiglia del nonno paterno, è stata premiata con numerosi riconoscimenti e che – per novità di contenuto, stile magnetico e messaggio dirompente – sta al genocidio degli armeni come il libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi sta alla Shoah.

Da quel momento, incoraggiata da un vasto consenso di pubblico e di critica, la professoressa Arslan imprime alla sua vita e alla sua produzione letteraria una svolta non prevista, che la impegnerà in nuovi studi, ricerche, raccolte di testimonianze e viaggi sulle tracce lasciate dai sopravvissuti ad un inaudito e diabolico piano di eliminazione, etnica e culturale. Quello deciso a tavolino dal fanatico nazionalismo dei “Giovani Turchi”, sarà solo il preludio di una orrenda catena di stermini, culminato nell’Olocausto degli ebrei ma replicatoin vari luoghi e forme per tutto il Secolo Breve. E anche oltre.

La preziosa presenza di Antonia Arslan costituirà anche un’ottima occasione per affrontare il tema cruciale del negazionismo dei genocidi – in primis quello subito dal suo popolo – e argomenti di stringente attualità geopolitica. Comeil destino degli armeni del Nagorno Karabakh, vittime e ostaggi del più recente conflitto riaccesosi nel 2020 fra Armenia e Azerbaigian; e le inquietanti prospettive per la stabilità e la pacificazione dell’intera regione dopo la riconferma elettorale, in Turchia, del discusso presidente Recep Tayyip Erdogan.

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