Oppenheimer è un film uscito in Italia nell’agosto del 2023 diretto da Christopher Nolan che ha riscosso grande successo è pareri decisamente discordanti.

È un film appartenente al genere biografico, storico e drammatico della durata di ben 180 minuti. È proprio la durata il principale elemento di discussione. Sicuramente è un film molto lungo, ma l’alternanza delle scene a colori e in bianco e nero, i numerosi primi piani del protagonista e la stupenda colonna sonora e l’audio, hanno reso il tutto scorrevole e piacevole.

Nolan è un regista a cui piace giocare molto con il tempo, con la percezione che si ha di esso, sul suo scorrere. In questo caso il film è caratterizzato da due vicende che si intrecciano e che sono distinguibili dal diverso colore delle immagini. La vicenda principale è narrata a colori, ed è la storia personale dello scienziato Robert Oppenheimer, interpretato da un bravissimo Cillian Murphy, e del suo percorso che lo ha portato alla costruzione della bomba atomica utilizzata dagli Stati Uniti d’America per distruggere le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.

La seconda vicenda, non meno importante, è narrata in bianco e nero ed è la storia del processo condotto per la completa riabilitazione di Oppenheimer a seguito di un “falso” processo costruito da Lewis Strauss, un politico americano che si occupava dei progetti per lo sviluppo di armi atomiche e che aveva cercato di incolpare ed emarginare  dal mondo scientifico Oppenheimer. Il processo aveva come scopo allontanare il fisico statunitense dalla scena politica facendo leva sui suoi legami con il mondo comunista. Durante questo “processo” vengono convocati a testimoniare i compagni di lavoro di Oppenheimer, il regista utilizza dei flashback per rievocare i momenti passati e per chiarire le motivazioni delle dichiarazioni dei coinvolti e il legame con il protagonista.

Il regista inoltre gioca molto con i primi piani del protagonista, estremamente espressivi, che assieme all’audio donano solennità alle scene e catturano l’attenzione degli spettatori. Le musiche sono di Ludwing Goransson, nominato più volte ai Golden Globe e vincitore di un premio Oscar nel 2019 come migliore colonna sonora originale nel film Black Panter. Il cast è di notevole spessore: Emily Blunt, Florence Pugh, Matt Demond, Roberto Downey Jr., Rami Malek e molti altri.

In questo film un ruolo apparentemente di secondo piano lo rivestono le due donne chiave nella vita del dottor Oppenheimer. È un film che ha fatto molto discutere ottenendo commenti positivi, ma anche critiche. Alcuni erano molto scettici per la riuscita del film, temendo che il regista non riuscisse a replicare il successo dei film precedenti, ma si sono ricreduti. Ancora una volta il regista non delude nella scelta strutturale e nella modalità di narrazione. Molto apprezzate sono state le interpretazioni di Cillian Murphy e Robert Downey Jr.

Alcuni critici sostengono che il regista abbia dato poco importanza alle figure femminili sminuendone il ruolo rispetto alla realtà dei fatti. Io credo che non sia del tutto così. È sicuramente vero che i due personaggi femminili non sono presenti in moltissime scene, ma hanno un ruolo determinante della vita di Oppenheimer e il regista è riuscito a rendere al meglio questa loro centralità.

La prima delle due donne è Jean Tatlock interpretata da Florence Pugh, la prima amante del fisico, attivista comunista e si lega a lei nel periodo di avvicinamento e frequentazione del partito. La loro storia d’amore finisce presto, ma il protagonista nutrirà per lei sempre un grande affetto. La fine della loro storia d’amore porta al suicidio della ragazza di cui Oppenheimer si porterà sempre dietro il fardello.

La seconda è Katherine Oppenheimer, interpretata da Emily Blunt, biologa e botanica tedesca naturalizzata statunitense ed ex membro del Partito Comunista degli Stati Uniti. È per lei che Oppenheimer lascia Jean, si sposano e hanno un figlio. È una donna estremamente forte, rimasta sempre al fianco del marito nonostante tutto. Tra i due nasce una complicità, una chimica e un rispetto reciproco, dove sicuramente Katherine rappresenta la roccia e il punto fermo dove Oppenheimer trova supporto e riparo.

Il regista è riuscito a trasmettere l’ansia e l’angoscia che accompagnarono la vita di Oppenheimer; il senso di colpa per le vittime che causò la sua scoperta, ma allo stesso tempo la soddisfazione della scoperta e di aver portato a termine il compito assegnatoli.

Agnese Tozzato
Agnese Tozzato è nata a Treviso il 26 Aprile 1997. Ha frequentato il liceo scientifico presso il Liceo Giuseppe Berto di Mogliano Veneto e si è diplomata nel 2016. Ha proseguito gli studi presso l’università Ca’ Foscari conseguendo la laurea triennale in Storia con una tesi in storia delle istituzioni nel 2021. Attualmente sta frequentando l’ultimo anno di laurea magistrale sempre presso Ca’ Foscari. Ama praticare sport, soprattutto l’atletica leggera, e si dedica all’insegnamento di questo sport ai più piccoli. Ha una passione per la scrittura, la fotografia, il cinema e la musica.

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