Sabato 2 dicembre, nella sala conferenze della bella sede dell’Ordine dei Medici di Treviso, si è tenuto un importante convegno organizzato dalla sezione provinciale di ISDE Italia – Medici per l’Ambiente, dal titolo “NON C’È VITA SENZA SUOLO“.
Due le relazioni presentate, importanti e stimolanti l’interesse del pubblico anche perché in qualche modo contrapposte: la prima quella della dott.ssa Salvina Sist, dirigente della Pianificazione Territoriale della Regione Veneto, poi quella del prof. Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione Territoriale e Ambientale del Politecnico di Milano. Entrambi introdotti dal dott. Giacomo Toffol, presidente di ISDE Treviso.
Dicevo “contrapposte”. Infatti, non potevano essere più diverse, le impostazioni della dott.ssa Sist tutta tesa, probabilmente per dovere d’ufficio, a difendere le scelte di pianificazione territoriale del Veneto, classificato al secondo posto nella poco invidiabile classifica di consumo di suolo dopo la Lombardia, e quella del prof. Pileri, uno dei massimi studiosi delle implicazioni negative, a tutti i livelli, che questo consumo di suolo comporta.
La modalità con cui quest’ultimo espone le sue conoscenze è fatta di ironia e leggerezza e per questo, secondo me, si fa seguire dal pubblico con attenzione anche quando riporta numeri e dati incontrovertibili, in questa occasione sulle implicazioni del consumo di suolo sui danni alla salute.
Ironia e leggerezza che hanno fatto in modo che la contrapposizione non degenerasse in una sterile polemica. In particolare, quando la dott.ssa Sist è arrivata ad affermare che la costruzione di nuove autostrade sarebbe addirittura vantaggiosa ai fini di ridurre i danni respiratori dell’inquinamento, rendendo il traffico più scorrevole. E poi che le aree occupate dai cantieri non andrebbero conteggiate come consumo di suolo, perché “rinaturalizzate” non appena l’autostrada è completata. Tutta l’impostazione della dirigente regionale era inoltre protesa a ricondurre tutte le responsabilità, per le scelte sbagliate, alla pianificazione e alla legislazione nazionali, quasi a suggerire che il Veneto sarebbe molto più virtuoso se ottenesse l’autonomia.
Il prof. Pileri ha mostrato, anche con la proiezione di immagini molto efficaci, come invece l’estensione della copertura di asfalto e cemento implichi una irreversibile compromissione delle possibilità di riportare alla libera naturalità tutti i terreni, anche quelli largamente circostanti. In particolare, l’impossibilità di ripristinare i suoli occupati per anni da cantieri con mezzi meccanici e materiali di costruzione. Inoltre, ha smascherato, con riferimenti e legislativi precisi, il facile alibi di riportare tutto il danno al centralismo statale.
Bella l’illustrazione del prof, in questa sede di medici, di come anche la difesa del suolo rientri nell’approccio “One Helth”, un modello sanitario che si basa sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e vegetale, cioè la salute dell’intero ecosistema, siano legate indissolubilmente.
Alla fine del convegno ho potuto illustrare brevemente (anche per conto della dott.ssa Vitalia Murgia che purtroppo non è potuta intervenire) di come il coordinamento NO INCENERITORE sia stato protagonista dell’ingresso di questo criterio, largamente caldeggiato dall’Istituto Superiore di Sanità anche in Veneto, con il progetto “One Health Citizen Science” per il SIN di Porto Marghera, integrato dall’autonoma ricerca di inquinanti del terreno nelle uova di galline allevate a terra.
Perché, come ha mostrato anche il prof. Pileri, la contaminazione del terreno è una delle forme più terribili del consumo di suolo.
Grazie
Davvero un ottimo resoconto del convegno che è stato molto interessante e di cui ringrazio Giacomo Toffol e i colleghi di Isde Treviso