Quando si parla di rapaci diurni ad un cittadino dotato di cultura medio-elevata, come suppongo sia il nostro lettore, questi pensa subito ai banchieri, ai petrolieri e ai miliardari (in euro) che si spartiscono le risorse del Pianeta e della Nazione. La nostra cultura antropocentrica, insomma, non perdona.
In realtà, parlando di “rapaci notturni”, nell’ambiente scientifico divulgativo, ci si riferisce a una particolare categoria di uccelli. Questi stessi sono dotati di strumenti speciali, mediante i quali l’evoluzione li ha resi idonei alla cattura delle prede di cui si nutrono e che sono costituite da invertebrati e da vertebrati di dimensioni diverse. Strumenti che sono costituiti da poderosi artigli, da becco adunco con margini taglienti e da una vista straordinariamente acuta.
Ancora una volta, ai più, questa sommaria descrizione richiamerà alla mente l’Aquila reale, che nell’immaginario collettivo e nella cultura naturalistica del cittadino medio è il solo uccello rapace esistente al mondo.
Non è così, ovviamente e se oggi siamo qui, a dedicare una piccola frazione del tempo preziosissimo che ci rimane da vivere a Voi e a questo argomento, è proprio per farvi conoscere alcune delle specie di rapaci diurni (ci sono ovviamente anche quelli che cacciano di notte, ma appartengono ad una diversa categoria sistematica) che vivono accanto a noi. Come a dire che nelle nostre campagne, non meno che nei nostri parchi e giardini urbani, i rapaci diurni sono relativamente numerosi e presenti in tutte le stagioni.
La prima specie che intendiamo sottoporre alla vostra attenzione è lo Sparviere (Accipiter nisus). Si tratta di un accipitride forestale, che scende in pianura nei mesi invernali per cacciare pettirossi e cince, ma anche tortore e persino colombi, in volo, nei nostri giardini. Da qualche decennio, poi, avendo scoperto che in città le prede sono abbondanti, ha cominciato a nidificare nei parchi storici.
Seconda allo Sparviere, per frequenza, è la Poiana (Buteo buteo), un grosso rapace che frequenta le campagne d’inverno e che osserviamo spesso in sosta sui pali che fiancheggiano le strade. Molto più lenta della specie precedente, essa caccia prede al suolo e queste sono costituite da anfibi e rettili, uccelli terricoli e piccoli mammiferi.
Anche la Poiana ha ripreso a nidificare nella campagne di bassa pianura, dopo decenni di assenza, negli anni Novanta del secolo scorso.
Frequentissimo e stanziale è anche il Gheppio (Falco tinnunculus), un falco di modeste dimensioni che si libra in aria facendo lo “Spirito santo” (la definizione è degli ornitologi), per osservare le piccole prede che cattura al suolo.
Decisamente meno frequente, invece è il Falco lodolaio (Falco subbuteo), presente soprattutto durante i passi, ma anche nidificante nei boschetti e sulle siepi-alberate delle campagne. Le sue prede sono i passeriformi migratori e dunque le allodole e le specie di analoghe dimensioni.
Assai raro, invece, è il Pellegrino (Falco peregrinus), leggendario cacciatore di colombi torraioli, che si lancia in picchiata ad oltre 110 km/h, spezzando la spina dorsale alle prede nell’impatto violento che ne segue. Ricomparso dopo decenni di quasi totale assenza, ha nidificato su un’alta ciminiera di Marghera e cacciato in Piazza San Marco: come a dire, un vero aristocratico.
Parimenti raro, infine, è l’Astore (Accipiter gentilis), che scende in pianura d’inverno al seguito delle prede alate che migrano dalle foreste alpine in cui vive e nidifica. Autentica aquila forestale, questa specie può cacciare scoiattoli e mammiferi della dimensione di una lepre.
Questo dunque, in sintesi estrema, il quadro che delinea la presenza dei Rapaci diurni nella bassa Pianura veneta, anche se abbiamo volutamente tralasciato alcune specie di passo.
Concludendo vorremmo ancora una volta sottolineare l’importanza della tutela di questi preziosi indicatori di qualità dell’ambiente. Uccelli che svolgono il naturale e prezioso ruolo di derattizzatori e di controllori delle popolazioni urbane di colombi torraioli e che sono spesso vittima proprio delle sostanze chimiche impiegate nelle campagne di derattizzazione. Non rimane pertanto al lettore che sognare di trovarsi uno Sparviere in giardino, magari con il pettirosso Titti, con cui parlavamo ogni giorno offrendogli le briciole, tra le grinfie.