A Mogliano Veneto si sta entrando nel vivo della competizione elettorale. Il sindaco uscente appoggiato dalle liste di centro destra, arch. Davide Bortolato e lo sfidante Giacomo Nilandi, vincitore delle primarie nella compagine di centro sinistra, trovano ora una nuova competitrice accreditata, sulla strada che il prossimo 9 giugno condurrà alla guida della città. Si tratta di Giuliana Tochet che si candida con la propria lista civica AscolTiamo Mogliano e nel nome si gioca il doppio senso che allude all’amore per il Comune.
Per dirla con gli scacchi, si tratta di un’imprevista mossa del cavallo, dopo che l’ex assessore alle Politiche sociali, per la Famiglia, alle Pari opportunità e ai Rapporti con l’azienda unità locale socio sanitaria si era dimessa qualche tempo fa, proprio dalla giunta Bortolato, ufficialmente per non meglio precisati motivi personali.
Una diffusa vox populi non ha dubbi che sia stata spinta al suicidio politico, sacrificata per far spazio – come richiede il vento che spira attualmente – ad una esponente di Fratelli d’Italia, la signora Francesca Caccin. Il tutto secondo un calcolo di convenienti alleanze, in previsione delle prossime votazioni.
Proprio la sostituzione di Giuliana Tochet, e la sua successiva discesa in campo, ci consentono di azzardare due facili deduzioni: la neutralità sbandierata da Bortolato, cioè quella di rappresentare una tranquillizzante lista civica che prescinde dai partiti, si rivelerebbe soltanto un modesto espediente per strizzare l’occhio al sentimento antipartitico di una buona parte della cittadinanza. In tale ipotesi non è escluso neppure un ammorbidimento della posizione di questo candidato, fino ad oggi critica nei confronti della Lega salviniana. Se ciò avvenisse, in nome di una auspicata “coesione” delle destre, si potrebbe agevolmente parafrasare il motto latino attribuito a Vespasiano: non soltanto pecunia, ma neppure votum non olet (il voto non ha odore).
La seconda deduzione riguarda proprio la signora Tochet: la scelta di ritornare in campo da protagonista non è tipica di qualcuno che abbia scelto serenamente di allontanarsi dalla politica, per dedicarsi magari al più rilassante giardinaggio domestico. Dunque il de profundis recitato dal primo cittadino Bortolato, in occasione del commiato politico della signora dagli occhi azzurri, a questo punto risulta persino un poco comico: “Comprendo che nel corso di un quinquennio motivi personali talvolta possano prendere il sopravvento e che sia doveroso poter dedicare tempo agli affetti e alla vita personale. Sono certo che l’apporto attivo di Giuliana Tochet nel mondo sociale e per la nostra amata comunità moglianese continuerà con l’instancabile dedizione dimostrata in questi quattro anni»
È presumibile che, prossimamente, cotanta sviolinata sarà ripagata da una comprensibile dignitosa ostilità. Del resto la signora Tochet vanta un bagaglio ragguardevole di credibilità personale nel ruolo di assessore.
Seguiremo gli sviluppi interessanti di questa competizione: le prime mosse indicano già le linee guida. Il sindaco uscente sfrutta le grasse occasioni offerte dalle grandi o piccole realizzazioni maturate, per presentarsi in fascia tricolore a “benedire” le proprie creature.
Per la cospicua mole di danaro, piovuta grazie al PNRR, è da mettere un cero all’altare. Non va dimenticata, infatti, l’opera diplomatica congiunta di Giuseppe Conte con Paolo Gentiloni nel commuovere l’Europa ad aprire la borsa. Così ora è proprio Bortolato, nella posizione di sindaco uscente, che può far fruttare localmente la situazione. Un fitto calendario di inaugurazioni gli permette di mettersi in buona evidenza e lui, sapientemente, non butta via nulla: sia che si tratti di realizzazioni oggettivamente rilevanti come la nuova pista ciclabile sul Terraglio, ma anche della prima semina di fiorellini al parco Primavera; è indifferente se si inauguri la riqualificazione della palestra Vespucci o la piantumazione del primo alberetto nell’area, chiamata già Bosco di Mogliano, dove dovrebbe un giorno – chissà quando – trovarsi anche la porta d’accesso al vagheggiato Parco della biodiversità (ex Cave di Marocco).
Il candidato Nilandi ha sfoderato recentemente al Centro sociale un consistente programma, molto concreto e frutto di un’elaborazione seria. Nasce da un percorso poliennale non improvvisato di consultazioni sui bisogni reali della popolazione: si intravede non soltanto una volontà di fare semplice manutenzione al territorio, ma di portare i frutti di una visione moderna per il futuro di una città problematica, ma dalle ampie prospettive. Com’è appunto Mogliano.
Parla di interventi necessari di inclusione e di assistenza: spazia dalle case per anziani, agli incentivi per i giovani, dal consumo zero di suolo, al centro culturale giovanile, dal ruolo della biblioteca, alle sedi per l’associazionismo nei quartieri; dal caro affitti, ai trasporti nella città metropolitana. Dalla transizione ecologica alla vocazione turistica. L’elenco sarebbe lungo e ci ripromettiamo di dar conto, non appena disponibili, dei programmi ufficiali dettagliati di tutti e tre i candidati.
Per adesso percepiamo che il risultato del prossimo voto, in fin dei conti, resta pur sempre una scommessa aperta. Magari nell’urna si depositassero soltanto le serie valutazioni ragionate! Invece conteranno drammaticamente l’emotività volatile, o gli atti di fede ad un certo schieramento in voga. E conterà la sempre maggiore desertificazione dei seggi. L’imprevedibilità è di casa anche a Mogliano. Lo sa bene l’ex sindaco Carola Arena: sotto la sua guida la cittadina ha conosciuto, pur in un momento economico non florido di risorse, una vera ristrutturazione urbanistica impensabile e un’attenzione alla socialità. Eppure logiche di corrente e di mancata empatia hanno decretato comunque la caduta della sua giunta. Ci risuona nella mente la considerazione dello scrittore Mark Twain: “se volessimo capire in cosa consiste davvero la razza umana, dovremmo solo osservarla in tempo di elezioni”.