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Palazzo Mocenigo della Casa Nova è un insieme di palazzi di varie epoche uniti a formare un grande complesso residenziale che si affaccia sul Canal Grande, il suo ingresso via terra risulta però seminascosto e difficilmente raggiungibile e la grande cancellata che ci si para innanzi poco fa intuire quello che fu lo splendore di questa famiglia e della loro residenza.
Una famiglia potente ed influente, che diede alla Repubblica ben 7 dogi. Non si può parlare della politica della Dominante senza trovarsi al cospetto di qualche membro di questo illustre casato, che cercò in tutti i modi di rimanere sempre sulla cresta dell’onda, anche nei periodi più bui per la città.
Come tutti sappiamo l’avvento di Napoleone disintegrò quello che era un sistema ormai già sull’orlo del tracollo per l’anziana Repubblica e, quando quel fatidico 12 maggio del 1797 Venezia entrò a pieno titolo nelle mani di Napoleone, l’intrepido Alvise Mocenigo, lontano dal voler rinunciare alla propria posizione, appoggiò sin da subito quello che venne visto da quasi tutta la classe nobile e dal popolo come un usurpatore.
Il legame con l’Imperatore dei Francesi fu davvero molto forte per Alvise, ricevendo da questi in cambio titoli e onori. Estremo atto di devozione nei confronti del novello monarca corso da parte di Alvise fu la commissione nel 1812 allo scultore Angelo Pizzi, allora professore di scultura all’Accademia di Belle arti di Venezia, di una sua grande statua in marmo in vesti antiche.
La statua invero era già nata come gesso nel 1809 ed acquistata dal governo di Milano per essere trasposta in marmo, cosa che però non avvenne mai.
Si vociferava che la statua commissionata da Alvise dovesse essere posta su un monumento che sarebbe stato eretto per Napoleone a Venezia, ma si preferì appoggiare in seguito la versione che l’opera dovesse esser collocata nel giardino della sua villa di Alvisopoli.
La statua fu portata a termine nel 1815, come testimonia la data, scolpita insieme alla firma dell’autore, sul basamento dell’opera. Purtroppo per Alvise la stella di Napoleone tramontò ed egli stesso passò a miglior vita. L’ingombrante e scomoda mole del bel marmo aveva nel mentre trovato posto nell’androne centrale del palazzo sul Canal Grande, da dove gli eredi cercarono in tutti i modi di disfarsene, senza successo.
Lord Byron al suo ritorno dalle nuotate nel Canal Grande poteva ammirava il liscio marmo della classica statua così come Thomas Moore e tutti gli altri illustri affittuari del palazzo che si sarebbero susseguiti negli anni.
Con poca onestà si cercò di spacciare la statua per un’opera di Canova, e solo in tempi recentissimi si è accettato il fatto che l’incombente mole fosse stata realizzata da un altro lodevole scultore. Cosa assai divertente è che sino a pochi anni fa, per suffragare la paternità al Canova dell’opera, i proprietari posizionassero vasi di piante a nascondere la firma del Pizzi.
La statua non è un non finito come un’errata tradizione vuole, ma completa e rifinita, il grande cono che collega il braccio alzato al capo, che ha fatto dare tale definizione di incompiuta a qualche studioso poco esperto, che mal aveva interpretato alcuni carteggi, risulta invero un normale sostegno alle parti aeree per evitare che durante il trasporto queste si spezzino. Una volta trovata la definitiva collocazione tale parte sarebbe stata rimossa, la sua ancora attuale presenza ci fa comprendere la costante speranza degli eredi di potersi un giorno liberare dell’opera. Essa ormai ha trovato definitiva collocazione, nella sua provvisoria sistemazione di più di due secoli orsono, nel grande androne vetrato del pianterreno del palazzo, dove con ogni probabilità sarà ammirata dai fortunati che riusciranno ad accedervi per i secoli a venire.
Interessante curiosità da legare alla scultura è che il gesso acquistato dal governo di Milano sia stato infine nel 1932 trasposto in bronzo, e che la fusione sia stata poi collocata su un alto basamento marmoreo nel cortile di palazzo Archinto dove tuttora la si può ammirare, gemella metallica del marmo veneziano.