Come ogni anno, eccomi di ritorno all’ovile, dove tutto è cominciato, più di duemila anni fa.
È ancora buio, e vago solitario, lungo un sentiero dissestato, a piedi nudi, in pigiama, ancora mezzo assonnato, reggendomi al mio bastone.
Mi chiedo quale senso abbia, continuare a rivivere l’evento che ha cambiato la Storia, non potendolo condividere con nessuno.
Continuo a camminare, pregando di non inciampare su qualche masso o, peggio ancora, trovarmi dei piccoli sassolini in mezzo alle dita.
Albeggia.
Poco distante, scorgo le mura della città santa.
Sosto un momento, sedendomi su di una pietra.
Un uomo mi viene incontro.
A prima vista, potrebbe avere la mia età, e ha la mia stessa corporatura.
Gli do poca importanza, anche perché qui, sono solo uno spettatore invisibile agli occhi dei protagonisti di questa storia.
L’uomo però, raggiuntomi, si ferma, sedendomisi accanto.
Non nascondendo un certo disagio, mi alzo, deciso a raggiungere il cenacolo.
La voce dell’uomo, però, mi avverte che il sepolcro è da tutt’altra direzione.
Mi volto di scatto, ma a parte alcune donne, camminare a passo lento, lo sguardo rivolto a terra, venire dalla parte opposta a dove voglio andare io, non c’è nessun altro.
Possibile?
Un’allucinazione, oppure quella voce…era quella di Tonino, il personaggio fatto d’aria e di pensieri, solito un tempo, a vivacizzare le mie giornate?
Giungo al sepolcro, trovandolo aperto.
Le donne, poc’anzi incrociate, dove saranno, ora?
Frastornato, con la schiena appoggiata al fusto di un albero, penso a quanta poca Fede, abbia nutrito in questi ultimi anni.
Chiudo per un momento gli occhi, e sento le guance rigarsi di lacrime.
Una mano sulla mia spalla, mi provoca un brivido lungo tutto il corpo, mentre la voce udita poco fa, mi invita a non dubitare.
Quando riapro gli occhi, mi trovo seduto a letto, con le gambe a penzoloni, le luci del giorno, che filtrano tra le imposte.
Sogno, realtà, o cos’altro?