C’era una volta un’Italia povera in cui le rane cantavano a milioni nei fossi, i gamberetti (le schie d’acqua dolce) zampettavano numerosissimi tra i banchi di Ceratofillo e le tartarughe palustri si crogiolavano al sole a centinaia, sulla sponda bassa dei fossi.

Quelle tartarughe, che pochi conoscevano con il nome loro attribuito dalla Scienza (Emys orbicularis), così come le bisce d’acqua e le stesse rane, erano predatrici di insetti acquatici e di minuscoli vertebrati. Abitudini alimentari già conosciute dai veneziani, le loro. Al punto che, nel passato glorioso della Serenissima se ne faceva commercio per la “deblattizzazione dei palazzi nobiliari affacciati al Canal Grande. In altre parole, gli emissari dei signori, le acquistavano per pochi spiccioli presso i pescatori-cacciatori delle paludi, per portarle negli scantinati umidi e bui dove sopravvivevano per qualche tempo nutrendosi di … scarafaggi (detti anche blatte).

Qualcuno, tra i poveri abitanti delle paludi, si dice pure che se le mangiasse, anche se non è nota la ricetta (cosa peraltro da segnalare alle decine di canali televisivi che, dalla mattina alla sera, mostrano ad un popolo con insane tendenze all’obesità come si cucinano cibi di ogni sorta).

Tutto questo nel passato, povero, come s’è detto e al tempo stesso un tantino rustico, un tantino analfabeta e con un’aspettativa di vita che avrebbe condotto nella tomba chi scrive da almeno sei o sette anni.

Poi è subentrata, d’impeto, la crescita tumultuosa, la ricchezza e tutto è cambiato.

Con la ricchezza siamo diventati tutti più raffinati, più teledipendenti (berlusconiani), più consumisti e più imbottiti di conservanti, ingeriti con il cibo quotidiano e che ci hanno allungato la vita di circa dieci anni (come sta a testimoniare chi scrive). Ah, si dimenticava: non è cambiato l’analfabetismo, stavolta di ritorno.

Bene, ma cosa c’entrano le tartarughe con tutto questo? “Cosa ciazzecca” la deriva del capitalismo made in USA con le benedette tartarughe?

C’entra, c’entra, fidatevi; altrimenti perché mai saremmo qui a scriverne?

E’ infatti accaduto che con la maggiore ricchezza abbiamo cominciato a importare ingenti quantitativi di “piccoli animali da compagnia” e, tra questi, centinaia di migliaia di minuscole tartarughe dalle guance rosse (Trachemys scripta elegans), dal Nordamerica.

A decine di migliaia, poi, genitori sensibili alla Natura hanno fatto dono ai loro bambini delle graziose tartarughine alloctone. Loro, i bambini, sensibili come i genitori, le hanno allevate a mangime per un anno, due, dieci, venti (le tartarughe vivono anche ottant’anni), vedendole trasformarsi, nel tempo, in bestiacce grosse, ingombranti, soffianti minacciosamente e mordaci.

L’epilogo inevitabile, pertanto era quello della loro eliminazione, ma non con destinazione pentola, bensì fosso della campagna o stagno e laghetto del parco pubblico più vicino.

Che sensibili queste persone e che cuore grande a non macchiarsi di tartarughicidio.

Risultato? Centinaia di migliaia di tartarughe guance rosse e guance gialle (importate con le prime), a spasso natatorio nelle nostre inquinate acque interne, a contendere il cibo disponibile alle più piccole e dunque perdenti tartarughe autoctone.

Centinaia di Migliaia! Centinaia di migliaia di mostri acquatici per cui il riscaldamento globale ha creato le condizioni ambientali necessarie per riprodursi liberamente.

E’ palese, a questo punto, il destino della nostra “tartaruga palustre dei poveri” e dunque una poco onorevole estinzione.

Certo, nessuno se ne accorgerà, salvo, noi, poveri naturalisti e comunque, così va il mondo, l’Occidente ricco, l’Italia dei braccianti indiani, bengalesi e africani. In fondo, si tratta semplicemente di globalizzazione, in questo caso soltanto naturalistica, che è come dire nulla.

Michele Zanetti
Michele Zanetti vive vicino alle sponde del Piave e di acque, terre, esseri viventi si è sempre occupato. Prima come "agente di polizia provinciale" e adesso come naturalista a tutto tondo. È stato il cofondatore di un attivo centro didattico "il Pendolino" , ed è l'autore di una cospicua serie di libri su temi ambientali di cui è anche capace illustratore. ha intrapreso anche la via narrativa in alcune pubblicazioni recenti.

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