L’Earth Overshoot Day (tradotto: giorno del sovrasfruttamento della terra) è il giorno in cui l’umanità ha consumato interamente le risorse rinnovabili che gli ecosistemi del pianeta sono in grado di generare nell’arco di 365 giorni. Tale dato si ottiene dal confronto e dall’analisi tra  la somma delle aree terrestri e marine biologicamente produttive e la nostra impronta ecologica, ossia quanto riduciamo con il nostro modello iperbolico di sviluppo la capacità della terra (del suolo) di rigenerare  risorse,  biodiversità  e fornire servizi ecosistemici: assorbire più CO2 di quella che emettiamo, immagazzinare l’acqua tramite le radici degli alberi e della vegetazione in genere, produrre cibo, legname, ecc. 

Quest’anno cade il 1 agosto, anche se per l’Italia, secondo il “Global Footprint Network”, l’overshoot day è il 19 maggio: è questa la data in cui la perdita di risorse naturali supera la capacità del nostro paese di generarne di nuove. Il Presidente della Regione Veneto invita a riflettere su quella data, ma l’invito lo fa sui social e non in una seduta straordinaria del Consiglio Regionale, magari facendo un bilancio delle risorse naturali non rinnovabili perdute per sempre grazie alla sua politica ambientale ed economica, di cui ha la totale responsabilità politica da quasi vent’anni. 

È sorprendente e singolare questo stupore manifestato tramite il meccanismo della “comunicazione-propaganda” da parte di un politico che ha avuto tutto il potere e tutto il tempo per lavorare a una riduzione del debito ecologico. In Veneto il bilancio delle risorse naturali e dei loro servizi ecosistemici è in rosso e a questo risultato ecologicamente negativo hanno contribuito e stanno contribuendo scelte politiche deleterie per l’ambiente, la salute, il clima.

Come la legge regionale 14/2017 che avrebbe dovuto contenere il consumo di suolo e grazie alla quale la media annuale di consumo di suolo è schizzata a 743,73 ettari, contro una media annuale di 512 ettari nel periodo precedente all’emanazione della legge (dal 2012 al 2016). Stiamo parlando di una risorsa non rinnovabile che una volta spazzata via in pochi secondi da una benna di una ruspa perde le sue funzioni ecosistemiche e ci rende più vulnerabili agli effetti degli eventi climatici estremi: siccità, alluvioni, bufere di vento, frane, incendi, allagamenti. 

O come l’espansione della monocoltura del Prosecco nei 210 chilometri quadrati dell’area Docg che favorisce potenziali processi di erosione delle colline.

O come l’occupazione di circa 200 chilometri quadrati (dati 2018) della pianura agricola veneta per la produzione del Prosecco Doc che annienta la “biodiversità colturale” e la “sovranità alimentare”. 

O come  la fertilità dei terreni agricoli compromessa da un massiccio uso di pesticidi che espongono le superfici coltivabili al rischio desertificazione (la regione Veneto è fra le regioni che ne fa maggiore uso). 

Se non si “interiorizza” il rispetto sacrale verso “madre terra” non possiamo comprendere i cicli della natura, che sono cicli che garantiscono la vita e la rigenerazione delle risorse. Come le foglie degli alberi che rilasciano l’acqua nell’atmosfera attraverso l’evo-traspirazione regolando il ciclo idrogeologico, mitigano le alte temperature estive, assorbono CO2 e quelle polveri sottili (Pm10) i cui picchi di persistenza nell’aria sono presenti dal 2010 in sei città su sette della regione Veneto.

Terra, suolo, alberi è l’unico “paradigma della rigenerazione delle risorse naturali”. Ci vuole tanto a capirlo?

Quando non viene assunta in modo autocritico la responsabilità politica del debito ecologico accumulato e si fanno sui social esternazioni generiche e decontestualizzate dal proprio enorme potere politico, e prescindendo dal territorio su cui si è esercitato tale potere, si sta  facendo “comunicazione propaganda” e alimentando l’analfabetismo funzionale. Forse si è vittima di una specie di “dissonanza cognitiva”: si sostengono pensieri e idee in contraddizione tra loro. O forse si vive in un universo politico e mediatico parallelo alla realtà e lo si utilizza per canalizzare consensi su singoli aspetti del reale sconnessi tra loro o su piattaforme politiche solo enunciate, secondo una traccia narrativa accomodante, semplificatoria, umorale, perché si ritiene la politica non l’arte del fare ma l’arte della ricerca del consenso.

Dante Schiavon
Laureato in Pedagogia. Ambientalista. Associato a SEQUS, (Sostenibilità, Equità, Solidarietà), un movimento politico, ecologista, culturale che si propone di superare l’incapacità della “classe partitica” di accettare il senso del “limite” nello sfruttamento delle risorse della terra e ritiene deleterio per il pianeta l’abbraccio mortale del mito della “crescita illimitata” che sta portando con se nuove e crescenti ingiustizie sociali e il superamento dei “confini planetari” per la sopravvivenza della terra. Preoccupato per la perdita irreversibile della risorsa delle risorse, il “suolo”, sede di importanti reazioni “bio-geo-chimiche che rendono possibili “essenziali cicli vitali” per la vita sulla terra, conduce da anni una battaglia solitaria invocando una “lotta ambientalista” che fermi il consumo di suolo in Veneto, la regione con la maggiore superficie di edifici rispetto al numero di abitanti: 147 m2/ab (Ispra 2022),

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