Il 27 giugno 1962 all’autodromo di Monza venne presentata l’Alfa Romeo Giulia TI, un modello destinato a lasciare un segno indelebile nella storia dell’automobile.

L’anno in cui nasce la Giulia TI vede l’Italia al culmine del miracolo economico, il reddito nazionale aumenta in termini reali del 6,3% e lo stipendio medio di un operaio oscilla tra le 60 e le 70.000 lire, ma si fanno già sentire le prime tensioni inflazionistiche della famigerata “congiuntura” che a partire dal 1964 darà il via al primo periodo di recessione del dopoguerra. Nel frattempo gli italiani grazie alle rate comprano un po’ di tutto, compresa l’automobile perché sono gli anni della motorizzazione di massa, circolano più di un milione di autovetture, si moltiplicano strade e autostrade e si stanno per ultimare i trafori del Monte Bianco e del Gran San Bernardo. Dal punto di vista politico la novità più rilevante è la nascita del centro-sinistra promosso da Moro e Fanfani con la benedizione della Fiat. In febbraio John Glenn é il primo americano a viaggiare nello spazio, in maggio viene eletto presidente della Repubblica Antonio Segni, in agosto muore Marylin Monroe, in settembre i Beatles registrano il loro primo 45 giri Love me do, in ottobre inizia il Concilio Ecumenico Vaticano II, si apre (e si chiude, per fortuna) la crisi dei missili sovietici a Cuba e in un mai chiarito incidente aereo scompare il presidente dell’ENI Enrico Mattei.

Al cinema esordisce James Bond con Agente 007 licenza di uccidere ma registriamo anche capolavori come Lolita, Lawrence d’Arabia, Divorzio all’Italiana, Il Sorpasso e Il Gattopardo.

In questo il contesto storico nasce la Giulia TI (Turismo Internazionale), destinata a diventare una vettura simbolo di tutta un’epoca e a segnare un punto di svolta del prodotto auto. Vediamo perché.

Alla fine degli anni Cinquanta la 1900, vettura con cui l’Alfa Romeo aveva introdotto la scocca portante e avviato il processo di modernizzazione produttiva, aveva decisamente fatto il suo tempo. Mentre la fascia delle cilindrate medio-basse era coperta dalla Giulietta berlina e dalle sue derivate Giulietta Sprint e Giulietta Spider, si poneva il problema di trovare un modello di classe media collocato tra i 1.500 e i 1.600 cc. che fosse confortevole, accessoriata, veloce ma accessibile da una clientela più vasta che ancora risentiva degli effetti del miracolo economico.

Il Centro Stile della Casa milanese guidato da Ivo Colucci e Giuseppe Scarnati disegnò un’auto con padiglione alto e luminoso, ma quello che stupiva più era la coda tronca, inusuale per l’epoca, frutto di accurate ricerche aerodinamiche nella galleria del vento del Politecnico di Torino. Una funzionalità che sarà subito confermata sul campo, visto che la Giulia risulterà dotata di una stabilità sconosciuta alle vetture concorrenti grazie all’assenza di vortici e turbolenze in coda, dote a cui contribuì in modo rilevante anche l’originale scanalatura che correva sia lungo tutta la linea di cintura sia lungo i bordi del tetto, volta ad eliminare gli spigoli vivi incanalando allo stesso tempo il flusso d’aria verso la coda.

A determinare la bontà aerodinamica della vettura fu inoltre la sua sezione frontale compatta e bassa, con una inclinazione del parabrezza mai vista prima su una berlina di serie. L’importanza di tutta questa ricerca aerodinamica fu ripresa con grande evidenza nel lancio pubblicitario che definì la Giulia la vettura disegnata dal vento, una significativa novità in un periodo nel quale le doti delle automobili generalmente venivano messe in relazione alla potenza del motore mentre la linea costituiva semmai soggetto di valutazioni estetiche.

La nuova Alfa Romeo anticipava inoltre il concetto di sicurezza passiva, all’epoca sconosciuto, visto che la scocca fu costruita con la parte anteriore e posteriore a deformazione progressiva in grado di assorbire gli urti e salvaguardare così l’abitacolo, molto più rigido. Una soluzione che rientrava già negli standard di sicurezza USA introdotti solo nel 1968 e in Europa molto più tardi. Vettura eccezionale sotto tutti i punti di vista la Giulia lo era naturalmente anche nel motore e non poteva essere altrimenti vista la sua origine alfista. Ereditava l’ottimo quattro cilindri in linea della Giulietta con distribuzione a doppio albero a camme in testa e camere di scoppio emisferiche che venne dotato per l’occasione di valvole di scarico cave riempite di sodio in grado di smaltire meglio il calore, con una cilindrata maggiorata a 1.570 cc., una potenza di 92 CV e un cambio a cinque rapporti (quasi una novità per l’epoca). Il consumo medio era di 10,5 litri per 100 chilometri, molto buono e reso possibile dalla validità complessiva del progetto.

Capace di superare i 170 chilometri orari la Giulia si impose come la berlina di serie più veloce del mondo nella categoria 1.600 cc. e lo restò anche nella versione 1.300 introdotta nel 1964. I freni erano ancora a tamburo ma dopo i primi 22.000 esemplari furono sostituiti con un più efficiente impianto a quattro dischi Dunlop a comando idraulico e servofreno a depressione. Altro punto di forza della vettura era la eccezionale tenuta di strada ottenuta grazie all’adozione di sospensioni anteriori e posteriori appositamente studiate al fine di limitare il coricamento in curva, limitando scuotimenti e vibrazioni grazie a tamponi e bandelle in gomma.

La nuova Alfa Romeo veniva venduta a Lire 1.652.835 su strada (circa 24.000 euro), un prezzo non certo alla portata di tutti ma le sue prestazioni la rendevano comunque competitiva in una fascia di mercato dove le rivali o erano meno costose ma molto meno performanti come la Fiat 1500, la Ford Taunus o l’Opel Rekord, oppure con prestazioni appena inferiori ma sensibilmente più care come la Lancia Flavia o la BMW 1500.

La berlina disegnata dal vento rimase in produzione 15 anni fino al 1977 e fu prodotta in 572.626 esemplari in tutte le versioni che seguirono quella iniziale: TI Super, Giulia Super,  1300  e 1300 TI, 1300 Super,  Giulia Nuova Super e Giulia Diesel. Da ricordare che per anni la Giulia costituì l’automobile canonica in dotazione sia alla Polizia di Stato (Pantere), sia ai Carabinieri (Gazzelle) e naturalmente, grazie alle sue doti di velocità e tenuta di strada, fu anche la vettura preferita dai rapinatori!  

Qualche anno fa un complesso italiano che andava per la maggiore cantava:

Dedicato a te, alla tua lucente armonia, immensamente Giulia!

Non possiamo che essere d’accordo.

Renzo De Zottis
Renzo De Zottis é nato a Treviso il 9 settembre 1954 e da qualche anno ha lasciato l'insegnamento nella scuola media. Collabora da lungo tempo con svariati mensili occupandosi prevalentemente di argomenti di carattere storico. Ha inoltre al suo attivo diversi servizi fotografici per le maggiori testate nazionali di automobilismo storico ed é stato addetto stampa in diverse manifestazioni internazionali del settore. Fa parte del direttivo dell'Unitre Mogliano Veneto e da almeno un ventennio svolge conferenze per questa associazione e per l'Alliance Française di Treviso.

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