Non so perché mi viene in mente il terribile titolo di Grossman. Descrivere quello che è successo a Mestre vuol dire entrare violentemente nell’assurdo, nel crudele.

Siamo davanti allo striscione Ciao Jack appeso davanti al cinema Busan e cerco di parlare con Danny Castiglione che, come tutti quelli di Officina 31021, Jack lo conosceva bene. “Non riesco ancora a crederci. Se non ti dispiace vorrei…” Il dolore è profondo e ci sostituiamo noi nell’arida cronaca.

Ieri sera due amici, Giacomo e Sabino, sentono urlare una signora e si precipitano ad aiutare. Siamo in Corso del Popolo a Mestre. Un tipo sta strattonando la donna, è uno scippo, i due cercano di fermarlo ma dal nulla spunta un coltello. Sabino viene ferito ad una gamba, Giacomo al torace. Ma per lui è finita: la coltellata ha reciso l’aorta. Interviene l’autoambulanza, l’infermiere è proprio un suo amico, arriva anche il padre giusto per vederlo negli ultimi istanti. L’assassino viene catturato poco più avanti mentre sta derubando e ferendo un’altra vittima.

Cronaca, solo cronaca ma dietro di essa c’è tutta la generosità di Jack, di Giacomo Gobbato, artista, militante del Centro Sociale Rivolta, musicista, volontario e amico fraterno. Lui con Officina 31021 di Mogliano aveva collaborato, aiutato anche nell’ultimo Festival. Lo striscione è un piccolo segno d’affetto e nel loro comunicato leggiamo “…dobbiamo aggrapparci a quel filo che ci accomuna, abbiamo battaglie da affrontare insieme…”.

E poi la famiglia. Bravi, stravolti e nello stesso tempo composti, la madre che ha il coraggio di dire che è colpa sua, che l’ha educato troppo bene, ad essere generoso.

Anche Luca Casarini, di Mediterranea, si piega verso questo giovane “Lottavi per gli ultimi e hai saputo riconoscere chi era l’ultimo in quel momento… e io mi inchino Jack, da vecchio, che impara da te, da voi. Siete per un vecchio che impara la speranza contro ogni speranza”.

Gianfranco Bettin dà voce a un sentimento di tuttə “Ormai ci sono intere zone della città fuori controllo… e Giacomo si impegnava proprio per la convivenza e una vivibilità comune”.

Il fratello Gabriele, anche lui militante, non vuole speculazioni, “Nessuno deve lucrare sulla morte di mio fratello”. Solo dolore, commozione.

Che tu per me sia il coltello, triste profezia che è scesa su di noi.

Otello Bison
Otello Bison scrive a tempo pieno dividendosi tra narrativa e divulgazione storica. Collabora al “ILDIARIOONLINE.IT” su temi ambientali e locali.

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