Abbiamo perso le elezioni in Liguria.
Senza se e senza ma !!!
Bocciati.
Un segnale chiaro dagli elettori: ripartire dal via. Nessuna analisi fredda a bocce ferme, solo il bruciore di una sconfitta che porta a riflettere sul significato stesso della politica e su cosa rappresenti – o non rappresenti più – il centro sinistra in Italia.
Il voto ha punito la coalizione. Il PD, il mio partito, ne esce più che dignitosamente, con oltre il 28% dei voti, risultando il primo partito della regione.
Ma il messaggio resta netto: questa è una nazione di campanili, di corporazioni e di destra.
Il centro sinistra, minoritario per natura, riesce a governare solo quando è veramente unito in un progetto condiviso.
Nel porre l’attenzione sulle dinamiche dei flussi elettorali sulla base degli errori altrui, dimentichiamo che l’elettorato non tollera i nostri litigi e un pensiero alimentato da una comunicazione che sembra solo capace di distruggere. La nostra segretaria, Elly Schlein, si sta impegnando, a fondo per cambiare i meccanismi ma la strada è difficile.
Ci facciamo male con il nostro stesso modo di porci. In Liguria, abbiamo attaccato la classe dirigente di Toti per scandali giudiziari, dimenticando i nostri errori – il Ponte Morandi, per esempio. La gente non è stupida, e la coerenza conta.
In questo incedere dalla bocca storta, stiamo riuscendo a trasformare l’antifascismo, principio sacrosanto e base della nostra democrazia, in una ripetizione stucchevole dal sapore fazioso. Saremo mai capaci di parlare di valori senza cadere nella trappola della retorica?
E poi, . . . le alleanze: proclamiamo un “campo largo” che non esiste davvero, composto da sigle vuote, partiti senza consistenza che usano il PD solo per attaccarlo.
È il momento di essere più selettivi, con regole, perimetri valoriali e programmi chiari, evitando le coalizioni zeppe di partiti dal 1% che puntano solo a una poltrona. Infine, una nota personale. Ho perso una scommessa con il sindaco Matteo Romanello. Una lezione sacrosanta e la racconto con trasparenza.