Per buona parte del secolo scorso sulle tortuose strade di Sicilia si è corsa questa straordinaria e irripetibile gara. Tutto era cominciato nel lontanissimo 1906….
Tra i non pochi meriti che l’Italia vanta in campo automobilistico c’è sicuramente quello di aver ospitato due fra le maggiori corse su strada della storia: una è la Mille Miglia di cui abbiamo già parlato, l’altra è la Targa Florio che a sua volta vanta il primato di essere la più antica corsa di durata del mondo.
È nata infatti all’inizio del secolo scorso per volere del figlio minore del senatore Ignazio Florio armatore e industriale vinicolo, quel Vincenzo da sempre appassionato di automobilismo e pilota in diverse gare nonché promotore nel 1905 della Coppa Florio disputata a Brescia, allora una delle capitali del giovane automobilismo italiano. Il 6 maggio 1906 il giovane Florio riuscì a portare sulle strade di casa una competizione destinata a diventare leggendaria.
La prima edizione venne riservata a “macchine di catalogo costruite in almeno dieci esemplari e di prezzo non superiore alle 20.000 lire (per il telaio)”. L’organizzazione fu curata fin nei minimi particolari, le strade tutte sterrate erano state in qualche modo sistemate e dov’era possibile le curve allargate. Tribune di 150 metri erano state erette sul ciglio della strada a Bonfornello (a circa 12 chilometri da Termini Imerese), sede del traguardo mentre sul lato opposto erano situate le tribune di stampa e giuria oltre ad un ufficio telegrafico.
Per consentire il passaggio al pubblico anche durante la corsa una passerella sopraelevata attraversava la pista dalla ferrovia alle tribune mentre, per eliminare la polvere, il tratto di strada di fronte al traguardo era stato compattato e il lungo rettilineo d’arrivo inumidito per due chilometri con del gasolio! Imponente il servizio d’ordine: il Regio Esercito aveva scaglionato soldati lungo tutto il percorso di quasi 149 chilometri bloccando strade, stradine e carrarecce di accesso al circuito mentre l’assistenza sanitaria era stata affidata alla Croce Rossa.
Furono predisposti numerosi treni straordinari in partenza da Palermo alle primissime ore del mattino che vennero letteralmente presi d’assalto da una folla incredibile, tanto che molti rimasero a terra. Nessuno voleva perdere un evento che si preannunciava spettacolare vista la novità quasi assoluta che le automobili costituivano allora, soprattutto nel Meridione d’Italia.
Ma riviviamo ora la cronaca di quella giornata memorabile.
“A Bonfornello – riferisce il corrispondente sportivo del Corriere della Sera Adolfo Cotronei – lo spettacolo è bellissimo. Gruppi di persone sono sparsi ovunque, sui ciglioni della via e nei campi. In tutti è la più intensa curiosità. Nelle tribune numerosi gruppi di signore e signorine dalle variopinte toilettes primaverili offrono una nota gentile al convegno”
Alle 05.30, dopo l’arrivo delle vetture della giuria e delle autorità, cominciano a schierarsi gli equipaggi (pilota e meccanico), purtroppo solo dieci (tutti italiani e francesi) perché molti provenienti da ogni parte d’Europa sono rimasti bloccati a Genova o a Napoli per lo sciopero dei marittimi. Per quanto riguarda le marche sono presenti cinque Itala, una Fiat, una Hotchkiss, una Berliet e due Bayard Clément, tutte case automobilistiche, tranne la Fiat, ormai consegnate alla storia.
Alle 06.00 viene dato il via alla corsa: partendo una ogni dieci minuti le auto devono compiere tre giri del circuito per un totale di 446,5 chilometri.
Una prova durissima sia per i fragili motori dell’epoca che per gli ancora più fragili pneumatici, ancora molto lontani dalla resistenza di quelli moderni. I due piloti più quotati al totalizzatore delle scommesse sono Alessandro Cagno (Itala) e Vincenzo Lancia (Fiat) che di lì a pochi mesi avrebbe fondato l’omonima casa automobilistica. Dopo un primo exploit velocistico di Lancia (che però perde benzina dal serbatoio) Cagno si dimostra subito il più veloce infliggendo ad ogni giro distacchi abissali agli altri.
Di qualcuno non si avranno più notizie per oltre un’ora ma va detto che nessun incidente funesterà la corsa: chi ha urtato un paracarro, chi ha finito la benzina lungo il percorso, chi si vede il motore esalare l’ultimo respiro. Dopo nove ore e mezza di gara, alle 15,52 Alessandro Cagno taglia il traguardo finale accolto da un delirio di applausi: la prima Targa Florio è sua e sono suoi anche il premio di 25.000 Lire (oltre 125.000 euro) e la coppa d’argento per il giro più veloce, compiuto alla media di 52,470 Km/h. La sua media complessiva sui tre giri è stata di 45,800 Km/h.
“Pel ritorno a Palermo – scrive Cotronei – bisogna fare a pugni per conquistarsi un posto in treno.”
Il successo è totale e segna l’inizio di una storia che durerà per 61 edizioni fino al 1977 quando la corsa, che avrà anche validità mondiale e sarà teatro di epiche sfide fra Ferrari, Maserati, Alfa Romeo e Porsche, verrà declassata a rally a causa della crescente potenza delle automobili da corsa. Ma il nome della Targa Florio resta per sempre nell’Olimpo delle grandi competizioni internazionali consegnando al mito l’intuizione vincente di Vincenzo, giovanotto siciliano innamorato dei motori.
Termina qui la serie di trenta articoli dedicati all’automobilismo. Prossimamente saranno raccolti in un volume edito da OMEGA aps