Perdoneranno i lettori se ritorno con un certo tono di allarmismo, ma le cose ripetute – purché frutto di fatti constatabili – non cessano di essere rappresentative e specie in questo caso: stiamo assistendo a una rivoluzione politica importante, forse ad una deriva che porterà la democrazia, vittima di continui piccoli infarti, verso un territorio sconosciuto, dopo i disastri dell’ultima guerra mondiale. Un territorio dai tratti ambigui ed ancora oscuri.

Davvero troppi sono gli italiani che vivono la quotidianità senza prendere mai posizione: malmostosi e borbottanti ma in fondo ubbidienti a qualsiasi potere forte, vanno perfino fieri della propria scelta politica, una specie di Aventino de noaltri : quella di non andare mai a votare, che tanto niente cambia sotto il sole…

Così, a poco a poco, sale l’assuefazione nel Paese, favorita da una destra sorniona che, senza clamori e col volto sorridente ma lo sguardo cinico, si atteggia a garante di una convivenza civile. La leadership italiana sostituisce ai valori di tollerante fraternità senza confini, di pacifico progresso in un’Europa forte, quelli di una discutibile Patria nazionale dagli atteggiamenti ridicolmente muscolari o evocatori di fasti impolverati. Non è trascorso molto tempo da quando si vantava con provocatorie esternazioni, oggi fortunatamente messe a tacere, circa l’inutilità dell’euro e dell’Europa stessa. Non scherziamo, la Patria è ben altro: è la culla costituzionalmente protetta di una democrazia fondata sul lavoro e sull’eguaglianza. Si è forgiata nell’antifascismo, non per gusto stravagante di alternativa ma come preciso orientamento, consapevole dei danni immensi provocati dal ventennio. Oggi queste affermazioni risuonano come parole che si recitano quasi come una formula, o un’ave memorizzata da dire senza riflettere, ma sottendono lacrime e sangue, entusiasmi, sconfitte e riscatto di un popolo che oggi sta dimenticando la preziosità della sua condizione.

Invece si sta sdoganando l’ammissione dei simboli inequivocabili di un fascismo orgoglioso e prepotente, dove sulla pietà per tre ragazzi, assassinati ad Acca Larenzia da alcuni disgraziati pseudo comunisti, si sovrappone la quadrata esposizione del braccio destro sollevato a freccia, all’unisono: simbolo nefasto di adesione ad un passato tristo in camicia nera che si vuol riprodurre.

Eppure, voglio sconvolgervi, in fondo queste manifestazioni sono delle sciocchezze. Possono essere digerite senza danni da un sistema solidamente democratico, dove la varietà delle opinioni – anche quelle aberranti- diviene sale del progresso, se sottoposta a una libera discussione e alla critica. Ma qui la rievocazione simbolica si innesta in un processo più ampio di rivalutazione e per questo risulta inquietante.

Questa destra ha fatto bingo, quando la stessa Lega si è spinta nell’oltranzismo del suo leader Salvini, con le alleanze discutibili e le simpatie verso esponenti che disconoscono molti dei principi su cui si è fondata anche la stessa Europa: dai neonazisti tedeschi di Alternative für Deutschland al semidittatore Orban, dal partito spagnolo Vox alla dinastia francese dei Le Pen. Spaventano i capisaldi su cui si basano le loro posizioni: rafforzamento delle spese militari e culto della divisa, chiusura blindata delle frontiere, rinnegazione degli allerta planetari sulle conseguenze dell’aumento della temperatura, bocciatura del sistema vaccinale, strada aperta al capitalismo invadente, egoismo nazionale e così via: Heil!

La destra italiana sta costruendo un sistema di alleanze di comodo. In primis con Trump il prepotente che impone la sua visione di America forte, sbrigativa e si vuol riprendere, per sua stessa ammissione, persino la Groenlandia danese e l’istmo di Panama. Il golfo del Messico dovrebbe essere ribattezzato golfo d’America: la sua America. Il presidente motosega argentino Javier Milei è un altro alleato che ripropone brutali ricette economiche ammazza popolo. Vladimir Putin, che ha gravato l’Europa con gli incubi di una possibile delirante espansione territoriale bellicosa, è in una posizione diplomatica non completamente chiarita. Fa il paio con l’israeliano Benjamin Netanyahu che ha distrutto la nazione palestinese e con essa la credibilità del saggio popolo ebraico. La gran cassa mediatica ed economica di questo nuovo ordine di valori (o disvalori) è battuta dal suono miliardario di Elon Musk, oggi finanziatore ed eminenza nemmeno troppo grigia delle forze reazionarie: recentemente ha offerto ospitalità mediatica planetaria, invitando i tedeschi a votare per Alternative für Deutschland (Afd, estrema destra) durante una conversazione con la copresidente del partito Alice Weidel sul social network X, di cui è proprietario.

Quei cittadini italiani distratti, o presi per il collo dalle proprie pesanti preoccupazioni personali, probabilmente sottovalutano il legame tra le pressioni della vita quotidiana e le visioni politiche cosiddette ad alto livello. Ma dalle scelte politiche discendono a cascata conseguenze pratiche: investire in armamenti, invece che in spese solidali non è proprio la stessa cosa; finanziare un ponte sullo Stretto invece che curare le linee ferroviarie, anche. Tassare i modesti contribuenti a reddito fisso, invece delle grandi e lucrose compagnie e sostenere, contemporaneamente, che non ci sono soldi abbastanza è conseguenza di simili scelte.

Il paese Italia vive una stagione autunnale che fa rimpiangere persino certi governi democristiani, dove una certa solidarietà sociale e la possibilità di un ascensore sociale erano concrete possibilità.

Questo è un tempo maledettamente rassegnato, dove prevale il pessimismo e le poche iniziative positive (in fondo si fanno anche cose buone) come aver salvato dal carcere iraniano Cecilia Sala sono presentate, in questa specie di realtà aumentata, come imprese che meritano eterna riconoscenza e obnubilano le mediocrità.

Non va sottaciuto che le difficoltà di governare l’Italia hanno radici profonde e ataviche, ma la visione politica che oggi pretenderebbe di curarle, si basa su metodi sinceramente fragili: come quello che vorrebbe diminuire la criminalità solo innalzando le pene, senza programmare azioni preventive di sostegno sul piano sociale. Come la riforma della giustizia, osteggiata per motivi pratici di efficacia persino da personalità specchiate come il procuratore Nicola Gratteri e che potrebbe sottomettere alla politica gli indirizzi delle indagini, oggi indipendenti.

Di questo passo anche in Italia si giungerà forse ad auspicare la pena di morte, inefficace strumento della giustizia trumpiana. La voracità del capitalismo, caposaldo di una destra tradizionale, costringe anche la sanità pubblica ad un umiliante impoverimento, a vantaggio di soluzioni privatistiche costose e selettive. Tante altre riforme incombono, meglio chiamarle contro riforme, ad appesantire la situazione: dalla scuola, alla rivalutazione dell’energia nucleare come soluzione per il futuro. Sono i cascami di un passato che si credeva morto e invece riaffiora minaccioso.

Benedetti i nostri ragazzi che protestano. Peccato che siano sempre meno numerosi, per motivi di natalità, e che siano allergici a esprimere le proprie opinioni nel voto: in fondo sono le loro speranze a venir annichilite dal brutto che avanza.

Roberto Masiero
Roberto Masiero è nato da genitori veneti e cresciuto a Bolzano, in anni in cui era forte la tensione tra popolazioni di diversa estrazione linguistica. Risiede nel trevigiano e nel corso della sua vita ha coltivato una vera avversione per ogni forma di pregiudizio. Tra le sue principali pubblicazioni: la raccolta di racconti Una notte di niente, i romanzi Mistero animato, La strana distanza dei nostri abbracci, L’illusione che non basta, Dragan l’imperdonabile e Il mite caprone rosso. Vita breve di norbert c.kaser.

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