Ezio Mauro, ex direttore di “Repubblica”, torna con questo volume a riflettere sui temi della democrazia (“La felicità nella democrazia”, scritto con Gustavo Zagrebelsky) e della globalizzazione (“Babel” scritto con Zygmunt Bauman). Siamo in presenza di un tipico instant book, che trae lo spunto dallo scoppio della pandemia, il libro, scritto tra febbraio e giugno del 2020, il volume non si limita alla cronaca. Il giornalista sviluppa la riflessione su come la presenza del virus stia modificando la realtà e le relazioni sociali e politiche.
Secondo l’autore la pandemia ha riportato al centro della scena “la paura della morte”, morte che lo sviluppo tecnologico aveva allontanato dalla scena. Si ripresentano paure antiche : si fa il paragone con la peste e anche in questo caso tra gli ospiti inaspettati e indesiderato troviamo animali non particolarmente amati (topi e pipistrelli).
Paure antichissime ma con velocità di propagazione molto moderna; “Un microrganismo antichissimo usa oggi dispositivo modernissimo, una modalità di relazione e di interazione, addirittura uno schema culturale: virale. Il virus viaggia dunque con lo spirito dell’epoca” p.22. Mauro ritiene che questa minaccia non sia arrivata inattesa. “Quella traccia riemergeva, sconfessando la nostra innocenza. Non era dunque vero che non sapevamo niente, che non calcolavamo quel che stava accadendo, che eravamo disarmati perché sorpresi dalla qualità, dalle proprietà e dalle modalità della minaccia. Perché l’avevamo pensata esattamente così. Pensata e cancellata, naturalmente, come qualcosa di impossibile nel nostro tempo, nel nostro mondo, nella nostra realtà. Ma ciò non quel che è successo, dandogli la stessa forma e lo stesso carattere, mescolando il passato e il futuro, come se avessimo creato il male nella nostra mente” p.41
La riflessione su quanto questa situazione stia infettando anche la democrazia “Senza accorgercene stiamo usando la stessa terminologia del lessico xenofobo, ripetuta un secolo dopo l’altro davanti a ogni emergenza, a qualsiasi latitudine. Lui è un estraneo, un passeggero abusivo, un parassita, un ospite clandestino, un infiltrato, un diverso. Anzi è un invasore. Di più: un conquistatore peggio, potere spaventato, che si sente minacciato, e riafferma prima di tutto la sua specificità, denunciando l’alterità del nemico di riaffermarsi. Ma lo schema ben presto traballa, non regge di fronte alla spinta dell’inaudito. P.45
Le nostre relazioni si stanno modificando, a colpi di DPCM le nostre abitudini si sono modificate demandano a chi è al potere di prendere le decisioni per tutti; si modificano le condizioni di lavoro, alcuni diritti vengono sospesi (diritto allo studio limitato, libertà di movimento limitata, utilizzo nella vita di tutti i giorni della parola “coprifuoco”). Un libro che merita di essere letto tenendo a mente che non tutto tornerà come prima.