Caro professor Venturini, ricordo ancora il nostro incontro di qualche anno fa, preliminare al ritratto che ebbi occasione di scrivere sulla sua lunga esperienza di insegnante e di storico della nostra città. Mi accolse amabilmente nel suo appartamento di piazza dei Caduti, che svetta con bella terrazza sopra la fontana e di fronte al Monumento ai Caduti e al Municipio. Mi ritrovai immerso in interni foderati di libri, di scatole e di faldoni dal sapore ottocentesco, dove lei conservava e catalogava in bell’ordine tutti i suoi appunti e scoperte di storico locale. Una passione, mi confidò, che aveva maturato fin da piccolo, quando con la famiglia si era trasferito da Venezia a Mogliano, in via Trento nel quartiere Ovest, rimanendo affascinato dalla campagna e dai suoi mille richiami naturalistici. Che bella foto mi fece di se stesso quel giorno, quando mi disse: “ero affascinato dal paesaggio, ma già allora ero ancor più interessato a capire chi ci fosse dietro a quella campagna così ordinata e così ben curata”. Da lì nacque la sua passione per la storia degli uomini e opere del nostro territorio, che consolidò quando, più grandicello, frequentava l’abbazia millenaria per giocare con i suoi compagni e ogni volta il sagrestano l’affabulava con i suoi racconti di monaci, guerre, incendi e di una regina morta fra quelle quattro mura… Vicende che approfondì da adolescente, frequentando la biblioteca del Seminario Vescovile di Treviso, dove incontrò il bibliotecario don Arnaldo Dal Secco, per lei un autentico Maestro. Da allora, da solo o assieme al salesiano don Giuseppe Polo, altro grande personaggio e storico moglianese, con cui stabilì un lungo e fruttuoso sodalizio, ne ha potuto scrivere di libri: da “Il Terraglio e le sue ville” a “Passeggiate moglianesi”, da “Mogliano nel tempo” a “Mojane”, un prezioso volumetto scritto per i ragazzi con la grafica di Giancarlo Zaramella e le bellissime illustrazioni di Pietro Ricca.
Mi incuriosì molto anche la sua prima professione, quella di insegnante, che svolse per molti anni con grande impegno, dapprima come maestro, poi come professore all’Istituto per sordi di Marocco, specializzandosi a Milano. Ho ancora davanti agli occhi le schede illustrate con scenette che lei preparava per i suoi allievi, con i suoi bei disegni simili a quelli di Sergio Tofano, per facilitare le loro capacità di comprensione ed espressione, un materiale che venne poi raccolto e pubblicato in volumetti propedeutici e didattici.
Fu un bell’incontro, caro prof. Venturini, che porto e porterò nel cuore, ora che il Covid l’ha trasferita altrove. Ma, oltre alla sua sapienza e competenza, la ricorderò sempre anche per la disarmante semplicità che traspariva dal suo modo di parlare, con quella cantilena inconfondibilmente veneziana, e dal suo modo di essere… un modo di vivere, insomma, che deve averle regalato serenità e rallegrato i suoi giorni.
P.S: ci siamo casualmente rivisti qualche mese fa, caro professore, e mi accennava del suo nuovo libro di aneddotica moglianese, in via di ultimazione. Spero molto possa a breve essere consegnato alle stampe: sarebbe il suo ultimo, graditissimo regalo a tutti noi moglianesi, vecchi e nuovi.