Venerdì 26 marzo ho partecipato a Treviso alla manifestazione “Riapriamo la scuola” indetta dal gruppo Priorità alla Scuola, da numerosi Comitati dei Genitori e dal Coordinamento degli studenti medi.

Ho pensato a lungo se partecipare o meno a questa manifestazione e alla fine ha prevalso il mio desiderio di essere li e dire che “non sarò mai d’accordo con la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado”.

Lo scorso lockdown quello dello scorso anno eravamo tutti in una dimensione differente: nessuno di noi sapeva cosa stava per infrangersi sul nostro paese e nel resto del mondo. Tutti siamo rimasti a casa, tutto il paese si è fermato. Poi dopo un’estate semi liberatoria abbiamo da subito capito che la situazione era nuovamente difficile e ci siamo trovati a dover fronteggiare nuove e vecchie restrizioni.

La scuola dopo un’estate passata a prendere misure, a pianificare ingressi scaglionati, ad organizzare turni mensa, turni ricreazione, a dettagliare manuali di gestione, a delimitare spazi di presenza ha subito un forte stop soprattutto per le scuole superiori. Un anno scolastico è composto da 204 gg: le ragazze ed i ragazzi delle scuole superiori hanno a malapena frequentato 60 giorni e in alcune regioni del nostro paese dal 07/03 dello scorso anno non sono più rientrati in classe.

Ogni mattina tutta la mia famiglia esce di casa: i più grandi per lavoro e i più piccoli a scuola (zona rossa permettendo). Ogni mattina, Martina, 15 anni IV ginnasio, entra nella sua stanza, accende il suo computer e fa lezione: DAD, didattica a distanza. Ogni mattina, dallo scorso 07/03, incontra i suoi compagni in uno schermo, vede i prof in un schermo, parla con loro attraverso uno schermo, chatta con loro attraverso un telefono.

Ogni mattina contrariamente allo scorso anno il resto del mondo si alza e procede, le strade sono abbastanza trafficate, le aziende operano, i treni viaggiano, le nostre adolescenti ed i nostri adolescenti sono fermi in una stanza con poca fiducia nel domani e nel loro futuro.

Alla manifestazione sono rimasta colpita dalla presenza di questi ragazzi. Dai loro occhi bellissimi, dagli sguardi vivaci che mostravano un desiderio incredibile di vivere una vita felice, dalla loro voglia di stare un po’ insieme agli altri, di uscire e di gridare: esistiamo.

Mai e poi mai avrei pensato che andare a scuola sarebbe diventata un‘attività discutibile, che situazioni e difficoltà potessero comprimere un diritto garantito da tutte le carte costituzionali del mondo.

Alla manifestazione ho conosciuto parecchi ragazzi e parecchie ragazze. Sono intervenuti a raccontare il loro malessere. Mi ha colpito una ragazzina di 15 anni, Fiamma, IV ginnasio. Due occhi vivaci ed estremamente brillanti e una voce che con un coraggio da leone ha raccontato il suo disagio

“Oggi siamo qui per ribadire ancora una volta che le scuole, non solo devono riaprire ma POSSONO essere riaperte in sicurezza. Siamo consapevoli che il rischio zero non è raggiungibile, ma siamo anche altrettanto consapevoli che oggi oltre all’emergenza sanitaria ed infettiva c’è anche un’emergenza educativa e psicologica. Se fino a un paio di mesi fa sentivo molta stanchezza e molta delusione, oggi sento decisamente più rabbia perché è da più di un anno che a noi giovani viene negato il diritto fondamentale di andare a scuola.

Questa pare essere l’unica soluzione, vero? Noi giovani siamo stati SACRIFICATI credendo che chiudere le scuole fosse la soluzione più corretta per diminuire il numero di contagi e mettere in sicurezza l’intera comunità.

Tutte le persone che si occupano di benessere psicofisico e di salute mentale continuano a comunicare ormai da tempo che la chiusura delle scuole non sta migliorando la situazione e parallelamente chiedono di fare qualcosa per noi giovani, di ascoltarci e di capire perchè così NOI non possiamo più vivere.  Durante questo periodo la salute degli studenti è peggiorata drasticamente: solitudine, depressione, apatia, autolesionismo, disturbi alimentari…

Gli esperti ormai ripetono da mesi le stesse cose: La DAD e il lock down impattano sulla salute psicofisica degli adolescenti. L’età evolutiva ha bisogno di tutto tranne di didattica a distanza, che comporta reclusione e mancanza di socializzazione.

Io ho 15 anni, ho iniziato a settembre la IV ginnasio e ho voglia di stare con i miei compagni di classe, conoscere la mia scuola e siamo già quasi di nuovo a fine anno e nulla è successo!

Vogliamo tornare a vivere. Vogliamo essere dei giovani liberi dallo stereotipo dei menefreghisti e vogliamo poter parlare senza essere etichettati come il problema di questa emergenza.

Siamo qui perché vogliamo vivere la nostra vita liberamente e nel rispetto di tutta questa situazione siamo anche consapevoli che oltre ai doveri abbiamo anche noi dei diritti.”

Forza Fiamma resisti! Insieme ci spenderemo per tornare ancora a scuola!

Dominga Fragassi
Donna lavoratrice presso un’azienda della grande distribuzione dove coordina l’area Marketing e Comunicazione. Da anni impegnata in diverse associazioni del territorio in ambito sociale e culturale, in diversi comitati genitori e attuale Presidente dell’istituto comprensivo N. Mandela di Mogliano. Tra i tanti progetti attivati “RispettiAMOci,” un percorso di educazione alle buone pratiche delle relazioni messo a punto al fine di contenere le forme di prevaricazione, discriminazione e bullismo fra ragazzi e ragazze degli istituti comprensivi di Mogliano.

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