L’ 11 e 12 dicembre scorsi si sono svolte, presso la sala Conferenze “A. Recordati” del Palazzo dei Principi di Correggio le giornate dedicate alla memoria dello scrittore Pier Vittorio Tondelli. Sono stati giornate intense e dense di malinconia per via della recente scomparsa del critico Fulvio Panzeri, sodale e rigoroso studioso dell’opera dello scrittore, nel corso delle quali, però gli esperti e i critici letterari intervenuti hanno saputo mettere in risalto con non meno efficace vitalità il grande valore dell’opera del grande scrittore correggiano.
La cui figura, espressione della cultura generazionale degli anni’ 80 ha saputo ben presto imporsi come un classico della letteratura internazionale, grazie al suo stile multiforme e dai contenuti fortemente provocatori e trasgressivi, ma al tempo stesso introspettivi e dalla forte carica esistenziale. Come altresì rilevato dalla Rockstar Luciano Ligabue, che è intervenuto nel corso dell’edizione di quest’anno, sottolineando l’importanza che Tondelli ha avuto sulla sua musica, grazie, fra gli altri a libri come: “Altri Libertini” e“Pao Pao “.
Parlare di Pier Vittorio Tondelli, significa però non di meno fare riferimento ad un artista che ha saputo declinare le forme dell’arte in tutte le sue potenzialità espressive, cinema, giornalismo e teatro inclusi. Con un linguaggio multiforme e ruvido al tempo stesso, volto a celebrare le sue esperienza di vita e la propria omosessualità con un modo di essere elegante e mai sopra le righe, provocatorio perché legato all’ autenticità dei sentimenti, piuttosto che al culto plateale dell’esibizione, che se dissacratoria, ed esasperata, può produrre effetti sterili, ridanciani quanto si vuole, ma inesorabilmente destinati a fare il verso a se stessi.
Pier Vittorio Tondelli dunque come scrittore “zebrato”, stando ad una definizione che usava Virginia Woolf per definire se stessa e i colleghi che riteneva degni di stima, e dallo stile fortemente teatrale e monologante che già presente in: “Altri libertini”, ha fatto sì che questo venisse ben presto proposto in una versione teatrale, portata in scena nel 2013 dal gruppo Rock- wawe “ Emily Sporting Club” presso il Teatro “ Asioli” di Correggio per la regia di Gabriele Tesauri[1]. che raggiunto telefonicamente a Palermo, racconta l’importante evento come segue:
All’ epoca con i ragazzi abbiamo lavorato molto sul principio dell’immersione delle immagini, ci siamo avvalsi di tessuti che coprissero le immagini, in modo da esaltare la dimensione cromatica nell’ ottica di Andy Warhol e alle tematiche artistiche di Tondelli scrittore on the Road sempre in viaggio tra Firenze, Roma, l’Europa.
Il posto ristoro descritto da Tondelli esiste ancora?
Esiste fisicamente, perché è quello della stazione di Reggio Emilia, ma è un’altra cosa, esiste tuttora un’umanità variegata, è molto frequentato da extracomunitari ed è un luogo di passaggio, non esiste più la faccenda dell’eroina, per lo meno collocata lì, perché è chiaro che il problema esiste ancora a Reggio, come altrove. Che ci sia una fauna da raccontare perché comunque interessante dal punto di vista umano, questo è assolutamente fuori discussione.
Nell’ allestimento si coglie una profonda percezione da parte tua dell’intera opera di Tondelli. Quali altri scritti ti hanno influenzato ai fini della realizzazione scenica?
Innanzitutto diciamo che “Altri libertini” ha una potenza teatrale immensa, per via di quel suo forte flusso di pensieri che si integrano con il vissuto di personaggi che si muovono in maniera molto dinamica, drammatica, conflittuale, che si stempera però nel contempo in una forma di leggerezza, direi unica ed esclusiva. Che è poi una delle cifre più importanti dell’arte di Tondelli, che qui si avvale di un flusso di coscienza superiore anche ad opere più volutamente teatrali come: “Dinner Party”. Per usare un termine caro ai tossicodipendenti è un vero e proprio viaggio, altro libro che mi ha molto coinvolto è sicuramente: “Camere Separate”.
Oggi: “Altri Libertini” è un classico, tu l’hai intriso di elementi avanguardistici senza però perdere di vista l’elemento drammatico e a tratti umoristico, anche noir se vogliamo , presenti nel testo.
La mia formazione è assolutamente classica, vengo dalla scuola di Nanni Garella, che si è ai sua volta formato presso quella di Massimo Castri, diciamo che non mi fermo alla dimensione performativa modernisticamente parlando intesa, mi sono appoggiato a questa compagnia che ha avuto dei bei riconoscimenti, dovendo raccontare un mondo dove l’aspetto performativo era importante. In sostanza ho mescolato i due generi.
Cosa ricordi di Fulvio Panzeri?
Una persona empatica e di una magnifica ed estrema disponibilità, io frequento Tondelli anche su richiesta di amici dei centri culturali correggesi dal 97- 98, e devo dire che in quegli anni non riuscendo bene neanch’ io a capire come orientarmi, era un po’ rigido, forse diffidente, quando poi ha capito il rispetto che portavo all’ opera di Tondelli, mi ha dato via libera in tutto. Una persona che poteva sembrare anche puntigliosa, a volte lo era, ma in modo direttamente proporzionale alla sua grande umanità.
Riproporrete in tempi brevi lo spettacolo?
Purtroppo, no, anche perché abbiamo fatto altri percorsi, stiamo lavorando per cercare di riproporlo in un’altra forma, ma si sa, stiamo vivendo un periodo veramente difficile,
Tu insegni teatro in diverse realtà, inclusa quella del Progetto Teatro- Salute di Bologna.
Sì nell’ambito della bassa “tondelliana”, tra Novellara e Reggio, e poi lavoro per l’ASL, con dei risultati che stiamo portando in Giappone dove purtroppo non c’ è stato un Basaglia. Per il resto il progetto “Arte e Salute” da me proposto, segue gli stessi criteri di una regolare didattica teatrale, non ci sono formule terapeutiche fisse, o legate ad un percorso particolare. Il teatro in quanto arte è terapeutico di per sé. La ricaduta terapeutica è determinata dal lavoro stesso.
Per quanto concerne il Cinema?
Sono ostinato nel praticarlo almeno quanto il teatro, e poi oggi che ci fanno stare a casa più che mai sono fondamentali le piattaforme, i ragazzi della scuola di Bologna a cui insegno in questo senso sanno decisamente bene come cavarsela.
Dal Punto di vista musicale cosa ti piace a parte gli Emily Sporting Club.
Sono onnivoro, attualmente sto lavorando alla messa in scena di uno spettacolo dedicato a Don Pasquino Borghi, che era un prete della resistenza ai tempi dei fratelli Cervi, e qui mi servo di un piccolo gruppo Rock, molto intenso, sono ventenni e per le scuole vanno benissimo. Ma mi avvalgo anche di John Cage, o della classica o del Jazz. I miei gusti sono strettamente legati però ai “Sigur Ros”, atmosfere nordiche insomma dalle quali non ho fretta di distaccarmi.
Il Trailier dello Spettacolo degli: “ Emily Sporting Club”
[1] L’attore e regista teatrale Gabriele Tesauri è nato a Correggio nel 1969 e nel 1995 si è diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone. Tra i tantissimi lavori teatrali da lui diretti, figurano testi ispirati Guido Chiesa a Giuseppe Verdi “E come potevamo noi cantare”, ispirato al “Nabucco” e portato in scena al Teatro delle Muse di Ancona), Carlo Goldoni e Bertold Bretch, ma è stato anche assistente alla regia di adattamenti di opere di Pier paolo Pasolini, Pirandello, Cechov, Pier Vittorio Tondelli.
Tesauri è stato anche interprete della “Vita di Galileo” di Brecht e de “ I giganti della montagna” di Pirandello, entrambi portati in scena da Nanni Garella. Sempre per la regia di Garella, Tesauri ha interpretato al teatro stabile di Bologna “Miseria e Nobilità” di Eduardo Scarpetta (nel ruolo di Vincenzo), e “Arlecchino servitore di due padroni”. Per il grande schermo è stato tra gli interpreti di pellicole come Lavorare con lentezza e Il partigiano Johnny – entrambi diretti da – e con lo stesso regista ha girato anche la fiction di Sky ispirata a “Quo Vadis, Baby?. Inoltre, ha fatto parte del cast di alcuni cortometraggi di Francesco Lodari, tra cui “Precario”, “Vaselina” e “Fuga d’autore”, e del film tv: “La strada segreta”, prodotto da RaiDue.