Tengo tra le mani un libro che mi è stato regalato da un’indomita signora novantatreenne. Leggilo – mi ha detto – ti piacerà. È “Filosofia della gioia – Una cura per le malinconie del presente” di Isabella Guanzini, ed. Ponte alla Grazie. L’autrice è stata docente di Storia della filosofia e ora professore ordinario di Teologia, suo è anche “Tenerezza – La rivoluzione del potere gentile”, ancora Ponte alle Grazie.
Lo sfoglio, leggo qua e là citazioni che sento il bisogno di riportare e condividere, mi fanno l’effetto di una brezza leggera in una giornata afosa. La prima è da “Lezioni americane” di Italo Calvino: “In certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra: una lenta pietrificazione più o meno avanzata a seconda delle persone e dei luoghi, ma che non risparmiava nessun aspetto della vita. Era come se nessuno potesse sfuggire allo sguardo inesorabile della Medusa.” Scrive Isabella Guanzini: “L’eroe che oggi ci viene in soccorso, colui che possiede la forza necessaria per decapitare la Gorgone senza lasciarsi a sua volta pietrificare, è ancora una volta Perseo con i suoi sandali alati, che vola leggero sui venti e le nuvole, portando la testa mozzata in un sacco. È infatti colui che sa sollevarsi sulla pesantezza e la durezza del mondo senza tuttavia rimuoverle, guardandole per così dire di traverso, in modo indiretto, assumendole insieme come proprio fardello.” Il fascino del mito… Perseo che in riva al mare adagia la testa di Medusa su un tappeto di foglie perché non si danneggi sulla ruvida sabbia, la mostruosità vinta ma non ingiuriata, i ramoscelli marini che al contatto con le serpi si trasformano in coralli… Leggo ancora: “Come far rinascere la grazia dall’orrore, come rendere morbida la sabbia ruvida, nel tempo duro che ci ferisce, per posarvi dolcemente l’angoscia che ci circonda e liberarci dall’inerzia, dal peso e dall’opacità del presente?” Rifletto sulla potenza di questo gesto dell’eroe, eppure tenero, sulla sua gentilezza da cui scaturisce un prodigio che si rinnova: coralli dalle serpi. E sfogliando oltre mi soffermo su altre parole, che mi catturano: “I filosofi che hanno speculato sul significato della vita e sul destino dell’uomo non hanno notato a sufficienza che la stessa natura si è curata d’informarci al riguardo. Essa ci avverte con un segno preciso che la nostra meta è raggiunta. Questo segno è la gioia.” (Henri Bergson, L’energia spirituale) “Nella luce, il mondo resta il nostro primo e ultimo amore. I nostri fratelli respirano sotto il nostro stesso cielo, la giustizia è viva. Allora nasce quella gioia strana che aiuta a vivere e a morire.” (Albert Camus, L’uomo in rivolta). Ho questo piccolo libro tra le mani da pochi minuti: l’abisso, l’orrore, la leggerezza, la forza, la gentilezza, il miracolo, la gioia… Da dove viene questa sensazione di un turbinare festoso di aria buona che smuove, sposta, scuote il difficile presente? Sono solo parole, è solo un libro, eppure… Grazie Mariuccia, lo leggerò tutto, mi piace già.